Nobati






L'antico regno di Nobazia.


I Nobati (in latino Nobates) erano una popolazione della Nubia, alleata dell'impero romano ai tempi di Diocleziano.


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«Dalla città di Axum fino ai confini egiziani dell'impero romano, dove si trova la città di Elefantina, ci sono trenta giorni di marcia, per un buon camminatore. Là vivono molti popoli, tra cui i Blemmi ed i Nobati, assai numerosi. Ma i Blemmi abitano al centro della regione, mentre i Nobati occupano la zona lungo il fiume Nilo»


(Procopio di Cesarea, Guerre, I, 19.)



Indice






  • 1 Storia


  • 2 Religione


  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


    • 4.1 Fonti primarie


    • 4.2 Fonti secondarie







Storia |


Di questa popolazione sappiamo che nel 298, al termine di una rivolta sorta in Egitto e soffocata nel sangue dall'imperatore romano Diocleziano, fu ripristinata la circolazione lungo le coste del Mar Rosso, ma i territori del Dodecascheno furono abbandonati ed affidati ai Nobati, come federati contro i Blemmi.[1][2][3]


Il regno dei Nobati era posizionato nell'antica Nubia, con capitale Pajoras, l'attuale Faras (costruita tra il secoli IV e V). Si ritiene che il regno di Nobazia sia la naturale prosecuzione di ciò che fu ai tempi di Augusto, il regno di Napata (da cui deriverebbe appunto il termine Nobazia) e quello di Meroe.


Nel 330 al tempo di Costantino I, un certo Ezana, re di Axum, ampliò i suoi domini verso ovest, battendo i Nobati e distruggendo la città di Meroe.


Nel 391 l'imperatore Teodosio I, quando stabilì di proibire i culti pagani ovunque nell'impero romano, esentò da tale editto la sola città Philae, sul confine con Nobati e Blemmi, per il timore di loro ritorsioni con conseguenti nuove incursioni in territorio romano.[4] Vi è, infine, da aggiungere che dal regno di Diocleziano a quello di Giustiniano, i governatori romani dell'Egitto pagarono annualmente un tributo in oro per prevenire loro possibili incursioni nei territori romani.[5]



Religione |









«Blemi e Nobati, credono in tutti gli dei in cui credono i Greci, e venerano pure Iside ed Osiride, non meno di Priapo.»


(Procopio di Cesarea, Guerre, I, 19.)


Note |




  1. ^ Procopio di Cesarea, Guerre: persiana, vandalica e gotica, I, 19.


  2. ^ Robert B.Jackson, At empire's edge. Exploring Rome's egyptian frontier, p.152.


  3. ^ Mazzarino, p. 588.


  4. ^ Robert B.Jackson, At empire's edge. Exploring Rome's egyptian frontier, p.123.


  5. ^ Robert B.Jackson, At empire's edge. Exploring Rome's egyptian frontier, p.90.



Bibliografia |



Fonti primarie |



  • Procopio di Cesarea, Guerre: persiana, vandalica e gotica, I.


Fonti secondarie |



  • Autori Vari, Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo, Milano, catalogo della mostra di Palazzo Grassi a Venezia, a cura di Jean-Jacques Aillagon, 2008, ISBN 978-88-6130-647-9.

  • (EN) Robert B. Jackson, At empire's edge. Exploring Rome's egyptian frontier, New Haven & Londra, Yale Univ.Press, 2002, ISBN 0-300-08856-6.

  • Santo Mazzarino, L'impero romano, Bari, 1973, ISBN 88-420-2377-9, e.






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