Palazzo Carignano
Palazzo Carignano | |
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Facciata di Palazzo Carignano, prospettante sull'omonima piazza | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Torino |
Indirizzo | piazza Carignano |
Coordinate | 45°04′08″N 7°41′10″E / 45.068889°N 7.686111°E45.068889; 7.686111 |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1679 - 1685 |
Stile | barocco |
Uso | sede del Museo nazionale del Risorgimento italiano |
Realizzazione | |
Architetto | Guarino Guarini |
Ingegnere | Gian Francesco Baroncelli |
Committente | Emanuele Filiberto il Muto |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Patrimonio dell'umanità | |
Palazzo Carignano di Torino (EN) Residences of the Royal House of Savoy | |
Tipo | architettonico |
Criterio | C (i) (ii) (iv) (v) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Riconosciuto dal | 1997 |
Scheda UNESCO | (EN) Scheda (FR) Scheda |
Palazzo Carignano (Palass Carignan in piemontese), nome completo Palazzo dei Principi di Carignano[1], è un edificio storico nel centro della città di Torino, pregevole esempio di architettura barocca piemontese.
Insieme a Palazzo Reale e a Palazzo Madama fa parte dei più importanti edifici storici della città e, come questi, è parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude. Fu storica sede del Parlamento Subalpino (1848-1861) e del primo Parlamento del Regno d'Italia (1861-1864).
Attualmente ospita il Museo nazionale del Risorgimento italiano, chiuso per un periodo di circa tre anni per un impegnativo intervento di restauro e riallestimento e riaperto il 18 marzo 2011, in occasione dei festeggiamenti per il 150º Anniversario dell'Unità d'Italia, con l'apertura del l'appartamento sei-settecentesco detto "dei Principi".
Nel 2016 gli appartamenti nobiliari del palazzo hanno avuto 23.119 visitatori [2]
Indice
1 Storia
2 Architettura
2.1 Facciata posteriore
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Storia |
Il complesso venne costruito per ordine di Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano, detto "il Muto", che commissionò l'opera all'architetto Guarino Guarini. I lavori iniziarono nel 1679, sotto la direzione del collaboratore Gian Francesco Baroncelli. Provvisoria prima e, dal 1694, stabile dimora dei Principi di Carignano[3], in questo palazzo nacquero i futuri sovrani Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II di Savoia.
Nel 1831, con l'ascesa al trono di Carlo Alberto, il palazzo venne ceduto al Demanio, che vi alloggiò il Consiglio di Stato e la Direzione delle Poste.[3]
Quando, nel 1848, l'edificio venne destinato a sede della Camera dei deputati del Parlamento Subalpino, l'architetto Carlo Sada ne modificò lo splendido salone delle feste all'interno del corpo ellittico.
Nel 1861, con l'apertura del primo Parlamento italiano, l'aula risultò troppo piccola e per questo vennero iniziati dei lavori per costruirne una più ampia con l'ampliamento del palazzo verso piazza Carlo Alberto, il cui progetto venne affidato all'architetto Domenico Ferri e l'esecuzione a Giuseppe Bollati: i lavori iniziarono nel 1863 e terminarono nel 1871[3], mentre i deputati nel frattempo si riunirono presso un'aula più capiente e provvisoria costruita nel cortile su progetto dell'architetto Amedeo Peyron, fino al trasferimento della capitale a Firenze, nel 1864.
La grande aula, destinata ad ospitare il nuovo Parlamento italiano, non venne quindi mai utilizzata allo scopo per cui era stata costruita.
Nel 1898 l'aula del Parlamento Subalpino fu dichiarata monumento nazionale.[4][5]
Fu in questo palazzo che si verificarono due eventi memorabili:
- la lettura del proclama in cui il Principe reggente per conto di Carlo Felice, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, concedeva lo Statuto
- la seduta in cui il re di Sardegna e duca di Savoia, Vittorio Emanuele II, proclamava la nascita del Regno d'Italia.
Successivamente il palazzo ospitò numerosi istituti e associazioni culturali. Dopo un lungo restauro, tra il 1988 ed il 2011, il Palazzo ospita la Soprintendenza ai Beni Culturali del Piemonte e il Museo nazionale del Risorgimento italiano.
Architettura |
L'edificio si affaccia sull'omonima piazza e con la facciata laterale del Palazzo dell'Accademia delle Scienze e l'imponente retro della chiesa di San Filippo Neri crea un unicum architettonico di straordinario valore.
Guarini progettò uno splendido edificio che rappresenta una delle opere più importanti del Barocco piemontese, con una pianta ad U ed una singolare struttura architettonica: una torre ellittica è leggermente arretrata in facciata e due ali laterali si snodano per formare un cortile quadrato cinto completamente dal corpo di fabbrica.
Nella monumentale facciata principale l'ellisse è distinguibile poiché si fa spazio sinuosamente, rendendo un magnifico effetto, poiché la facciata alterna tratti concavi con parti convesse, in una configurazione forse riconducibile ai progetti di Gian Lorenzo Bernini per il palazzo del Louvre e al Castello di Vaux-le-Vicomte[6]. Dal cortile interno invece il corpo ellittico spicca tra le ali laterali, superandole in altezza.
Il modello dell'edificio va ricercato anche all'Oratorio dei Filippini di Borromini, richiamato anche nell'uso del laterizio a vista.[7] I mattoni perfettamente arrotati e stuccati con malta di polvere di cotto[8], diventano come materia plastica e modellabile.
Le decorazioni della facciata del piano nobile, anch'esse in cotto, presentano rimandi ad avventure ed imprese dei Carignano, compresa la vittoria in Canada compiuta al fianco dei francesi nel 1667 contro i nativi Irochesi, con il reggimento Carignan-Salières.
Il grande fregio decorativo presente sulla facciata principale recante la scritta QVI NACQVE VITTORIO EMANVELE II fu aggiunto nel 1884 da Carlo Ceppi, rispettando lo stile barocco a mattoni a vista.
Gli interni sono splendidamente affrescati e decorati a stucco. Alcuni affreschi sono di Stefano Legnani detto "il Legnanino"[9].
Facciata posteriore |
Nel corso dei lavori di ampliamento eseguiti tra il 1864 e il 1871 fu costruita la facciata posteriore, su progetto di Domenico Ferri e Giuseppe Bollati in stile eclettico pseudorinascimentale, con pietra bianca e stucco rosa arricchita da fastose lesene e colonne, porticato al piano terra e sormontata da una balaustra sulla sommità rialzata al centro. Essa era la facciata interna del palazzo all'epoca in cui fu residenza sabauda. Affacciato sul giardino interno, che oggi è Piazza Carlo Alberto, il palazzo si raccordava tramite mura di cinta all'antistante struttura delle scuderie, oggi sede della Biblioteca Nazionale.
Note |
^ Ël Palass Carignan
^ MIBACT 2016 (PDF), su beniculturali.it.
^ abc Roberto Dinucci, Guida di Torino, p. 107
^ Instagram
^ [1]
^ R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, Bari 1999.
^ Roberto Dinucci, Guida di Torino, p. 108
^ Michela Rossi, Muro, paramento e faccia a vista, in "Costruire in laterizio", n. 54, 19996
^ Guerrini, 2011, 276-277.
Bibliografia |
- Alessandra Guerrini, Diverse e varie vie. Stuccatori dell'area dei laghi nel Palazzo Carignano, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Torino nella storia nell'arte, nella cultura, nell'economia, dalla metà del Quattrocento ad oggi, Arte&Storia, anno 11, numero 52, Editrice Ticino Management S. A., Lugano, ottobre 2011, 274-283.
- Roberto Dinucci, Guida di Torino, Torino, Edizioni D'Aponte
- Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, Torino, Ed. Fratelli Pozzo, 1975
Voci correlate |
- Piazza Carignano
- I moribondi del Palazzo Carignano
- Museo nazionale del Risorgimento italiano
- Residenze sabaude in Piemonte
- Casa Savoia
- Vittorio Emanuele II
- Camera dei deputati del Regno d'Italia
- Camera dei deputati del Regno di Sardegna
- Parlamento del Regno d'Italia
- Parlamento del Regno di Sardegna
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Carignano
Collegamenti esterni |
- Palazzo Carignano sul sito del Ministero dei Beni Culturali, su artito.arti.beniculturali.it (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2013).
- Museo del Risorgimento di Torino, su museorisorgimentotorino.it.
- MuseoTorino, su museotorino.it.
- Residences of the Royal House of Savoy, su whc.unesco.org.
- Residenze Sabaude patrimonio UNESCO, su sitiunesco.it. URL consultato il 21 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2012).
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