Musica barocca
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Nella storia della musica, la musica barocca è quella musica composta in Europa durante il Barocco, corrente artistica diffusasi tra il XVII secolo e la prima metà del XVIII. Benché il termine "barocco" venisse applicato già nel XIX secolo a pittura e architettura, in musica non fu sistematicamente utilizzato prima che Curt Sachs lo introducesse nel 1919.[1]
Questo genere si sviluppa a fianco di composizioni che ancora rientrano completamente nell'orizzonte stilistico tardo-rinascimentale – a volte i due generi coesistono nell'ambito della produzione dello stesso compositore – pertanto non è possibile stabilire una data precisa di inizio e di conclusione del periodo barocco in musica.
Il termine "musica barocca" è tuttora universalmente utilizzato ed accettato per indicare indistintamente gli stili musicali evolutosi dopo la musica rinascimentale e prima dello sviluppo dello stile classico, sebbene tale categorizzazione sia storicamente molto contestata dai musicologi perché proprio l'estrema varietà di stili non permette di riorganizzarli coerentemente in modo unitario; con simili argomenti, Manfred Bukofzer arrivò ad affermare che la musica barocca non esista.
Indice
1 Problemi di definizione
2 Caratteristiche generali
2.1 Il barocco colossale
3 Storia
3.1 Primo barocco
3.2 Medio barocco
3.3 Tardo barocco
4 Musica strumentale
4.1 Il concerto grosso
4.2 Il concerto solista
4.3 La suite
4.4 La sonata barocca
5 Musica vocale
5.1 Opera lirica
5.2 Arie, cantate ed altre forme vocali
5.3 La cantata sacra tedesca
6 Gli strumenti nella musica barocca
7 Compositori più noti
7.1 Tavola sinottica dei compositori barocchi (1550 -1750)
7.2 Claudio Monteverdi
7.3 Henry Purcell
7.4 Antonio Vivaldi
7.5 Johann Sebastian Bach
7.6 Georg Friedrich Händel
7.7 Altri compositori
7.7.1 In Italia
7.7.2 In Francia
7.7.3 In Germania
7.7.4 In Inghilterra
7.7.5 Nelle Fiandre
7.7.6 In altri paesi
7.8 Tavola diacronica dei compositori barocchi
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Problemi di definizione |
Si ritiene generalmente che il primo uso attestato del termine barocco per indicare un particolare periodo della produzione artistica con caratteristiche omogenee fu di Jacob Burckhardt nel suo Il Cicerone (1855), dove un capitolo dedicato all'arte post-michelangiolesca è intitolato Stile barocco, che ne rimarca gli aspetti di decadenza rispetto al Rinascimento. In seguito, Heinrich Wölflin, in Rinascimento e Barocco (1888), riprese il termine in senso positivo e propose anche di allargare il suo uso alla letteratura e alla musica. Fu il musicologo Curt Sachs nel 1919 a riprendere le tesi di Wölfflin sull'arte barocca applicandole in maniera sistematica alla musica:[1] egli vedeva in alcune caratteristiche specifiche dello stile musicale (ad esempio, l'uso dell'ornamentazione anche se della variazione della melodia, oppure la scrittura monodica con basso continuo) la trasposizione delle novità stilistiche della pittura. L'utilizzo del termine "barocco" in campo musicale è piuttosto recente e risale a una pubblicazione dello stesso Sachs del 1919.
Tuttavia, tale periodizzazione rimane molto controversa: molti musicologi,infatti, contestano questa categorizzazione sostenendo che sia illogico unire sotto un'unica etichetta un secolo e mezzo di produzione ed evoluzione musicale che ha fatto della varietà e della differenza il proprio programma estetico. Ad esempio, Manfred Bukofzer, uno dei maggiori musicologi del Novecento, nel saggio The music in the baroque era (1947), arriva a sostenere che la Musica Barocca, intesa come uno stile unitario ed organico, non esista. È per questo motivo che Bukofzer suggerisce di evitare per quanto possibile l'espressione "musica barocca" e di adottare, invece, il criterio della distinzione tra i tre grandi stili che attraversano la musica occidentale tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento: lo stile concertante italiano, lo stile contrappuntistico tedesco e lo stile strumentale francese; operando, poi, un'ulteriore bipartizione, ovvero quella tra idioma strumentale e idioma vocale.
Caratteristiche generali |
.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}La musica barocca, in analogia con la altre forme d'arte del tempo, puntava a stupire e divertire l'ascoltatore.[senza fonte] I caratteristici elementi della produzione musicale di questo periodo sono i cambi repentini di tempo, i passaggi di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga, oltre a uno sviluppato senso dell'improvvisazione.
Il barocco colossale |
Lo stile "barocco colossale" è un nome che è stato coniato per descrivere un numero di composizioni dal XVII al XVIII secolo scritte in una maniera opulenta, sontuosa e in larga scala. Inoltre in questi lavori venne fatto uso di tecniche policorali e spesso erano caratterizzati da una dotazione di strumenti quantitativamente superiore alla media dell'epoca. Il primo barocco colossale fu uno stile italiano, nato per rappresentare i successi della controriforma. I pezzi erano tipicamente a 12 o più parti, ma è evidente che non sempre gli aspetti policorali interessavano il largo spazio (ad esempio nel Exultate Omnes di Ugolini ci sono passaggi a tre per tutti i soprani, tenori e contralti; questo sarebbe apparso assurdo suonarlo in un ampio spazio). Tuttavia alcuni lavori vennero piacevolmente eseguiti dai cantanti e dagli strumentisti nella Cattedrale di Salisburgo.
Un altro compositore del barocco colossale fu Orazio Benevoli, il quale fu confuso con Heinrich Ignaz Franz Biber e Stefano Bernadi per il famoso scambio dell'autografo della Missa Salisburgensis.
La musica del barocco colossale fu una parte filosofica della controriforma e si diffuse oltre il Brennero nell'Impero austriaco, dove le composizioni a più parti furono scritte per le occasioni speciali, anche se spesso non vennero pubblicate e questo porta attualmente alla mancanza di numerosi lavori prodotti da Valentini (alcuni per 17 cori), Priuli, Bernadi (la messa per la consacrazione della Cattedrale di Salisburgo) e altri. Alcune parti per tromba di Valentini giungono sino a noi, però esse non presentano molti cambiamenti di note.
Storia |
Primo barocco |
La Camerata de' Bardi fu un gruppo di umanisti, musicisti, poeti e intellettuali della Firenze tardorinascimentale che si raccolsero attorno al patronato di Giovanni Bardi, conte di Vernio, per discutere e influenzare la moda artistica dell'epoca, soprattutto nella musica e nel teatro. Per ciò che riguarda la musica, i loro ideali si basavano sulla ricezione del valore del discorso e dell'orazione nella musica del teatro classico, in particolare greco. La Camerata rifiutava perciò l'uso che gli autori a essa contemporanei facevano della musica strumentale e della polifonia, creata da linee melodiche indipendenti, e ripresero in considerazione mezzi musicali dell'Antica Grecia come la monodia, che consisteva in una linea di canto solista accompagnata dalla citara, antenato della cetra. Una prima realizzazione di tali idee estetiche è rappresentata dalle opere Dafne, prima composizione in assoluto a poter essere definita opera, ed Euridice di Jacopo Peri.
Nella teoria della musica del tempo si diffuse l'uso del basso cifrato, definendo l'inizio dell'importantissimo ruolo dell'armonia nella composizione musicale, anche come fondamento verticale della stessa polifonia. L'armonia può essere considerata come il risultato ultimo del contrappunto, essendo il basso cifrato una rappresentazione grafica delle armonie comunemente impiegate nell'esecuzione.
Medio barocco |
Tardo barocco |
Musica strumentale |
Il concerto grosso |
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La genesi del concerto grosso va cercata in una sorta di espansione sonora della forma della sonata a tre, nei due generi "da chiesa" e "da camera", e risale all'incirca alla metà del Seicento. Venne messo a punto a Roma, verso gli anni '80 del Seicento, da Arcangelo Corelli.
I dodici Concerti dell'op.6 corrispondono alla fase "matura" del concerto grosso: un gruppo di solisti (nel caso di Corelli, due violini e un violoncello) detto "concertino" o "soli" si contrappone all'intero corpo dell'orchestra, detto "grosso" o "tutti". Non si ha una contrapposizione generica basata sul semplice contrasto di sonorità, ma una rigorosa divisione del lavoro: al "grosso" spetta l'esposizione del ritornello, al "concertino" gli episodi solistici, secondo la successione di parti e movimenti tipica della sonata a tre che verrà poi ripresa dal concerto solistico.
Il concerto solista |
Generalmente si individua in Antonio Vivaldi, l'inventore del concerto solista, ossia l'evoluzione del "concerto grosso" verso una forma musicale che prevede uno o più strumenti solisti ai quali è assegnata una partitura "obbligata" o una sezione (comunemente chiamata sequenza) dedicata all'improvvisazione dell'esecutore.
La suite |
La forma della suite si origina dalla pratica di accompagnare e sostenere la danza con un numero più o meno elevato di voci o di strumenti, ma il termine suite appare per la prima volta in una raccolta pubblicata dal compositore francese Philippe Attaignant nel 1529. La pratica di codificare in modo rigoroso la denominazione e la successione delle diverse danze è, però, molto posteriore e si verifica quando la suite diventa un "seguito" di danze puramente immaginarie. Si deve a Johann Jakob Froberger, allievo di Frescobaldi, la riduzione della suite alle sue quattro danze "di base" (allemanda, corrente, sarabanda e giga) e sarà questo il modello di base che seguirà Johann Sebastian Bach solo per alcune delle sue suite (le sue Suite Inglesi, ad esempio, sono articolate in otto danze).
In alcuni tipi di suite un preludio dà inizio ai balli, in casi eccezionali si ha un'ouverture, un preambolo, una fantasia o una toccata.
Fra la sarabanda e la giga si possono ritrovare danze come la gavotta, la siciliana, la bourrée, la loure, il minuetto, la musetta, la doppia e la polacca, mentre dopo la giga le danze ordinariamente sono la passacaglia e la ciaccona.
La sonata barocca |
Il modello originario appare a Venezia verso la fine del Cinquecento, grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma dalla musica vocale prende però piede nell'altro grande centro musicale dell'Italia del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità nascoste: da un lato il "basso continuo", dall'altro il libero gioco improvvisativo delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle forme di danza.
Musica vocale |
Opera lirica |
Il melodramma nasce a Firenze verso la fine del XVI secolo e, grazie a Claudio Monteverdi, ha enorme diffusione in età barocca, affermandosi soprattutto a Roma, a Venezia e, successivamente (a partire dagli ultimi decenni del Seicento), a Napoli. Spettacolo inizialmente riservato alle corti, e dunque destinato ad una élite di intellettuali e aristocratici, acquista carattere di intrattenimento a partire dall'apertura del primo teatro pubblico nel 1637: il Teatro San Cassiano di Venezia.
Alla severità dell'opera degli esordi, ancora permeata dell'estetica tardo-rinascimentale, subentra allora un gusto per la varietà delle musiche, delle situazioni, dei personaggi, degli intrecci; mentre la forma dell'aria, dalla melodia accattivante e occasione di esibizione canora, ruba sempre più spazio al recitativo dei dialoghi e, di riflesso, all'aspetto letterario, il canto si fa sempre più fiorito. Fra i massimi rappresentanti italiani dell'opera di età barocca possiamo citare Pier Francesco Cavalli (Didone, Ercole amante ecc.) e Alessandro Scarlatti, che raggiunse la propria pienezza espressiva con Il trionfo dell'onore e Griselda.
Nel frattempo Jean-Baptiste Lully, un compositore italiano emigrato in Francia, dà vita all'opera francese. In essa la tipica cantabilità italiana, poco adatta alla lingua francese, è abbandonata a favore di una più rigorosa interpretazione musicale del testo.
Lo stile di canto, più severo e declamatorio, è prevalentemente sillabico. Ulteriori elementi di differenziazione rispetto al modello italiano sono costituiti dall'importanza assegnata alle coreografie e dalla struttura in cinque atti, che l'opera seria francese conserverà fino a tutto il XIX secolo. Nacquero così la tragédie-lyrique e l'opéra-ballet.
Nel Settecento l'opera italiana è riformata dal poeta Pietro Metastasio, che stabilisce una serie di canoni formali relativi all'impianto drammaturgico, come alla struttura metrica delle arie, applicando le cosiddette unità aristoteliche e dedicandosi esclusivamente al genere serio.
La scelta di Metastasio di escludere ogni elemento comico dal teatro musicale serio determina la nascita dell'opera comica, dapprima in forma di Intermezzo, poi come opera buffa e dramma giocoso.
Arie, cantate ed altre forme vocali |
La "cantata" è una forma musicale vocale di origine italiana tipica della musica barocca, formata da una sequenza di brani come arie, recitativi, duetti, cori e brani strumentali. Ha una certa affinità con l'opera barocca, ma l'esecuzione avviene senza apparato scenico e lo spettacolo è di dimensioni minori.
Le cantate possono essere profane, solitamente con soggetto mitologico o morale, oppure sacre, ispirate perlopiù a vicende tratte dalla Sacra Scrittura, in latino o in lingue moderne.
In Italia i maggiori compositori di cantate sono stati Giacomo Carissimi, Alessandro Scarlatti e Antonio Vivaldi.
Importanti in Germania furono Georg Friedrich Haendel, Georg Philipp Telemann, Dietrich Buxtehude.
La cantata sacra tedesca |
Il concetto di "cantata sacra" è estraneo all'universo formale di Johann Sebastian Bach: il termine è stato infatti coniato soltanto nel XIX secolo per designare sommariamente le composizioni liturgiche settecentesche su testo biblico, intonate da coro e solisti. Una svolta nella storia della cantata tedesca avviene però quando il pastore protestante Erdmann Neumeister pubblica nel 1704 una antologia di testi destinati all'intonazione liturgica.
Ispirandosi alle forme coeve dell'opera in musica, Neumeister suddivide i testi biblici in recitativi, arie, concertati e numeri corali, fornendo a ciascun compositore un efficientissimo modello formale. Bach segue sostanzialmente il modello della "cantata riformata" fondato da Neumeister, anche se la varietà formale delle sue cosiddette "cantate sacre" è molto ampia.
In origine il termine "corale" indicava generalmente il canto monodico non accompagnato dalla liturgia cristiana. Dopo l'avvento della riforma luterana la parola viene ad indicare il canto liturgico, anch'esso monodico, proprio della liturgia protestante. Il cuore musicale della riforma è costituito da un nuovo corpus di canti monodici, spesso di estrema semplicità e concentrazione melodica. I testi appartengono alla lingua della liturgia riformata, il tedesco, e abbandonano definitivamente il vetusto latino dei padri della chiesa romana. I nuovi "corali" possono essere intonati choralitier, in forma monofonica, oppure figuraliter, in forma polifonica, grazie alla semplice armonizzazione della linea vocale di base. Di questa prassi, in uso sin dalla metà del Cinquecento, si avvarranno nei secoli successivi tutti i compositori tedeschi di fede luterana, compreso J.S. Bach. Generalmente, anche se con numerose eccezioni, le Kirchenkantaten di J.S. Bach si aprono con un corale intonato in forma non polifonica, proseguono con una serie di arie, recitativi e concertati e si concludono con un corale elaborato in forma contrappuntistica. L'oratorio, che viene fatto derivare dalla Lauda cinquecentesca, è una composizione musicale d'ispirazione religiosa, non liturgica, con trama compiuta e presentata in forma narrativa, senza però rappresentazione scenica. La musica ha lo stesso carattere e il medesimo stile di quelle che saranno, da lì a poco, le opere teatrali puramente intese.
Gli strumenti nella musica barocca |
In epoca barocca ebbero un ruolo particolarmente importante gli strumenti d'armonia dedicati all'esecuzione del basso continuo, che è il vero denominatore comune di tutta la produzione musicale. Fra questi, i due di uso prevalente erano l'organo e il clavicembalo (ai quali è dedicata, inoltre, una vastissima letteratura solistica; ne sono un semplice esempio le 555 sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti oppure L'Art de Toucher le Clavecin di François Couperin). Il basso continuo, tuttavia, era anche realizzato dalla tiorba, dall'arpa e occasionalmente dal regale; era prassi frequente che più strumenti (ad esempio organo e tiorba) concorressero all'esecuzione del basso continuo, soprattutto in compagini orchestrali o corali numerose[2].
Fra gli strumenti a corda erano pure molto diffusi, sia come strumenti solisti che come strumenti d'accompagnamento, il liuto e la chitarra. Il clavicordo, per contro, era apprezzato ma era destinato a un uso esclusivamente solistico.
Per quanto riguarda gli strumenti melodici, nel passaggio dal Rinascimento all'epoca barocca si riscontra una generale riduzione nella varietà di strumenti utilizzati: mentre nel XVI secolo praticamente ogni strumento melodico, sia a fiato che a corde, era costruito in taglie differenti, che riproducevano le diverse estensioni vocali (e spesso erano indicate con i termini "soprano", "contralto", "tenore e "basso"), nel corso della prima metà del XVII secolo, con la nascita di una vera e propria letteratura strumentale idiomatica, in ciascuna "famiglia" di strumenti fu privilegiata un'unica taglia[3]. L'unica rilevante eccezione è costituita dalle viole da braccio, per le quali si consolidarono le quattro versioni che tuttora conosciamo (violino, viola, violoncello e contrabbasso).
A fianco della famiglia degli archi, che costituivano l'elemento irrinunciabile di ogni insieme orchestrale, gli strumenti più frequentemente usati fra quelli acuti erano:
- il cornetto, che nella prima metà del XVII secolo contendeva al violino il ruolo di strumento solistico e virtuosistico per eccellenza;
- l'oboe, discendente diretto dal contralto della bombarda rinascimentale; erano usate, per particolari effetti timbrici, anche versioni di taglia maggiore e con alcune peculiarità costruttive, dette oboe d'amore e oboe da caccia;
- il flauto dolce, prevalentemente nella taglia di "contralto" (in sol nella prima parte del XVII secolo, in fa successivamente);
- il flauto traverso, nella taglia in re. Sia il flauto traverso che il flauto dolce subirono rilevanti modificazioni costruttive rispetto alle versioni rinascimentali: in particolare, nella seconda metà del XVII secolo si iniziò a costruire questi strumenti in più parti smontabili (tre o quattro), per permettere agli strumentisti di adeguare l'intonazione dello strumento ai diversi "la" che coesistevano.
Fra gli strumenti gravi:
- la viola da gamba (nella taglia di basso, anche se era occasionalmente impiegata anche nella taglia di dessus: in Inghilterra il consort di viole da gamba, che includeva tutte le taglie, era tuttavia ancora in auge nel XVII secolo);
- il trombone;
- il fagotto, discendente diretto del basso della famiglia delle dulciane;
Nell'orchestra barocca erano spesso presenti anche la tromba e il corno (all'epoca, entrambi senza pistoni); fra gli strumenti a percussione acquistò particolare importanza il timpano.
Accanto a questi strumenti di largo uso sia come strumenti solistici che nell'orchestra, in epoca barocca godettero di occasionale popolarità nell'ambito di specifiche scuole o mode musicali:
- il mandolino;
- la viola d'amore, viola da braccio con corde aggiuntive di risonanza;
- la lira da braccio e la lira da gamba, strumenti ad arco adatti all'accompagnamento armonico;
- lo chalumeau, antecedente diretto del clarinetto;
- la musette de cour (piccola cornamusa con mantice) e la ghironda, strumenti fintamente "pastorali".
- nelle bande civiche e militari, il serpentone (basso della famiglia dei cornetti) e il fifre (flauto traverso ottavino), nonché il tamburo.
Compositori più noti |
I compositori del periodo barocco attualmente più noti al grosso pubblico, grazie ad una vasta produzione concertistica e discografica nel corso degli ultimi cinquant'anni, sono gli italiani Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi, Alessandro Scarlatti e il figlio Domenico Scarlatti, i tedeschi Bach e Händel e l'inglese Purcell. Numerosi altri compositori di grandissima notorietà ai loro tempi come Girolamo Frescobaldi, Heinrich Schütz, Arcangelo Corelli, Dietrich Buxtehude e Georg Philipp Telemann, nonché tutti i maggiori compositori della Scuola Francese, pur avendo avuto un'importanza storica e artistica non inferiore a quelli precedentemente citati, sono oggi familiari a un pubblico relativamente più ristretto. È soprattutto nel campo operistico che la ricchezza di nomi e di influenze è vastissima: essendo l'opera la principale fonte di introiti per la maggior parte degli autori del tempo, anche la produzione ad essa collegata è praticamente sconfinata e non è raro che vengano riscoperti lavori di eccezionale valore artistico, anche di compositori che fino ai nostri giorni sono stati pressoché ignorati dalla ricerca musicologica.
Celebri autori teatrali furono certamente (oltre ai già citati Claudio Monteverdi, Jean-Baptiste Lully, Pier Francesco Cavalli, Alessandro Scarlatti, Domenico Scarlatti, Händel, Vivaldi e Purcell) Giovanni Battista Pergolesi, Leonardo Leo, Niccolò Jommelli, Rinaldo da Capua, Johann Adolph Hasse, Nicola Porpora, e Jean-Philippe Rameau. Molti appartengono alla Scuola musicale napoletana, che fu fra le più influenti e alla moda a partire dalla fine del XVII secolo. Napoli si impose, infatti, negli ultimi anni del Seicento e nei primi del Settecento, come uno dei massimi centri operistici europei, contendendo a Venezia un primato che la città lagunare aveva sempre avuto in Italia. Anche Gaetano Veneziano (Bisceglie, 1665 – Napoli, 15 luglio 1716) contribuì con alcune opere, tra queste l'Oratorio "La Santissima Trinità" Napoli, 1693.
Roma, che per buona parte del XVII secolo era stata la seconda piazza operistica italiana, si vide colpita a partire dagli ultimi due decenni del Seicento da una politica pontificia che penalizzò l'Opera e, in via più generale, ogni forma di spettacolo. Roma perse pertanto molti musicisti di valore (fra cui Alessandro Scarlatti) e si vide gradualmente relegata a un ruolo sempre più marginale nella vita operistica italiana ed europea. In Italia altri centri particolarmente attivi in questo campo erano Firenze, Bologna e Parma, mentre l'astro milanese avrebbe iniziato a rifulgere solo a partire dalla metà circa del Settecento. Nel resto dei paesi europei la vita operistica ruotava generalmente attorno a una corte reale[4] in forma quasi esclusiva (Parigi e Madrid) o prevalente (Vienna e Londra). Solo in Germania gli spettacoli lirici si articolavano su modelli non troppo dissimili da quelli italiani, con città di grandi e medie dimensioni che fin dal XVII secolo si erano dotate di strutture teatrali adeguate, anche private. A Monaco di Baviera fu aperto un teatro stabile fin dal 1657 (l'Opernhaus am Salvatorplatz rimasto in funzione fino al 1822), ad Amburgo si inaugurò nel 1678 il primo teatro pubblico tedesco e Dresda si impose fin dai primi decenni del Settecento come una piazza di prim'ordine.
In tutta Europa (ad eccezione della Francia che aveva sviluppato un propria scuola "nazionale") dominò comunque, durante tutta l'età barocca e oltre, l'opera italiana o ad essa assimilabile (Händel, Hasse ecc.). L'Italia possedeva all'epoca i più prestigiosi conservatori musicali al mondo e la massima parte delle più importanti compagnie liriche erano formate in maggiore o minor misura da interpreti italiani. Gli autori italiani venivano contesi dalle corti europee e i grandi compositori di altri paesi dovettero quasi sempre impostare la propria produzione secondo moduli e schemi tipici dell'opera italiana e, spesso, in lingua italiana. In alcune città, e in particolare a Vienna, gli italiani costituirono dei veri e propri centri di potere che poggiavano sull'indiscusso prestigio di alcune personalità radicate a corte (basti pensare ai poeti cesarei Apostolo Zeno e Pietro Metastasio) e sul favore di alcuni Imperatori particolarmente sensibili al fascino della musica e più in generale della cultura italiana.
Tavola sinottica dei compositori barocchi (1550 -1750) |
Claudio Monteverdi |
Claudio Monteverdi (Cremona 15 maggio 1567 – Venezia 29 novembre 1643) fu il primo grande operista nella storia della lirica e fra i massimi autori di musica strumentale del suo tempo.
Fu il creatore del linguaggio lirico, un linguaggio che doveva esaltare la voce umana ed essere in funzione della verità dell'espressione. Il suo Orfeo (1607) è la prima opera, nella storia del melodramma in musica, degna di tale nome. In essa Monteverdi riesce a fondere perfettamente i vari generi di intrattenimento, dai canti madrigaleschi, alle scene a sfondo pastorale, passando per le musiche suonate a corte in occasione di feste e balli, sublimandoli con la sua arte e mettendoli al servizio di un coerente sviluppo drammaturgico. I personaggi acquistano, in Orfeo, una dimensione e uno spessore nuovi e delle connotazioni di dolente umanità. Con L'incoronazione di Poppea (1643), Monteverdi si rivela ancora una volta artista dall'ispirazione ricca e multiforme e dalle tecniche musicali e armoniche raffinatissime. Dà infatti vita a una nuova sublime creazione, animata da un profondo patetismo ed espressione di una perfezione formale, sia sotto il profilo musicale sia drammaturgico, che per lungo tempo resterà ineguagliata.
Monteverdi fu anche compositore di madrigali, ascrivibili a un genere che con lui raggiunse la propria espressione più alta e di musica strumentale e sacra (celebre il suo Magnificat composto per Papa Pio V)
Henry Purcell |
Henry Purcell (nato probabilmente a Westminster, Londra, nel 1659 ed ivi morto nel 1695) è stato uno dei più grandi compositori britannici. Durante gli ultimi anni della sua vita scrisse alcune opere teatrali come Dido and Æneas, King Arthur, The Indian Queen, The Fairy Queen e The Tempest. Compose anche della musica notevole per gli anniversari di compleanno e per il funerale della Regina Maria II.
Antonio Vivaldi |
Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è un celebre violinista e compositore del periodo barocco. Fu anche un sacerdote, e per tale motivo – e per il colore dei suoi capelli – venne soprannominato "Il prete rosso".
La sua composizione più nota sono i quattro concerti per violino conosciuti come Le quattro stagioni, celebre e straordinario esempio di "musica a soggetto".
Il recupero della sua opera è un fatto relativamente recente e viene individuato nella prima metà del XX secolo. Avvenne grazie soprattutto agli sforzi di Alfredo Casella, il quale nel 1939 organizzò la Settimana di Vivaldi, evento che viene ricordato come storico in quanto, da allora, le opere del compositore veneziano hanno riscosso pieno successo.
Innovando dal profondo la musica dell'epoca, Vivaldi diede più evidenza alla struttura formale e ritmica del concerto, cercando ripetutamente contrasti armonici e inventando temi e melodie inconsuete. Il suo talento consisteva nel comporre una musica non accademica, chiara ed espressiva, tale da poter essere apprezzata dal grande pubblico e non solo da una minoranza di specialisti.
Vivaldi è considerato uno dei maestri della scuola barocca italiana, basata sui forti contrasti sonori e sulle armonie semplici e suggestive. Johann Sebastian Bach fu profondamente influenzato dalla forma del concerto vivaldiano: egli trascrisse alcuni concerti per clavicembalo solista e alcuni concerti per orchestra, tra questi il famoso Concerto per quattro violini e violoncello, archi e Continuo (RV 580).
Johann Sebastian Bach |
Johann Sebastian Bach fu un compositore tedesco e organista del periodo barocco, universalmente considerato uno dei più grandi geni della musica di tutti i tempi.
Le sue opere sono famose per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi, bellezza artistica e sono state di ispirazione per la gran parte dei compositori che si sono susseguiti nella tradizione europea.
Il contributo di Johann Sebastian Bach alla musica o, per utilizzare un'espressione resa popolare dal suo allievo Lorenz Christoph Mizler, alla "scienza della musica", è di frequente paragonato al contributo di William Shakespeare alla letteratura inglese e di Isaac Newton alla fisica. Durante la sua vita, egli compose oltre 1000 opere. La sua raccolta di preludi e fughe chiamata Il clavicembalo ben temperato costituisce un repertorio monumentale e definitivo per quello che riguarda lo stato della forma detta fuga in ambito barocco. Esplorò compiutamente la possibilità di eseguire sulla tastiera composizioni in tutte le 24 tonalità maggiori e minori, come risultato dell'abbandono del sistema di accordatura mesotonica a favore dei cosiddetti "buoni temperamenti" (che precorsero la successiva adozione, nel corso del XIX secolo, del temperamento equabile).
Georg Friedrich Händel |
Georg Friedrich Händel fu uno dei maggiori compositori del XVIII secolo. In passato il nome veniva trascritto come George Frideric Handel, o Haendel o ancora, ma meno di frequente, Hendel.
Nacque nella città di Halle, nella regione tedesca della Sassonia, da una famiglia borghese (il padre era un barbiere-cerusico) e trascorse gran parte della vita all'estero, frequentando numerose corti europee. Morì a Londra all'età di settantaquattro anni.
Händel visse dal 1706 al 1710 in Italia, dove raffinò la sua tecnica compositiva, adattandola a testi in italiano; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma, Napoli e Venezia e conobbe musicisti coevi come Scarlatti, Corelli, Marcello. A Roma fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate anche di Corelli e Juvarra.
Dopo essere stato per breve tempo direttore musicale alla corte di Hannover, nel 1711 si trasferisce a Londra per rappresentarvi il Rinaldo, che riscuote un notevole successo. A Londra Händel decide così di stabilirsi e fondare un teatro reale dell'opera, che sarà conosciuto come Royal Academy of Music. Fra il 1720 e il 1728, scriverà per questo teatro quattordici opere.
Händel compose almeno quaranta opere per il teatro – fra cui molte di genere "serio" – diventate famose (e molte delle quali tutt'oggi rappresentate in tutto il mondo).
Fu autore anche di trentadue oratori altrettanto celebri (incluso il suo capolavoro Messiah).
Scrisse poi molte pagine di musica per orchestra. Tra esse comprendevano inni ed anthem, sorta di inni celebrativi, e sonate sacre, oltre a centodieci cantate, venti concerti e trentanove fra sonate, fughe, suite per cembalo.
Altri compositori |
Il panorama della musica in quest'epoca non era certo ristretto ai cinque compositori sopra ricordati. Nel secolo e mezzo di evoluzione che contraddistingue l'epoca barocca, emersero paradigmi musicali estremamente eterogenei: fu questa l'epoca in cui vennero codificati o fondamentalmente rivisitati alcuni fra gli stili e le forme musicali fondamentali nella musica classica, come il concerto, l'opera lirica e gran parte della musica sacra.
Per ciò che riguarda lo sviluppo del "Concerto grosso" fondamentale è stato l'apporto di Händel, ma anche dell'italiano Arcangelo Corelli la cui op. 6 è considerata una delle massime espressioni. Ancora nel campo della musica strumentale bisogna ricordare l'opera di Georg Philipp Telemann che i suoi contemporanei consideravano il massimo musicista tedesco (assai più che non Bach, come si ricorda sopra).
Nel caso del concerto solista il nome di Vivaldi è quello che più facilmente viene citato, ma altri artisti a lui contemporanei contribuirono in modo fondamentale nello sviluppo di questi stile, fra i quali non si possono non ricordare Alessandro Marcello, Giuseppe Torelli.
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Tavola diacronica dei compositori barocchi |
Qui di seguito sono raggruppati dei compositori barocchi per data di nascita secondo le periodizzazioni fatte da Suzanne Clercx[5][6].
Primo Barocco (1550-1600) | Giulio Caccini, Paolo Quagliati, Francesco Mannelli, Adriano Banchieri, Giovanni Bassano, Felice Anerio, Giovanni Bernardino Nanino, Dario Castello, Jacopo Peri, Jacopo Corsi, Mikołaj Zieleński, Hans Leo Hassler, Jan Pieterszoon Sweelinck, John Bull, John Dowland, Jean Titelouze, Lodovico Grossi da Viadana, Ascanio Mayone, Giles Farnaby, Alessandro Piccinini, Agostino Guerrieri, Thomas Campion, Giovanni Francesco Anerio, Claudio Monteverdi, Christian Erbach, Giovanni Paolo Cima, Salamone Rossi, Michael Praetorius, Giovanni Picchi, Joan Pau Pujol, Alessandro Grandi, Giovanni Maria Trabaci, Thomas Weelkes, Agostino Agazzari, Giovanni Girolamo Kapsberger, Thomas Simpson, Sigismondo d'India, Giovanni Valentini, Gregorio Allegri, Orlando Gibbons, Robert Johnson, Girolamo Frescobaldi, Antonio Cifra, Nicolò Corradini, Manuel Machado, Heinrich Schütz, Stefano Landi, Claudio Saracini, Francesca Caccini, Samuel Scheidt, Juan Gutiérrez de Padilla, John Jenkins, Claudia Rusca, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Buonamente, Heinrich Scheidemann, Biagio Marini, Giovanni Rovetta, Luigi Rossi, Johann Crüger, Charles Racquet, Giovanni Battista Fontana |
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Medio Barocco (1600-1700) | Marcin Mielczewski, Giovanni Felice Sances, Girolamo Fantini, Francesco Cavalli, Guillame Dumanoir (senior), Guillame Dumanoir (junior), Giovanni IV del Portogallo, Marco Uccellini, Giacomo Carissimi, Michel Lambert, Daniel Speer, Andreas Hammerschmidt, Marc'Antonio Pasqualini, Franz Tunder, Johann Jakob Froberger, Henry Cooke, Barbara Strozzi, Johann Heinrich Schmelzer, Isabella Leonarda, Antonio Cesti, Johann Adam Reincken, François Roberday, Robert Cambert, Jean-Henri d'Anglebert, Antonio Sartorio, Nicolas Lebègue, Monsieur de Sainte Colombe, Vincenzo Albrici, Sebastian Anton Scherer, Pietro Simone Agostini, Dietrich Buxtehude, Bernardo Pasquini, Giovanni Buonaventura Viviani, Pavel Josef Vejvanovský, Giovanni Battista Draghi, Gaspar Sanz, Paolo Lorenzani, Antonia Bembo, Marc-Antoine Charpentier, Johann Anton Losy van Losymthal, Alessandro Stradella, Ignazio Albertini, Heinrich Ignaz Franz Biber, Andreas Werckmeister, Sebastiano Cherici, Giovanni Maria Capelli, John Blow, Bernardo Storace, Bartłomiej Pękiel, Petronio Franceschini, Cataldo Amodei, Robert de Visée, Pietro Torri, Domenico Gabrielli, Johann Pachelbel, Georg Muffat, Arcangelo Corelli, Carlo Francesco Pollarolo, Johann Paul von Westhoff, Marin Marais, Georg von Reutter (padre), Martino Bitti, Giovanni Battista Bassani, Gaetano Greco, Giuseppe Torelli, Henry Purcell, Francesco Antonio Pistocchi, Antonio Veracini, Rosa Giacinta Badalla, Johann Kuhnau, Alessandro Scarlatti, Gottfried Finger, Johann Joseph Fux, André Campra, Francesco Gasparini, Georg Böhm, Giacomo Antonio Perti, Nicolaus Bruhns, Élisabeth Jacquet de La Guerre, Jean-Baptiste Lully, Francesc Valls, Johann Heinrich Buttstedt, Attilio Ariosti, Antonio Lotti, François Couperin, Giorgio Gentili, Louis Marchand, Alessandro Marcello, Antonio Caldara, Turlough O'Carolan, Giovanni Bononcini, Tomaso Albinoni, Nicolas de Grigny, Jeremiah Clarke, Reinhard Keiser, Jacques Hotteterre, Bartolomeo Cordans, Louis-Nicolas Clérambault, Johann Ludwig Bach, Antonio Vivaldi, Jan Dismas Zelenka, Pietro Filippo Scarlatti, Jean-Baptiste Loeillet, Johann Mattheson, Georg Philipp Telemann, Giuseppe Valentini, Johann David Heinichen, Jean-Philippe Rameau, Johann Gottfried Walther, Lodovico Giustini, Johann Sebastian Bach, Giuseppe Matteo Alberti, Domenico Scarlatti, Georg Friedrich Händel, Benedetto Marcello, Sylvius Leopold Weiss, Nicola Porpora, Johann Georg Pisendel, Francesco Geminiani, Camilla de Rossi, Fortunato Chelleri, Joseph Bodin de Boismortier, Pietro Baldassare, Francesco Maria Veracini, Giovanni Alberto Ristori, Unico Wilhelm van Wassenaer, Giuseppe Tartini, Pietro Locatelli, Johan Helmich Roman, Giuseppe Sammartini, Louis-Claude Daquin, Maurice Greene, Andrea Zani, Jean-Marie Leclair, Adam Falckenhagen, Johann Joachim Quantz, Riccardo Broschi, Johann Adolf Hasse, Cesare Bendinelli, Nicola Matteis |
Tardo Barocco (1700-1760) | Giovanni Battista Sammartini, Johann Gottlieb Graun, Carl Heinrich Graun, Giovanni Battista Pescetti, Carlo Cecere, Baldassare Galuppi, Georg von Reutter (figlio), Leonardo Vinci, Charles Avison, Michel Corrette, Guglielmina di Prussia, Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Alberti, Thomas Arne, Wilhelm Friedemann Bach, William Boyce, Federico il Grande |
Note |
^ ab Curt Sachs, Barokmusik, in Jahrbuch der Musikbibliothek Peters, 1919, p. 7-15
^ nel XVIII secolo, di regola, la parte del basso era inoltre raddoppiata da uno strumento melodico grave come la viola da gamba, il violone, il violoncello o anche il fagotto
^ Molte famiglie di strumenti ad ancia, ad esempio tutti gli strumenti ad ancia doppia con canneggio cilindrico, ancora in auge agli inizi del XVII secolo, caddero progressivamente in disuso nella seconda metà del secolo
^ Emblematico il caso francese, dove Parigi lasciava ben poco spazio allo sviluppo di strutture operistiche periferiche. Lione, ad esempio, seconda città di Francia per numero di abitanti ed importanza economica, si dotò di un vero e proprio teatro d'opera solo nel 1756 con l'apertura del Grand Theatre. In precedenza le non frequenti rappresentazioni liriche venivano avventurosamente allestite in sale di fortuna o in luoghi non destinati a tali forme di spettacolo, fra cui le scuderie dell'Hôtel de Chaponay
^ (FR) Suzanne Clercx, Le baroque et la musique: essai d'esthétique musicale, AMS Press, 1978, p. 213. ISBN 978-0-404-60153-9
^ (EN) Claude V. Palisca, "Baroque", Grove Music Online, ed. L. Macy
Bibliografia |
- (EN) Manfred Bukofzer, Music in the Baroque Era. New York, W.W. Norton & Co., 1947. ISBN 0-393-09745-5
- (EN) Little, Meredith Ellis. 2001a. "Passepied". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. New York: Grove's Dictionaries.
- (EN) Little, Meredith Ellis. 2001b. "Rigaudon". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. New York: Grove's Dictionaries.
- (EN) Mackay, Alison, and Craig Romanec. [n.d.] "Baroque Guide". [1] website.
- (EN) Strunk, Oliver. 1952. Source Readings in Music History. From Classical Antiquity to the Romantic Era.. London: Faber & Faber, p. 393-415, "Stile Rappresentativo".
- (DE) Sachs, Curt. 1919. "‘Barokmusik". Jahrbuch der Musikbibliothek Peters 1919, 7–15.
- (FR) Claude V. Palisca, La Musique Baroque, Actes Sud, 1994
- (EN) Claude V. Palisca, "Baroque", Grove Music Online, ed. L. Macy (Accessed August 21, 2007), (subscription access)
Philippe Beaussant, Vous avez dit baroque ?, Actes Sud (Collection Babel), 1994 ISBN 2-7427-0123-0
- (EN) Julie Anne Sadie, Companion to baroque music, Los Angeles, University of California Press, 1998. ISBN 978-0-520-21414-9
- (FR) Michel Bosc, Musique baroque française, splendeurs et résurrection, 2009, ISBN 978-1-4452-0102-3
- Giuseppe Bardone "Incontri musicali" Milano, Studio Emme, 2015
Voci correlate |
- Scuola musicale napoletana
- Concerto (composizione musicale)
- Fortspinnung
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Collegamenti esterni |
Musica barocca, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
(EN) Musica barocca, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.