Galleria Estense




































Galleria Estense

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Il Palazzo dei Musei sede della Galleria Estense
Ubicazione
Stato
Italia Italia
Località Modena
Indirizzo Largo Porta Sant'Agostino, 337
Caratteristiche
Tipo Arte
Direttore Martina Bagnoli
Visitatori 22 837[1](2015)

Sito web

Coordinate: 44°38′53.7″N 10°55′14.38″E / 44.64825°N 10.92066°E44.64825; 10.92066


La Galleria Estense, situata a Modena, è un museo che espone la collezione di opere d'arte di proprietà dei Duchi d'Este, oltre ad una raccolta di opere acquisite in seguito, nel corso degli ultimi due secoli.




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 Le collezioni estensi di Ferrara


    • 1.2 Cesare I


    • 1.3 Francesco I


    • 1.4 I successori di Francesco I


    • 1.5 Napoleone


    • 1.6 Restaurazione


    • 1.7 Dal 1859 ad oggi




  • 2 Descrizione


  • 3 Galleria d'immagini


  • 4 Note


  • 5 Bibliografia


  • 6 Voci correlate


  • 7 Altri progetti


  • 8 Collegamenti esterni





Storia |



Le collezioni estensi di Ferrara |




La famosa arpa estense[2] sulla banconota da 1000 lire dedicata a Giuseppe Verdi


Ferrara nel periodo dell'Umanesimo e del Rinascimento fu protagonista di una grande stagione culturale, che si protrasse, seppure con esiti meno originali, anche nei secoli successivi.


I duchi Estensi tenevano una delle corti più famose d'Europa, che ospitò gli artisti e i letterati più celebri dell'epoca, come Piero della Francesca, Rogier van der Weyden, Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, Tiziano, Cosmè Tura, Dosso Dossi, Benvenuto Tisi da Garofalo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.


Tutti gli Estensi, soprattutto nel periodo in cui furono duchi di Ferrara, ebbero particolari cure per le loro collezioni di opere d'arte, tra cui spiccavano quelle di Lionello, Borso, Ercole I, Alfonso I, Ercole II e dei due cardinali Ippolito I e Ippolito II, proprietario della famosa Villa d'Este a Tivoli. Oltre ai dipinti gli Estensi collezionavano statue, bronzi, bronzetti, ceramiche, cammei, medaglie e monete. Gli Estensi oltre a commissionare opere nuove agli artisti dell'epoca, ricevevano dai loro corrispondenti in altre città segnalazione di oggetti o opere che avrebbero potuto interessare loro e procedevano all'acquisto, ovviamente avendo cura di spendere il meno possibile, evitando anche a volte di comparire in prima persona nelle trattative.


Molto è stato disperso nei secoli: si pensi anche solo alle monete auree antiche e medioevali, che oggi nella Galleria Estense sono trecento, ma che un inventario della metà del XVI secolo fatto per Ercole II indica in diverse migliaia.



Cesare I |


Nel trasferimento del 1598 della capitale a Modena, in sostituzione di Ferrara che si era dovuta cedere al papa Clemente VIII, il duca Cesare I cercò di portare con sé la maggiore quantità possibile delle collezioni estensi e molte casse piene di opere d'arte e oggetti rari o preziosi.


Per le opere rimaste a Ferrara Cesare, che forse non era così amante dell'arte e del collezionismo come i suoi avi, non esitò a donarne una parte per ingraziarsi alcuni potenti come il cardinale Borghese e l'imperatore d'Austria.



Francesco I |


Francesco I succeduto ad Alfonso III, nonostante s'impegnasse per riavere Ferrara, volle ricreare nella sua corte a Modena quell'atmosfera artistica che aveva caratterizzato in precedenza Ferrara. Per questa capitale del ridotto Ducato di Modena e Reggio volle una sede ducale imponente e sontuosa incaricandone del progetto l'architetto romano Bartolomeo Avanzini, consigliatogli dal Bernini che non aveva potuto accettare l'incarico rivoltogli perché impegnato col papa.


Durante un suo viaggio diplomatico in Spagna Francesco I si fece fare il ritratto, oggi nella Galleria Estense, da Diego Velázquez, altri suoi ritratti sono opera di Rubens, poi finiti a Dresda. Il Bernini eseguì il celebre ritratto marmoreo, oggi prezioso tesoro della Galleria Estense, servendosi di altri ritratti del duca, uno di Giusto Sustermans e l'altro di Boulanger, senza avere davanti né aver mai visto l'effigiato. Per vincere la ritrosia dello scultore che giudica in una lettera al cardinale Rinaldo, fratello del duca, non solo difficilissima, ma addirittura temeraria, fu pagata la somma di mille doppie, giudicata enorme per quei tempi.


Altre opere di valore donate od acquistate dal duca, entrarono a far parte della sua collezione in quel periodo, come quadri di Paolo Veronese, Salvator Rosa, Hans Holbein e il busto di marmo fatto da Bernini alla sua amante Costanza.


Francesco I iniziò poi l'abitudine, seguita in seguito anche dai successori, di appropriarsi di quadri dalle chiese e monasteri del ducato, sostituendoli, al più con copie, a volte anche di nascosto dei sacerdoti che cercavano di resistere. Entrano così nel sontuoso palazzo ducale che si andava via via costruendo quadri del Correggio, di Cima da Conegliano e del Parmigianino.



I successori di Francesco I |


Il figlio Alfonso IV aprì la Galleria al pubblico. La moglie Laura Martinozzi, nipote del cardinale Mazzarino, la quale fu reggente il ducato alla morte del marito (perché il figlio Francesco II aveva solo due anni), nonostante ereditasse cospicuamente dallo zio cardinale, non fece nuovi acquisti per la galleria dedicandosi soprattutto ad opere di bene e alla costruzione di chiese e conventi.


Durante il regno di Francesco II e quello di Rinaldo I la Galleria non si arricchì di opere di grande valore.


Un declassamento della Galleria si ebbe con Francesco III che, per finanziare le sue ambiziose riforme, decise la vendita di una parte della galleria ad Augusto III di Polonia per la grossa cifra di centomila zecchini veneziani. Partirono così nel luglio del 1746 per Dresda oltre cento quadri di grande valore, fra i quali opere di Andrea del Sarto, Diego Velázquez, Holbein, Rubens, Paolo Veronese, Tiziano, Parmigianino, Correggio, Guercino, Guido Reni, dei Carracci e tanti altri. Quelle opere confluirono poi nella Gemäldegalerie di Dresda, permettendo quell'elevato livello artistico che oggi vanta.


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Lo stesso argomento in dettaglio: Vendita di Dresda.

Francesco III ed Ercole III, che gli successe, per ricostruire la galleria ricorsero al sistema già utilizzato da Francesco I di spoliare chiese di Carpi, Reggio, Modena, usando spesso anche imposizioni crude. Si staccarono ad esempio affreschi di Nicolò dell'Abate dalla Rocca di Scandiano, da cui giunsero anche alcuni quadri.



Napoleone |


Anche Napoleone volle appropriarsi di opere d'arte della Galleria e all'armistizio di Cherasco stabilì infatti che venti quadri degli Estensi passassero a Parigi, diventati cinquanta dopo pochi mesi. La moglie Giuseppina nel febbraio del 1797 non fu da meno: alloggiando a Palazzo ducale volle vedere la collezione di cammei e pietre preziose, ma non si accontentò di guardarle e ne prese circa duecento, oltre a quelli di cui si impossessarono alcuni aiutanti di campo del marito che la accompagnavano.


Dall'esilio di Treviso Ercole III operò alcune vendite di oggetti che aveva portato con sé, ma operò anche alcuni arricchimenti della galleria per cercare di rimediare alle spoliazioni napoleoniche.



Restaurazione |


Con la Restaurazione giunse a Modena il duca Francesco IV d'Asburgo-Este, che provvide a recuperare alcune importanti opere spoliate da Napoleone. Tornarono a Modena 22 quadri già facenti parte della collezione estense (più due LeBrun), mentre rimasero in Francia 28 dipinti (4 andati dispersi). Inoltre egli incrementò la Galleria di altre opere con il solito metodo di rastrellare le chiese del Ducato.


Anche il figlio Francesco V realizzò qualche acquisto e aprì di nuovo al pubblico la Galleria, che era sistemata nei locali del Palazzo ducale.



Dal 1859 ad oggi |




La sala del Seicento emiliano nell'allestimento post 2016


Nel 1859 il ducato finì la sua storia e Modena e Reggio divennero italiane. Francesco V nella sua fuga portò con sé alcuni quadri di piccole dimensioni e libri di valore compresa la famosa Bibbia di Borso d'Este, che sarà recuperata all'Italia e restituita a Modena dopo la Prima guerra mondiale grazie alla munificenza del senatore Giovanni Treccani che l'acquistò ad un'asta.


Nella transizione inevitabilmente si verificarono alcune perdite e ruberie: lo stesso Luigi Carlo Farini, dittatore per conto del governo sabaudo delle province modenesi, fu accusato da alcuni, non si conosce in base a quali indizi, di essersi appropriato di oggetti di valore custoditi nel palazzo ducale da lui abitato e sede del governo.


Nel 1879 privando la città della fruizione del palazzo e costringendo la Galleria a trasferirsi, il palazzo diventa sede dell'Accademia militare. La galleria venne trasferita nel palazzo settecentesco fatto costruire da Francesco III detto oggi Palazzo dei Musei, dove convive con il Museo lapidario, il Museo civico, l'Archivio civico e la Biblioteca nazionale Estense, ricca di codici antichi, spartiti musicali, di carte geografiche antiche, e di preziosi libri miniati fra i quali la già citata Bibbia di Borso d'Este.


La galleria ha subito diverse sistemazioni, l'ultima delle quali recentissima: dopo essere stata chiusa per alcuni mesi è stata riaperta al pubblico il 3 dicembre 2006. Durante i lavori si è provveduto a dotarla di un nuovo impianto di microclima idoneo alla conservazione delle opere esposte, di una nuova illuminazione, di un nuovo percorso espositivo e apparato didattico di didascalie.



Descrizione |





Francesco Bianchi Ferrari, Pala delle tre croci, conosciuta anche come Crocifissione di Mirandola (in quanto proveniente dalla Chiesa di San Francesco di Mirandola)


La galleria si apre con una serie di busti rinascimentali e del '600 di marmo e di bronzo e una vetrina con il Vaso Gonzaga in bronzo fatto per il duca di Mantova dello scultore Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l'Antico e il bronzo alto 27,5 centimetri di Bertoldo di Giovanni, scultore fiorentino, che fu allievo di Donatello e maestro di Michelangelo


In fondo alla sala troneggia il busto di marmo bianco di Francesco I del Bernini, alto circa un metro, opera seicentesca di estremo valore.


Segue fra gli oggetti singolari la celebre "Arpa Estense" che era riprodotta sulle banconote italiane da 1.000 lire dal 1969 al 1981. È collocata in un box con un paliotto d'altare del Seicento di pietre dure e con i quadri di fiori del '600 di Jean de la Roque su pergamena. Si tratta di uno strumento musicale alto 148 cm, rarissimo per l'epoca in cui fu costruito (1558) e per le decorazioni che lo ricoprono interamente. L'arpa si ipotizza sia stata realizzata presso la bottega del liutaio Giovanni Battista Giacomelli e decorata da artisti ferraresi quali il pittore Giulio Marescotti e Giuseppe Mazzaruoli detto il Bastarolo che eseguì il disegno dei fregi superioti[3]


Tra gli artisti più noti presenti in galleria:




  • Raffaello (la Perla di Modena)

  • Tommaso da Modena

  • Barnaba da Modena


  • Agnolo e Bartolomeo degli Erri

  • Bartolomeo Bonascia

  • Francesco Bianchi Ferrari

  • Cima da Conegliano


  • Cosmè Tura (Sant'Antonio da Padova)


  • Gian Francesco de' Maineri (Lucrezia, Bruto e Collatino)

  • Niccolò dell'Arca


  • Antonio Allegri detto il Correggio (Madonna col Bambino tra i santi Quirino e Francesco, Madonna Campori)

  • Antonio Begarelli

  • Dosso Dossi

  • Nicolò dell'Abate

  • Lelio Orsi

  • Rosalba Carriera

  • Diego Velázquez

  • El Greco

  • Pieter Paul Rubens

  • Paolo Veronese


  • Jacopo da Ponte detto Bassano

  • Tintoretto

  • Guido Reni

  • Annibale Carracci

  • Ludovico Carracci

  • Nicolas Tournier

  • il Guercino

  • Salvator Rosa


  • Charles Le Brun (Mosè difende le figlie di Jetro e Le nozze di Mosè e Sefora)


Le opere di pittura sono accostate a sculture dell'epoca. La galleria ospita anche una Madonna col Bambino e un telamone del grande scultore Wiligelmo e un presepe di corallo del '700.



Galleria d'immagini |




Note |




  1. ^ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Visitatori e introiti dei musei


  2. ^ Arpa Estense, in Galleria Estense. URL consultato il 2 dicembre 2016.


  3. ^ S. Casciu, La galleria Estense di Modena. Guida breve, 2015, p. 94



Bibliografia |



  • Luciano Chiappini, Gli Estensi, Collana Le grandi famiglie d'Europa, Edizioni Dall'Olio, Milano, 1967

  • Luigi Amorth, Modena capitale: storia di Modena e dei suoi duchi dal 1598 al 1860, Martello Editore, Milano, 1973

  • Giorgio Bonsanti, Galleria Estense, Banca popolare di Modena, Modena, 1977

  • Giuseppe Panini, La famiglia estense da Ferrara a Modena, Edizioni Armo, Modena, 1996


  • Le Muse e il Principe. Arte di corte del Rinascimento Padano, catalogo della Mostra tenuta a Milano nel 1991, Franco Cosimo Panini Editore, Modena, 1991

  • Maria Grazia Bernardini, La Galleria Estense di Modena: guida storico-artistica, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2006, ISBN 8836606806.

  • Stefano Casciu (a cura di), La Galleria Estense di Modena. Guida breve, Modena, Franco Cosimo Panini, 2015, ISBN 9788857009018.



Voci correlate |



  • Pinacoteca nazionale di Ferrara

  • Biblioteca estense universitaria

  • Museo lapidario estense

  • Palazzo ducale (Sassuolo)



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Galleria Estense


Collegamenti esterni |



  • Sito ufficiale della Galleria Estense, su gallerie-estensi.beniculturali.it.

  • Sito della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, su spsae-mo.beniculturali.it.

  • Catalogo on-line del patrimonio artistico degli Estensi sparso per i musei del mondo, su ww3.comune.fe.it.


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