Fronda (movimento)
La Fronda parlamentare fu un movimento di rivolta e di opposizione del Parlamento di Parigi alla politica del Cardinale Mazzarino (e conseguentemente contro la regina Anna d'Austria, reggente in nome del figlio Luigi XIV), che nacque clandestino e che si manifestò poi apertamente. Il nome deriva dal termine francese fronde, che significa fionda, dall'arma utilizzata dal popolo parigino per distruggere le finestre degli appartamenti del cardinale nei moti di protesta.
Protagonisti di questa rivolta furono la nobiltà, sia quella cosiddetta Nobiltà di toga che quella tradizionale (o Nobiltà di spada), di Parigi, che non tollerava la tendenza assolutista dei re di Francia, in particolare il modo di governare instaurato dal cardinale Mazzarino durante il periodo di reggenza della madre di Luigi XIV, Anna d'Austria.
Il movimento ebbe inizio ufficiale il 10 luglio 1648 con la Dichiarazione dei 27 articoli da parte del Parlamento di Parigi, che enunciavano la limitazione dei poteri del sovrano preparando di fatto la trasformazione del regime in una monarchia parlamentare, ed ebbe termine il 3 agosto 1653 con la Sottomissione di Bordeaux.
Indice
1 Le cause della rivolta
1.1 La pressione fiscale
1.1.1 I sette editti
1.2 L'attacco ai privilegi dei Nobili di toga
1.3 La riduzione dell'influenza politica
2 La Fronda nobiliare
3 Altri utilizzi del termine
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Le cause della rivolta |
È possibile distinguere tre fattori che spiegano i motivi della rivolta:
- il fattore della fiscalità: la crescente pressione fiscale
- il fattore sociale: la rimessa in causa dei privilegi dei parlamentari parigini
- il fattore politico: l'intenzione del monarca di governare da solo, nel quadro di una monarchia assoluta
La pressione fiscale |
La Fronda nacque all'improvviso a causa di un malcontento generale, generato dalla crisi economica e dall'incremento della pressione fiscale giustificata dalle spese militari necessarie per combattere nella Guerra dei Trent'anni. La speranza di un alleggerimento delle tasse che la reggente Anna d'Austria, madre del minorenne Luigi XIV, aveva fatto nascere alla morte del marito, Luigi XIII si rivelarono presto frustrate. Il cardinale Mazzarino aveva chiesto al ministro delle Finanze Particelli d'Émery di estendere la base imponibile delle numerose imposte. Quest'ultimo cercò in tutti i modi di aumentare le entrate, in particolare con l'édit du Toisé (gennaio 1644)[1] e con l'édit du tarif (1646)[2] imposte più note ed anche più impopolari. Con queste imposte il fisco parigino si proponeva di compensare il mancato introito della taille[3] dalla quale i cittadini erano esenti.
I sette editti |
Nel gennaio 1648 sette nuovi editti fiscali furono sottoposti a registrazione del Parlamento di Parigi. A dispetto delle proteste dell'avvocato generale Omer Talon, il Parlamento dovette farsi da parte. Tuttavia esso era ferocemente ostile a tali misure che toccavano la maggior parte dei suoi membri i quali, fino a quel momento, non pagavano (o pagavano pochissimo) imposte. In questo senso la Fronda fu un movimento di persone benestanti che si auguravano di non pagare imposte, né tanto meno i relativi aumenti. Per costringere il Parlamento di Parigi a registrare i sette editti fiscali Anna d'Austria tenne un lit de justice, in presenza del re Luigi XIV, il 15 gennaio 1648. I parlamentari reagirono in un primo tempo con il duro discorso di Omer Talon,[4] poi esaminarono i decreti senza smettere le loro rimostranze.
Nell'aprile del 1648 la tensione aumentò ancora a causa del diritto annuale o paulette. Il cardinale Mazzarino sperava di dividere le corti sovrane esentando i soli membri del Parlamento dalla rinuncia a quattro anni di emolumenti per ottenere il diritto di rinnovo delle loro cariche, ma fu uno scacco per lui. La Nobiltà di toga fece blocco: la protesta generale si tradusse nella bocciatura del decreto di unione del 13 maggio, avvenuta da parte del Consiglio di Stato nel mese di giugno.
L'attacco ai privilegi dei Nobili di toga |
Oltre all'aspetto fiscale la monarchia colpì anche i privilegi dei parlamentari. In effetti, sempre preoccupata di reperire fondi, essa moltiplicava la creazione di cariche. I parlamentari ne erano quasi tutti titolari, e di più di una, e si opponevano alla creazione di nuove poiché l'aumento del numero delle cariche ne riduceva il valore. In più la monarchia si lamentava degli introiti dei funzionari che riteneva troppo alti. Le cariche comportavano in effetti un emolumento (la gage) e la monarchia decise di sopprimere gli emolumenti degli uffici dei parlamentari per quattro anni. Ciò provocò la solidarietà di tutti i titolari di cariche delle corti sovrane.
La riduzione dell'influenza politica |
L'assolutismo monarchico significa in concreto che la gestione del potere sta solo nelle mani del re senza l'assistenza di corpi indipendenti quali gli Stati generali. Nel corso del XVII secolo aveva a poco a poco fatto a meno di tali assemblee. Al contrario, il potere monarchico si era confinato in una istituzione bicefala ove il re poneva la sua fiducia in una sola persona: (Richelieu per Luigi XIII e Mazzarino per la reggente Anna d'Austria).
Durante il periodo di reggenza la nobiltà, ma anche la élite della nobiltà di toga, non accettava l'idea che il potere risiedesse nelle mani di un cardinale italiano. Il popolo parigino esprimeva la sua avversione per il Mazzarino con le mazarinades.[5]
L'opposizione si spostò anche sul terreno politico ed il Parlamento aspirava ad aumentare il proprio potere. Anche alcuni principi del sangue[6] volevano far valere le loro pretese di maggior partecipazione al governo del regno.
Di fronte al governo si pose subito nientemeno che la stessa famiglia reale, nella persona dello zio del re ed eterno rivale Gastone, duca d'Orléans (1608 – 1660), che non nascondeva la sua opposizione a Mazzarino, e così pure la sua figlia Anna Maria Luisa d'Orléans (1627 – 1693), nota come la Grande Mademoiselle.
Il Grand Condé poi sperava, come sua sorella Anna Genoveffa, duchessa di Longueville (1619 – 1679), di entrare nel Consiglio di Reggenza.
Oltre a queste aspirazioni politiche ve ne furono anche di carriera personale quali quella di Giovan Francesco Paolo di Gondi, personaggio molto ambizioso, vescovo ausiliare di Parigi e futuro cardinale di Retz.
La Fronda nobiliare |
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Due anni dopo, però, si manifestò un nuovo movimento di rivolta, la cosiddetta Fronda nobiliare (o Fronda dei prìncipi), originata dall'attrito tra il Cardinale Mazzarino e Luigi II di Borbone, principe di Condé, che pretendeva di strappargli il potere. Benché il Condé fosse membro del consiglio di reggenza, il cardinale riuscì a farlo arrestare; ma una rivolta nobiliare costrinse il Mazzarino e la corte ad abbandonare di nuovo Parigi. Il Condé, però, commise l'errore di allearsi con la Spagna, in quel momento ancora in guerra con la Francia, suscitando quindi il risentimento popolare. Il Condé, sentendosi perduto, preferì rifugiarsi in Spagna. Nel 1652 il cardinale poté così rientrare in Parigi con la famiglia reale.
Nel 1658 il Mazzarino si alleò con Oliver Cromwell, promettendo all'Inghilterra, in caso di vittoria, Dunkerque e la Giamaica. L'esercito francese, al comando del maresciallo di Francia Henri de La Tour d'Auvergne, visconte di Turenne, riuscì a sconfiggere nella battaglia delle Dune, presso Dunkerque (14 giugno 1658) gli spagnoli guidati dal Condé. La pace con la Spagna fu stipulata nel 1659 (Pace dei Pirenei) con un trattato vantaggioso per la Francia.
Altri utilizzi del termine |
Il termine "fronda" è divenuto un'antonomasia.
Ad esempio, alcuni scrittori di storia del fascismo italiano, come Indro Montanelli, hanno spesso usato il termine "fronda" per definire l'atteggiamento di limitata opposizione al regime o, quantomeno, di mantenimento di un certo spirito critico, tenuto da diversi pubblicisti dell'epoca come, in particolare, Giuseppe Bottai e gli altri raccolti attorno alla sua rivista Critica fascista, oppure Curzio Malaparte con Prospettive.
Note |
^ Si trattava di un'imposta reale fondiaria, basata sulla superficie dei fabbricati nei sobborghi di Parigi. Il Toise (Tesa) era una misura di lunghezza che a quei tempi valeva circa 2 metri odierni
^ Si trattava di un dazio che colpiva le merci in ingresso a tutte le porte di Parigi, assorbendo tutte le vecchie imposte su vari tipi di merci ma estendendone l'applicazione a merci che fino ad allora erano esenti. L'imposta colpiva in particolare soggetti borghesi e nobili proprietari di terreni agricoli attorno alla città, i cui prodotti venivano direttamente consumati o venduti in Parigi
^ Si trattava di un'imposta diretta che colpiva le famiglie secondo la loro disponibilità
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(John B. Wolf, Luigi XIV, Ed. Garzanti, Cap. IV)
«Dio può governare il Cielo senza essere consigliato, ma i re, pur appartenendo alla stirpe degli dei, sono ciò nondimeno uomini, e tutti gli uomini hanno bisogno di consigli!»
(Omer Talon)
^ Le mazarinades erano brani in versi satirici o burleschi o anche pamphlet o libelli in prosa, che avevano come bersaglio, ai tempi della Fronda, il Mazzarino. Qualcosa di analogo alle pasquinate romane, ma con un unico personaggio come bersaglio
^ Cioè prìncipi che discendevano da un re
Bibliografia |
- John B. Wolf, Luigi XIV, Garzanti Editore, Milano, 1981
in francese:
Opere generali sul XVII secolo:
- Lucien Bély, (dir.) Dictionnaire de l'Ancien Régime, Paris, P.U.F., 1996, réed. 2003.
- François, Bluche (dir.), Dictionnaire du Grand Siècle, Paris, Fayard, 1990, réed. 2005.
- Marcel Marion, Dictionnaire des institutions de la France aux XVIIème et XVIIIème siècles, Paris, Picard, 1923.
- Yves-Marie Bercé, Nouvelle histoire de la France moderne, 5 vol., tome III, La naissance dramatique de l'absolutisme (1598-1661), Paris, Le Seuil, 1992. ISBN 2-02-015937-6
- Joël Cornette, Les années cardinales: chronique de la France (1599-1652), Paris, Sedes, 2000. ISBN 2-7181-9320-4
- André Corvisier, La France de Louis XIV: 1643-1715, ordre intérieur et place en Europe, Paris, Sedes, coll. Regards sur l'histoire, 1979, 3e éd. 1990. ISBN 2-7181-3868-8
- Hubert Méthivier, Le siècle de Louis XIII, Paris, P.U.F., coll. Que sais-je?, 1964, 9e éd. 1994. ISBN 2-13-044871-2
- Françoise Bayard, Le monde des financiers au XVIIème siècle, Paris, Flammarion, 1988. ISBN 2-08-211177-6
- Julian Dent, Crisis in finance: crown, financiers and society in 17th century France, New-York, Newton Abbot, 1973. ISBN 0-7153-5979-7
- Daniel Dessert, Argent, Pouvoir et Société au Grand Siècle, Paris, Fayard, 1984. ISBN 2-213-01485-X
- Bernard Barbiche, Les institutions françaises à l'époque moderne, Paris, P.U.F., coll. Premier cycle, 1999, 2e éd. 2001. ISBN 2-13-051940-7
- (EN) Albert N. Hamscher, The Parlement of Paris after the Fronde, 1653-1673, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1976. ISBN 0-8229-3325-X
- (EN) A. Lloyd Moote, The Revolt of the Judges. The Parlement of Paris and the Fronde, 1643-1652 in French Studies, Oxford, 1975, vol. XXIX, n°3, p. 324 et suiv.
- Roland Mousnier, La vénalité des offices sous Henri IV et Louis XIII, Rouen, Maugard, 1946, 2e éd., Paris, P.U.F., 1971, ristampa 1979.
- Roland Mousnier, Les institutions de la France sous la monarchie absolue, Paris, 2 vol., P.U.F., 1974, 2e éd., coll. Quadrige, 2005 [L'editione del 2005 sta su un unico volume]. ISBN 2-13-054836-9
- (IT) Boris Porchnev, Lotte contadine e urbane nel "Grand siècle", Editoriale Jaca Book, Milano 1998. ISBN 9 788816 404663
La Fronda, aspetti tematici e cronologici
- (DE) Eckart Birnstiel, Die Fronde in Bordeaux, 1648-1653, Frankfurt am Main, Lang, 1985. ISBN 3-8204-8480-9
- Ernest Kossmann, La Fronde, Leyde, Presses universitaires de Leyde, 1954. [ne]
- Hubert Méthivier, La Fronde, Paris, PUF, coll. « L'Historien », 1984. ISBN 2-13-038700-4
- Michel Pernot, La Fronde, Paris, éd. de Fallois, 1994. ISBN 2-87706-202-3
- Orest Allen Ranum, La Fronde, Paris, Le Seuil, 1995, trad. The Fronde: a French Revolution, 1648-1652, New-York et Londres, Norton, 1993. ISBN 2-02-022827-0
I protagonisti della Fronda:
- Claude Badalo-Dulong, Banquier du roi: Barthélemy Hervart (1606-1676), Paris, Ségur, 1951.
- Katia Béguin, Les princes de Condé. Rebelles, courtisans et mécènes dans la France du Grand siècle, Seyssel, Champ-Vallon, 1999. ISBN 2-87673-277-7
- Jean Bérenger, Turenne, Paris, Fayard, 1987, réimp. 1998. ISBN 2-7028-1653-3
- Joël Cornette, La mélancolie du pouvoir: Omer Talon et le procès de la raison d'État, Paris, Fayard, 1998. ISBN 2-213-60198-4
- Georges Dethan, Mazarin, un homme de paix à l'âge baroque, 1602-1661, Paris, Imprimerie nationale, 1981.
- Claude Dulong, Mazarin, Paris, Perrin, 1999. ISBN 2-7028-3639-9
- Claude Dulong, Anne d'Autriche: mère de Louis XIV, Paris, Perrin, 2000. ISBN 2-262-01601-1
- Pierre Goubert, Mazarin, Paris, Fayard, 1990. ISBN 2-213-01650-X
- Marie-Catherine Vignal-Souleyreau, Anne d'Autriche: la jeunesse d'une souveraine, Paris, Flammarion, 2006. ISBN 2-08-068810-3
Satira su Mazarino:
- Hubert Carrier, Les mazarinades: la presse de la Fronde (1648-1653), Genève, Droz, 1989.
- Christian Jouhaud, Mazarinades: la Fronde des mots, Paris, Aubier, 1985. ISBN 2-7007-0390-1
Voci correlate |
- Francia nell'età moderna
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