Repubblica Democratica Tedesca




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – "DDR" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi DDR (disambigua).



































































































































Germania Est









Germania Est – Bandiera Germania Est - Stemma
(dettagli) (dettagli)

Motto: Proletarier aller Länder, vereinigt Euch!
(Proletari di tutti i paesi, unitevi!)
East Germany 1956-1990.svg
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica Democratica Tedesca
Nome ufficiale Deutsche Demokratische Republik
Lingue parlate
Tedesco, sorabo
Inno Auferstanden aus Ruinen
Capitale
Coat of arms of Berlin (1935).svg Berlino Est
Politica
Forma di Stato Stato socialista
Forma di governo
Repubblica parlamentare[1]
Stato socialista
Capo di Stato
Presidente della Repubblica (fino al 1960),
Presidenti del Consiglio di Stato (dal 1960)
Presidenti del Consiglio Vedi lista
Organi deliberativi
Volkskammer, Länderkammer[2]
Nascita
1949 con Wilhelm Pieck
Causa Inizio della guerra fredda
Fine
1990 con Sabine Bergmann-Pohl
Causa Riunificazione tedesca
Territorio e popolazione
Bacino geografico Germania nord-orientale
Territorio originale Germania
Massima estensione
108 179 km² nel 1949
Popolazione 16 675 000 nel 1988
Economia
Valuta Marco
Commerci con
Unione Sovietica, 35 miliardi marchi nel 1978
Esportazioni
Prodotti meccanici (55%)
Importazioni Materie prime
Varie
Prefisso tel. +37
Sigla autom. DDR
Religione e società
Religioni preminenti
Luteranesimo, ateismo[3]
Religione di Stato nessuna (stato aconfessionale)
Religioni minoritarie
Cattolicesimo, ebraismo
DDR Verwaltungsbezirke farbig.svg
Evoluzione storica
Preceduto da
Merchant flag of Germany (1946–1949).svg Zone di occupazione della Germania
URSS Zona di occupazione sovietica
Succeduto da
Germania Germania






La Repubblica Democratica Tedesca (RDT) (in tedesco: Deutsche Demokratische Republik, abbreviato in DDR), comunemente indicata come Germania Est, fu uno Stato esistito dal 1949 al 1990 sul territorio corrispondente alla zona di occupazione della Germania assegnata all'Unione Sovietica alla fine della seconda guerra mondiale.


La capitale era posta a Berlino Est (divisa dal famoso muro dal settore ovest di Berlino, nel periodo che va dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989), nel cui quartiere Pankow ebbe sede la Presidenza, fino allo spostamento della sede allo Staatsratsgebäude, nel quartiere Mitte, nel 1964.




Indice






  • 1 Storia


  • 2 Ordinamento politico


  • 3 Geografia antropica


    • 3.1 Suddivisioni amministrative




  • 4 Forze armate e di polizia


  • 5 Popolazione, religione e lingua


  • 6 Televisione e radio


  • 7 Il problema dell'espatrio


  • 8 Economia


  • 9 Sport


    • 9.1 Il calcio




  • 10 La DDR nella memoria dei tedeschi dell'est


  • 11 Cultura


  • 12 Filmografia


    • 12.1 Filmografia in lingua tedesca


    • 12.2 Filmografia in lingua italiana




  • 13 Festività


  • 14 Note


  • 15 Bibliografia


  • 16 Voci correlate


  • 17 Altri progetti


  • 18 Collegamenti esterni





Storia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Repubblica Democratica Tedesca.

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«La Ddr? Ma che cosa vuole questa Ddr? Non è nemmeno un vero stato. Si regge solo sulle truppe sovietiche.»


(Lavrentij Pavlovič Berija, maggio 1953[4])

La RDT venne proclamata nel settore sovietico di Berlino il 7 ottobre 1949, facendo seguito alla proclamazione della Repubblica Federale di Germania ad opera del blocco occidentale pochi mesi dopo la fine del Blocco di Berlino attuato dai sovietici, queste due proclamazioni sancirono l'inizio della divisione della Germania. Nel 1953 una rivolta cominciata da rivendicazioni economiche operaie cercò di rovesciare il governo comunista, il quale però rimase ben saldo. Nel 1957 la RDT venne riconosciuta formalmente dall'URSS e dichiarata pienamente sovrana, ma truppe sovietiche vi rimasero stanziate, in base agli accordi della Conferenza di Potsdam, motivando la loro presenza come protezione della nazione dalla minaccia statunitense durante la guerra fredda.


La RDT aderì al Patto di Varsavia fin dal 1956. Venne ammessa all'ONU insieme alla Germania Ovest solo il 18 settembre 1973.


.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}Fino agli anni settanta, in Germania Ovest la DDR veniva indicata come Mitteldeutschland[senza fonte] ("Germania centrale"), poiché la locuzione "Germania Orientale" designava le regioni della Prussia Orientale, della Pomerania e della Slesia, annesse agli stati della Polonia e URSS dopo la seconda guerra mondiale. La DDR era spesso indicata anche come "SBZ" (Sowjetische Besatzungszone, "Zona di occupazione sovietica").


Con la salita al potere di Erich Honecker e la quasi contemporanea elezione a cancelliere di Willy Brandt in Germania Ovest, iniziò un periodo di riavvicinamento tra le due Germanie (Ostpolitik) con la creazione di rappresentanze diplomatiche permanenti e con visite ufficiali di capi di Stato e primi ministri, tra cui quella del presidente del Consiglio Italiano Bettino Craxi. L'Ostpolitik venne proseguita in misura assai più limitata dal successore Helmut Schmidt e cessò del tutto con l'ascesa al potere del conservatore Helmut Kohl.


A seguito dell'apertura delle frontiere tra Ungheria e Austria (l'11 settembre 1989) e della successiva caduta del Muro di Berlino seguita dalle elezioni libere,[5] fu riunificata alla Germania Ovest il 3 ottobre 1990 nell'attuale Germania.


Infatti, dal 9 novembre 1989 il Muro di Berlino, eretto dal governo comunista nel 1961 per impedire i massicci trasferimenti all'Ovest dei suoi cittadini, che si spostavano cercando migliori condizioni di vita oltre che per la sostanziale, opprimente mancanza di libertà vigente nella stessa RDT, poteva per la prima volta essere attraversato senza pericolo di vita.



Ordinamento politico |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Repubblica Democratica Tedesca.

L'ordinamento della Germania Est era in parte assimilabile a quello degli altri Stati socialisti, ma caratterizzato da significative specificità determinate dal contesto tedesco e dal modo in cui lo Stato aveva avuto origine.[6]


La posizione dominante nel sistema politico era affidata alla Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (SED, Partito di Unità Socialista di Germania), formata dalla fusione forzata dei comunisti del KPD coi socialisti dell'SPD, con la finalità della costruzione di una società senza classi. Questo partito però, contrariamente a quanto avveniva in altri regimi comunisti, non si vedeva attribuito dalla Costituzione il ruolo di partito guida. Esso non era l'unico partito ammesso. La SED era infatti affiancata da altri quattro partiti: i democratico-cristiani dell'Unione Cristiano Democratica, gli agrari del Partito Democratico Rurale, i liberaldemocratici del Partito Liberal-Democratico di Germania e i nazionaldemocratici del Partito Nazional-Democratico.


Il ruolo di questi quattro partiti era quello di raggruppare le classi piccolo-borghesi e contadine intorno al progetto politico operaio della SED. Un deputato della CDU ricoprì, ad esempio, per oltre sette anni la presidenza del Parlamento; un funzionario del partito presiedette per anni il Tribunale Superiore. Raccolti nel Fronte Nazionale, i cinque partiti controllavano ogni aspetto della vita politica, economica e sociale, centrale e locale, del Paese.


La Costituzione,[7] approvata il 30 maggio 1949 ed entrata in vigore il 7 ottobre dello stesso anno, istituiva un Parlamento con bicameralismo imperfetto diviso tra la Volkskammer (Camera del Popolo), composta da 400 membri eletti ogni 4 anni, a cui spettava il potere legislativo, e la Länderkammer (Camera dei Länder), avente funzione consultiva e di veto nelle questioni attinenti ai Land. Sei anni dopo la trasformazione dei Land in Bezirk (1952), distretti provinciali soggetti ad un molto più stretto controllo da parte del potere centrale, la Länderkammer venne abolita e il Parlamento divenne unicamerale.


Le elezioni per la Volkskammer si svolgevano sulla base della Lista unica redatta dal Congresso del Fronte Nazionale. La suddivisione dei seggi parlamentari era prefissata, sulla base di una concezione secondo la quale i deputati non rappresentavano il popolo, come nella tradizione occidentale, perché dotati di un mandato politico espresso dai cittadini elettori, ma perché rispecchianti socialmente il peso numerico dei ceti componenti l'elettorato.[8] Alla SED erano dunque assegnati d'ufficio il 25% dei seggi parlamentari, agli altri quattro partiti il 10,4% ciascuno, ai sindacati (FDGB) il 13,4%, l'8% sia all'organizzazione giovanile della Libera Gioventù Tedesca (FDJ) sia all'Associazione Democratica delle Donne (DFD), mentre i restanti seggi erano appannaggio dell'Unione delle Associazioni Culturali, comprendente artisti, scienziati e docenti universitari.


I poteri del capo dello Stato spettavano invece allo Staatsrat, il Consiglio di Stato, organo di direzione politica composto da 24 membri da cui dipendevano il Consiglio dei ministri e il Consiglio Nazionale di Difesa. La funzione egemone della SED si manifestava in un Diritto di Direttiva, praticamente vincolante, del Politbüro del partito verso lo Staatsrat e soprattutto nell'usuale unificazione nella stessa persona delle cariche di Segretario Generale della SED, di Presidente dello Staatsrat e di Presidente del Consiglio di Difesa, che in situazioni d'emergenza poteva fra l'altro emanare provvedimenti e leggi senza l'autorizzazione parlamentare.



Geografia antropica |



Suddivisioni amministrative |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Divisioni amministrative della Germania orientale.



I 15 Bezirk (distretti) dal 1952 al 1990




Le frontiere dei cinque Länder del settore sovietico nel 1947 (tratti viola) e i Länder ricostituiti dalla RDT nel 1990 (tratti rossi)




Berlino, 7 ottobre 1989: Parata celebrativa per i 40 anni dalla nascita della DDR, oltre ad Honecker, presidente della DDR ed altri dignitari tedeschi, sono presenti sul palco Jaruzelski, Ceaușescu e Gorbačëv




Berlino, 4 novembre 1989: manifestazione popolare per la democrazia ed un nuovo governo


Amministrativamente la Germania Est era divisa, dal 1952 al 1990, in 14 distretti (Bezirke): Rostock, Schwerin, Neubrandenburg, Magdeburgo, Potsdam, Francoforte sull'Oder, Halle, Lipsia, Cottbus, Erfurt, Gera, Suhl, Karl-Marx-Stadt e Dresda. La capitale era Berlino Est.












































































































Distretto
Superficie km²
Popolazione (1961)
Capoluogo
Sigla Aut.

Cottbus

8 261


805 800


Cottbus

Z, G


Dresda

6 738


1 875 600


Dresda

R, Y


Erfurt

7 325


1 241 700


Erfurt

L, F


Francoforte sull'Oder

7 185


677 100


Francoforte sull'Oder

E


Gera

4 004


742 000


Gera

N


Halle

8 771


1 958 100


Halle/Saale

K, V


Karl-Marx-Stadt

6 009


2 098 600


Karl-Marx-Stadt

T, X


Lipsia

4 962


1 509 600


Lipsia

S, U


Magdeburgo

11 527


1 369 000


Magdeburgo

H, M


Neubrandenburg

10 793


639 600


Neubrandenburg

C


Potsdam

12 568


1 146 700


Potsdam

D, P


Rostock

7 074


856 200


Rostock

A


Schwerin

8 672


598 700


Schwerin

B


Berlino Est

403


1 509 600


Berlino Est

I



Forze armate e di polizia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Nationale Volksarmee, Stasi e Volkspolizei.

Le forze armate della RDT prendevano il nome di Nationale Volksarmee, mentre quelle di polizia Volkspolizei. Vi era poi la Stasi, la polizia politica segreta nonché agenzia di spionaggio e controspionaggio.



Popolazione, religione e lingua |


La popolazione tedesco-orientale era nettamente inferiore a quella della Germania Ovest, data anche la sua minore estensione (circa i 2/5). L'urbanesimo era assai accentuato, visto che il 72% degli abitanti viveva in centri con oltre 2 000 abitanti (il 21% in centri con oltre 100 000 abitanti).


Le principali città, oltre Berlino Est (1 088 000 abitanti nel 1990), erano Lipsia (581 000 abitanti nel 1990), Dresda (504 000 abitanti nel 1990), Halle, Erfurt, Jena, Rostock e Karl-Marx-Stadt.


La lingua ufficiale era il tedesco. Inoltre esisteva una minoranza soraba.


A livello religioso, come negli altri stati socialisti, non veniva professato per legge l'ateismo di stato ma solo uno stato fortemente laico e aconfessionale; pur non essendoci una politica antireligiosa ufficiale, vi fu in certi periodi una certa attenzione e diffusione dell'ateismo da parte di istituzioni culturali pubbliche.[9] Il protestantesimo non venne mai particolarmente ostacolato e il cristianesimo venne dichiarato compatibile con l'edificazione del socialismo, mentre ci furono frizioni tra il governo della DDR e la chiesa cattolica.[10] Il governo comunista ricostruì molti edifici di culto distrutti durante la seconda guerra mondiale, come il Duomo di Berlino, di confessione luterana.


Tra il 46% e il 59% dei cittadini tedeschi del territorio della DDR (sia vissuti sotto la DDR sia i loro figli) si dichiarano atei e il 72% si dichiarano irreligiosi. Secondo molti studi e censimenti la ex Germania Est è la macroregione più atea nel mondo.[3][11]



Televisione e radio |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Censura nella Repubblica Democratica Tedesca.

La televisione e la radio della RDT erano controllate dallo Stato. Rundfunk der DDR (Radiodiffusione della DDR) è stata l'organo ufficiale di radiodiffusione dal 1952 fino alla riunificazione tedesca. La struttura aveva sede presso Funkhaus Nalepastraße a Berlino Est. Deutscher Fernsehfunk (DFF), a partire dal 1972-1990 nota come Fernsehen der DDR o DDR-FS, è stata l'emittente televisiva di Stato dal 1952.


Gran parte della DDR (ad eccezione di Dresda, l'isola di Rügen e la foce dell'Oder) poteva ricevere tuttavia le TV pubbliche dell'Ovest ARD e ZDF. La casa discografica di Stato, l'unica per altro in quanto gli LP e le cassette estere non erano ammesse all'importazione, era la Amiga, controllata direttamente dalla Rundfunk der DDR. Oltre alla produzione discografica interna, soprattutto musica classica e musica pop cantata solamente in lingua tedesca, l'Amiga stampava anche dischi di artisti e complessi esteri famosi, sempre su licenza, come ad esempio The Beatles, Pink Floyd, ABBA e Amanda Lear.


Famosi sono le stampe Amiga dei dischi di gruppi non appartenenti alla DDR, quasi sempre censurati,[senza fonte] tagliati (di tre album originali l'Amiga ricavava un unico prodotto commerciale). Gli artisti Pop più quotati della DDR venivano proposti anche per il mercato discografico della Germania Ovest tramite le stampe della Pool Records, sussidiaria della Teldec (Telefunken-Decca West Germany). L'Amiga esiste ancora oggi ma è stata privatizzata nel 1992, appartiene al gruppo discografico BMG (Bertelsmann Music Group) che ha riproposto negli ultimi anni quasi tutti gli album musicali della DDR in formato CD.



Il problema dell'espatrio |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Confine tra Germania Est e Germania Ovest.

Già pochi anni dopo l'instaurazione del regime, la Germania Est fu interessata da un notevole flusso migratorio verso la Germania Ovest. Nel 1961 pertanto la SED procedette alla chiusura delle frontiere con la RFT e all'edificazione del muro di Berlino, per impedire l'emigrazione verso la parte occidentale della città. L'art. 10 della Costituzione, che garantiva il diritto di espatrio, venne abrogato, mentre l'espatrio fu ribattezzato "fuga dalla Repubblica" e inserito, quale nuova fattispecie del codice penale, nella stessa sezione relativa ai delitti contro lo Stato. Le guardie di frontiera, (Grenztruppen der DDR), avevano l'ordine di arrestare chi, non autorizzato, tentasse di varcare il confine.


Formalmente l'espatrio non era vietato in maniera assoluta. Anzitutto l'impedimento riguardava solo i confini terrestri con la Germania Ovest e quelli marittimi nel mar Baltico con Danimarca e Svezia. Si poteva invece espatriare verso Paesi del Patto di Varsavia, anche perché il divieto di espatrio verso i Paesi occidentali fu adottato da ciascuno di essi. I pensionati potevano espatriare per trascorrere nell'Ovest le vacanze o incontrare i parenti. Chi voleva lasciare il Paese per trasferirsi all'estero incontrava molti più ostacoli: occorreva infatti inoltrare un'apposita richiesta al Ministero degli Esteri, la cui approvazione era però assai difficile. Oltretutto chi inoltrava la domanda rischiava di essere inserito negli elenchi dei sospetti della polizia segreta, la Stasi (Staatssicherheit). Reiterarla più volte, in caso di mancata risposta o a seguito di rifiuto, poteva anche comportare il carcere.


La chiusura dei confini durò fino al 1989. Agli inizi dell'anno nulla lasciava pensare all'abrogazione del divieto di espatrio: nonostante la glasnost' avviata dal presidente sovietico Michail Gorbačëv, il presidente tedesco-orientale Erich Honecker dichiarò che il muro avrebbe diviso Berlino per altri 100 anni, mantenendo saldamente il regime su posizioni totalitarie. Ma al contempo l'Ungheria decise di aprire le frontiere con l'Austria: ciò permetteva ai cittadini della RDT di poter raggiungere la RFT, passando per Cecoslovacchia, Ungheria e Austria. Fu così che la DDR si vide costretta ad abrogare il divieto di espatrio e lasciar abbattere, il 9 novembre, il muro.



Economia |




Inaugurazione del monumento a Karl Marx a Karl-Marx-Stadt, oggi Chemnitz il 9 ottobre 1971.






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Lo stesso argomento in dettaglio: Economia della Repubblica Democratica Tedesca.

Nella RDT il controllo del regime sull'economia fu forse il più forte tra tutti gli altri Paesi del Patto di Varsavia. Di fronte a un Paese devastato dalla seconda guerra mondiale, la SED riuscì fin dalla fine degli anni quaranta a creare un sistema economico molto industrializzato e competitivo. Un'agricoltura autosufficiente, una sviluppata industria chimica e siderurgica in un territorio ricco di lignite e di potassa, un sistema stradale e ferroviario, per quanto limitato in assoluto, comunque superiore a quello dei Paesi fratelli, resero la RDT ai primi anni sessanta il fiore all'occhiello industrializzato del mondo comunista e il più avanzato sul piano economico.


Il diritto a un lavoro era sancito per legge. Per raggiungere questo obiettivo era lo stato a creare posti di lavoro. La maggior parte delle persone lavoravano in aziende statali oppure in consorzi. I salari e gli stipendi non erano uguali per tutti, ma le differenze erano minime. Un commesso guadagnava 600-800 marchi al mese, un ingegnere al massimo 1200 marchi. Alcuni artigiani guadagnavano più delle persone con un titolo di studio. Il sistema scolastico (come quello sanitario) era gratuito per tutta la popolazione: ciò comportava che tutti i bambini avevano la possibilità di andare all'asilo nido. Le madri avevano diritto a ricevere una sovvenzione economica per la maternità nel periodo compreso tra sei settimane prima del parto a sei settimane dopo. Gli appartamenti avevano affitti alla portata di tutti, ma soprattutto non subivano aumenti per decenni. Un appartamento di quattro stanze costava 94,80 marchi, incluso il costo del riscaldamento. Nella media un metro quadrato al mese costava 1 marco. C'erano alcune scomodità però, come il fatto che la qualità costruttiva fosse scarsa e la manutenzione scadente. Diversa era la situazione per i condomini riservati alle famiglie delle alte figure politiche. L'assegnazione degli appartamenti avveniva da parte dell'amministrazione comunale in base alla situazione familiare. Gli studenti non ricevevano quasi mai un appartamento proprio ma vivevano in alloggi comuni. Con il matrimonio una coppia aveva il diritto di avere un appartamento, più piccolo per i primi tempi, più grande successivamente.


Il livello di benessere della popolazione era tuttavia di gran lunga inferiore a quello della RFT e forse fu questo confronto coi "cugini" dell'Ovest ad indurre i dirigenti orientali a rafforzare la morsa sul panorama economico. In un primo tempo il divario tra le due Germanie fu imputato all'ingente debito che la RDT aveva con l'URSS per gli aiuti di ricostruzione. Ma già nel 1969, di fronte ad uno spaventoso deficit pubblico, lo Stato non seppe modernizzare l'economia alle esigenze reali della popolazione. Ne risultò una crisi dei beni di consumo, oltre all'arretratezza che l'assenza di una competizione tra imprese generava nell'economia tedesco-orientale. Ad esempio, i cittadini dovevano attendere anni prima di acquistare automobili, che potevano peraltro essere solo le Trabant (oggi divenute veri pezzi da collezione per gli appassionati di auto), le Wartburg e pochi altri modelli. Il tempo di attesa per un'automobile poteva anche oltrepassare i 10 anni.[12][13]


Occasionalmente viene ribadito un alto reddito medio pro capite nella Germania Est; secondo una fonte divulgativa italiana nel 1987 sarebbe stato di 7180 $ contro i 6390 $ dell'Italia.[14] Un tale confronto è però basato sulla parità rispetto al Marco Occidentale, mentre al cambio la valuta non convertibile otteneva nella media degli anni il 20% del valore nominale. Anche il valore d'acquisto non è direttamente paragonabile, dato che da una parte molti prezzi al consumatore erano sovvenzionati, dall'altra molti prodotti non potevano essere acquistati con la valuta ufficiale. Un indice piuttosto preciso è il Richtungskoeffizient, adottato dalla stessa DDR per contabilizzare internamente il commercio con gli Stati occidentali, giunto nel 1988 al fattore di 1:4,4.[15]


La disparità economica tra le due Germanie è rimasta evidente anche all'indomani dell'unificazione. Nonostante le politiche del governo federale a favore dei territori dell'ex-DDR, questi ultimi restano ancora oggi la zona economicamente meno avanzata del Paese.



Sport |



Il calcio |






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Lo stesso argomento in dettaglio: DDR-Oberliga.

Il massimo campionato di calcio della Germania Est era la DDR-Oberliga, istituita nel 1948 e soppressa nel 1991.



La DDR nella memoria dei tedeschi dell'est |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Ostalgie.

Nel 2009, dopo 20 anni dall'annessione alla Repubblica Federale Tedesca, la maggioranza dei tedeschi dell'est rimpiangeva le condizioni di vita nella DDR. La clamorosa rivelazione emerse da un sondaggio dell'Istituto Emnid, commissionato dal governo tedesco, rivelato il 26 giugno 2009 dal quotidiano Berliner Zeitung.[16] Secondo questo sondaggio, il 49% degli intervistati era convinto che «... la Ddr aveva più lati positivi che negativi. C'era qualche problema, ma si viveva bene». Un altro 8% affermava che «... la Ddr aveva soprattutto aspetti positivi. Si viveva più felici e meglio di quanto si fa oggi nella Germania riunificata».


Nel 2006 a Berlino ha aperto il DDR Museum, un museo interattivo che racconta aspetti politici, culturali e di vita quotidiana nella DDR.



Cultura |


Nella RDT la cultura e l'istruzione venivano promosse e regolamentate in base alla dottrina statale. La costituzione del 1968 propagandava una cultura socialista, una vita ricca di cultura per i lavoratori e uno stretto legame degli artisti con la vita del popolo. "Cultura del corpo, sport e turismo sono elementi della cultura socialista votato ad un pieno sviluppo fisico e spirituale dei cittadini."


Teatro e cabaret erano diffusi nella RDT e a Berlino esisteva una scena culturale attiva. La celebre Semper Oper di Dresda, distrutta durante la seconda guerra mondiale, venne riaperta nel 1985. Il Friedrichstadt-Palast a Berlino è l'ultimo grande sontuoso edificio eretto nella RDT.


Peculiare nella cultura della RDT è l'esistenza di un ampio spettro di gruppi musicali di rock tedesco.[senza fonte] La loro gamma va dal dichiarato "rock di Stato" come quello dei Puhdys fino a gruppi musicali più critici come Tilly e Renft. Alcune formazioni come Karat o City hanno anche festeggiato anche successi internazionali.



Filmografia |



Filmografia in lingua tedesca |




  • I bambini di Golzow (Die Kinder von Golzow) (1961)


  • Quella Trabant venuta dall'Est (Go Trabi Go), regia di Peter Timm (1991)


  • Go Trabi Go 2 - Das war der wilde Osten, regia di Wolfgang Buld e Reinhard Klooss (1992)


  • La promessa (Das Versprechen), regia di Margarethe von Trotta (1995)


  • Helden wie wir, regia di Sebastian Peterson (1999)


  • Sonnenallee, regia di Leander Haußmann (1999)


  • Il silenzio dopo lo sparo (Die Stille nach dem Schuß), regia di Volker Schlöndorff (2000)


  • Berlin Is in Germany, regia di Hannes Stöhr (2001)


  • Der Zimmer-Springbrunnen, regia di Peter Timm (2001)


  • Good Bye, Lenin!, regia di Wolfgang Becker (2003)


  • Heimat 3 - Cronaca di una svolta epocale (Heimat 3 - Chronik einer Zeitenwende), regia di Edgar Reitz (2004)


  • Kleinruppin forever, regia di Carsten Fiebeler (2004)


  • NVA, regia di Leander Haußmann (2005)


  • Le vite degli altri (Das Leben der Anderen), regia di Florian Henckel von Donnersmarck (2007)


  • Wir wollten aufs Meer, regia di Toke Constantin Hebbeln (2012)


  • La scelta di Barbara (Barbara), regia di Christian Petzold (2012)


  • Deutschland 83 (2015)


  • Deutschland 86 (2018)



Filmografia in lingua italiana |




  • Totò e Peppino divisi a Berlino, regia di Giorgio Bianchi (1962)


  • Il tunnel della libertà - miniserie tv (2004)



Festività |











































































Data
Nome italiano
Nome tedesco
Note
1º gennaio

Capodanno

Neujahr
 
8 marzo

Giornata Internazionale della Donna

Internationaler Frauentag
Semplice ricorrenza.
Variabile

Venerdì Santo

Karfreitag
 
Variabile

Pasqua

Ostersonntag
Prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera.
Variabile

Lunedì dell'Angelo

Ostermontag
Lunedì di Pasqua, Pasquetta, non più festa ufficiale dal 1967.
1º maggio

Festa dei lavoratori

Tag der Arbeit

Variabile

Festa del papà / Ascensione

Vatertag / Christi Himmelfahrt
Il primo giovedì dopo la 5ª domenica di Pasqua. Semplice ricorrenza.
Variabile

Lunedì di Pentecoste

Pfingstmontag
Cade nel cinquantesimo giorno dopo la domenica di Pasqua
7 ottobre
Festa della Repubblica

Tag der Republik

Festa nazionale
25 dicembre

Natale

1. Weihnachtsfeiertag
Nascita di Gesù Cristo
26 dicembre

Santo Stefano

2. Weihnachtsfeiertag
Secondo festivo di Natale


Note |




  1. ^ Almeno fino alla morte di Wilhelm Pieck nel 1960, le istituzioni della RDT erano formalmente simili a quelle di una Repubblica parlamentare e la sua costituzione era simile formalmente, a quella di una Democrazia liberale


  2. ^ Camera abolita nel 1958


  3. ^ ab
    (EN) East Germany the "most atheistic" of any region, Dialog International, 2012. URL consultato il 24 maggio 2009.
    «L'ateismo è il più "forte" nei paesi europei del nord-ovest, quali la Scandinavia e gli ex stati sovietici (Polonia esclusa). La ex Germania Est ha la più alta percentuale di persone che dicono di non aver mai creduto in Dio (59%) [...].».
    (Traduzione propria)



  4. ^ (RU) A. I. Kokurin e A.I Požarov, Novij kurs L.P.Berii, in Istoričevskij archiv, 4, 1996, pp. 132-164, citato in Andrea Graziosi, L'Unione Sovietica in 209 citazioni, Bologna, Il Mulino, ISBN 88-15-11282-0, P. 133


  5. ^ Elezioni parlamentari in Germania Est del 1990


  6. ^ "Il Grande Atlante", editrice Rizzoli, Milano 1980. Dall'opera è tratta gran parte delle informazioni contenute nella sezione.


  7. ^ La Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca è integralmente consultabile nella sua traduzione in lingua italiana al seguente indirizzo: http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19491007_germaniaRepubblicaDemocratica_ita.pdf


  8. ^ Nella "teoria generale del diritto", la "rappresentanza" di un soggetto capace può sostenersi solo sulla base di un mandato liberamente conferito dal rappresentato. Cfr. PERASSI, Introduzione alle scienze giuridiche, Padova, 1967.


  9. ^ Fulbrook, "The Limits Of Totalitarianism: God, State and Society in the GDR"


  10. ^ Stephen R. Bowers, "Private Institutions in Service to the State: The German Democratic Republic's Church in Socialism," East European Quarterly, Spring 1982, Vol. 16 Issue 1, page 73–86


  11. ^ (EN) WHY EASTERN GERMANY IS THE MOST GODLESS PLACE ON EARTH, Die Welt, 2012. URL consultato il 24 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2012).
    «La statistiche che colpiscono di più sono quelle dei giovani di età inferiore ai 28 anni: più del 71% di quelli della Germania Est in questo gruppo di età dicono di non aver mai creduto nell'esistenza di Dio. Ciò è quello che si vede nel gruppo fra i 38 e i 47 anni di età, tra i quali i non-credenti sono il 72.6%. [...] Approssimativamente il 46% di quelli intervistati nella Germania Est si dichiarano atei, in confronto al [...] 4.9% della Germania Ovest. [...] Nella Germania Est il trend si rafforza effettivamente nel tempo: tra il 1991 e il 2008 il numero di atei è aumentato del 3.4% mentre nello stesso periodo in Russia il numero è sceso dell'11.7% .».
    (Traduzione propria)



  12. ^ Autos in der DDR | MDR.DE Archiviato il 18 aprile 2009 in Internet Archive.


  13. ^ (DE) Wartburgbestellung, Wartburg 353 bis 1.3 und RS 1000 (PDF), su andreas-e-koch.de.


  14. ^ AAVV, Atlante Enciclopedico Touring Volume 2: Europa, Milano, Touring Club Italiano, 1987. ISBN 88-365-0299-7


  15. ^ (DE)
    [1][collegamento interrotto]



  16. ^ (DE) Umfrage belegt enttäuschte Hoffnungen der Wendezeit: Mehrheit im Osten sieht die DDR positiv|Archiv - Berliner Zeitung



Bibliografia |




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  • Eva Banchelli, Taste the East: Linguaggi e forme dell'Ostalgie, Sestante Edizioni, Bergamo 2006, ISBN 88-87445-92-3.

  • Vladimiro Giacchè, Anschluss. L'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa, Imprimatur Editore, Reggio Emilia 2013, ISBN 88-68304-45-7.

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  • Lilli Gruber – Paolo Borella, Quei giorni a Berlino. Il crollo del Muro, l'agonia della Germania Est, il sogno della riunificazione: diario di una stagione che ha cambiato l'Europa, RAI-ERI (collana: Antenne, Volume: 3), Roma 1990, ISBN 88-397-0594-5.

  • Erich Honecker, Appunti dal carcere, Nemesis Edizioni, Milano 2010, ISBN 978-88-97105-01-5.

  • Guido Knopp, Goodbye DDR. La storia, la politica e la vita nella Germania dell'Est prima della caduta del muro di Berlino, Hobby & Work Publishing, 2006, ISBN 88-7851-345-8.

  • Charles S. Maier, Il crollo. La crisi del comunismo e la fine della Germania est, Il Mulino (collana Biblioteca storica), 1999, ISBN 88-15-07212-8.

  • Francesco Radice, Il muro di Berlino, Sistema Editoriale SE-NO, Roma 2001, ISBN 88-88293-01-9.

  • Enzo Rava, Vita quotidiana drammatica e balorda dietro il muro di Berlino, Roma, Manifestolibri, 2004, ISBN 978-88-7285-356-6.

  • Ellen Sesta: Il tunnel della libertà. 123 metri sotto il Muro di Berlino: la straordinaria avventura di due italiani a Berlino nel 1961, Garzanti Libri, ISBN 88-11-74029-0.

  • Bruno Zoratto, Gestapo rossa. Italiani nelle prigioni della Germania dell'Est, SugarCo (Collana: Testimonianze), Milano 1992, ISBN 88-7198-128-6.



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Collegamenti esterni |





  • [2][collegamento interrotto]RAI - La delusione dopo l'annessione

  • RAI - La storia siamo noi - Ostalghia
    [collegamento interrotto], su lastoriasiamonoi.rai.it.

  • Il “muro di Berlino” nell'era kennedyana, su instoria.it.

  • Hans Modrow, "Fu in realtà un anschluss, un'annessione", in Left numero 44 (pagine 16-18), 6 novembre 2009 (PDF), su avvenimentionline.it. URL consultato il 26 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).

  • (FR) Christa Luft, "L'économie de la RDA après l'union monétaire", in Économie Prospective internationale n° 43 3eme trimestre 1990

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  • (DE) Vivere nella DDR, su forum-ddr-grenze.de.

  • Come si viveva a Berlino est, su berlin-kombinat-blog.net.

  • La vita a Berlino est durante la DDR raccontata da Kerstin, su berlin-kombinat-blog.net.

  • Vita di una italiana a Berlino ovest negli anni del muro, su berlin-kombinat-blog.net.

  • A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino, su senzatregua.it.


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