Ancona
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Ancona comune | |||
---|---|---|---|
Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Marche | ||
Provincia | Ancona | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Valeria Mancinelli (PD) dall'11-6-2013[1] (2º mandato dal 25-6-2018) | ||
Territorio | |||
Coordinate | 43°37′N 13°31′E / 43.616667°N 13.516667°E43.616667; 13.516667 (Ancona) | ||
Altitudine | 16 m s.l.m. | ||
Superficie | 124,84[2]km² | ||
Abitanti | 100 993[3](30-09-2018) | ||
Densità | 808,98 ab./km² | ||
Frazioni | Aspio, Candia, Casine di Paterno, Gallignano, Ghettarello, Massignano, Montacuto, Montesicuro, Paterno, Poggio di Ancona, Sappanico, Varano. | ||
Comuni confinanti | Agugliano, Camerano, Camerata Picena, Falconara Marittima, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 60121-60131 | ||
Prefisso | 071 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 042002 | ||
Cod. catastale | A271 | ||
Targa | AN | ||
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) | ||
Cl. climatica | zona D, 1 688 GG[4] | ||
Nome abitanti | anconetani, anconitani | ||
Patrono | Ciriaco di Gerusalemme | ||
Giorno festivo | 4 maggio | ||
Cartografia | |||
Ancona | |||
Posizione del comune di Ancona nel territorio dell'omonima provincia | |||
Sito istituzionale | |||
Ancona (AFI: /anˈkona/[5][6], ; Ancona in anconitano) è un comune italiano di 100 993 abitanti[3], capoluogo della provincia omonima e delle Marche.
Affacciata sul mar Adriatico, possiede uno dei maggiori porti italiani[7]. Città d'arte ricca di monumenti e con 2.400 anni di storia, è uno dei principali centri economici della regione, oltre che suo principale centro urbano per dimensioni e popolazione.
Protesa verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. I Greci di Siracusa, che fondarono la città nel 387 a.C., notarono la forma di questo promontorio e per questo motivo chiamarono la nuova città Ἀγκών, 'Ankón, che in greco significa gomito[8].
L'origine greca di Ancona è ricordata dall'appellativo con la quale è conosciuta: la "città dorica".
In base a studi statistici[A 1], la sua area metropolitana interessa dai 180.000 ai 350.000 abitanti, a seconda dei parametri di riferimento usati[9].
Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Clima
2 Storia
2.1 Periodo antico
2.2 Medioevo
2.3 Periodo moderno
2.4 Periodo napoleonico
2.5 Periodo risorgimentale
2.6 L'adesione al Regno d'Italia
2.7 Dal Novecento ai giorni nostri
2.8 Simboli
2.9 Onorificenze
3 Monumenti e luoghi d'interesse
3.1 Architetture religiose
3.2 Architetture civili e militari
3.3 Siti archeologici
3.4 I luoghi urbani più rappresentativi
3.4.1 Giardini e parchi urbani
3.5 Il Parco del Conero
3.5.1 Le valli di Pietralacroce
3.5.2 I fondali marini
3.6 Selva di Gallignano e Orto Botanico Universitario
3.6.1 Ambiente
3.6.2 Fauna
3.6.3 Flora e vegetazione
3.6.4 Come raggiungere il sito
3.6.5 Orto Botanico
4 Società
4.1 Evoluzione demografica
4.2 Etnie e minoranze straniere
4.3 Comunità ebraica di Ancona
4.4 Lingue e dialetti
4.5 Tradizioni e folclore
4.5.1 Festa del mare ed eventi collegati
4.5.2 La Venuta
4.5.3 Carnevale
4.5.4 Fiera di maggio
4.5.5 Festa della Madonna del mare
4.5.6 Festival del dialetto
4.5.7 La salita al Monte
4.5.8 Festa del Covo
4.6 Miti e leggende
4.6.1 Il mito di Diomede
4.6.2 Gli specchi ustori
4.6.3 La campana sommersa
4.6.4 I leoni del Duomo e la leggenda del Calmucco
4.6.5 La storia di Mosciolino
4.7 Istituzioni, enti e associazioni
4.7.1 Strutture sanitarie
4.8 Qualità della vita
5 Cultura
5.1 Biblioteche ed altre istituzioni culturali
5.2 Istruzione universitaria
5.3 Musei
5.4 Media
5.4.1 Stampa
5.5 Ancona nell'arte
5.5.1 Pittura e scultura
5.5.2 Letteratura
5.5.2.1 Autori odierni
5.6 Cinema
5.7 Storia dell'Arte
5.7.1 Arte antica
5.7.2 Arte medievale
5.7.3 Rinascimento e Manierismo
5.7.4 Barocco e Neoclassicismo
5.7.5 Ottocento e Novecento
5.7.6 L'arte dei nostri giorni
5.8 Teatro
5.9 Cucina
6 Geografia antropica
6.1 Urbanistica
6.2 Suddivisioni amministrative
7 Economia
7.1 Servizi finanziari
7.2 Industrie
7.3 Pesca
7.4 Servizi e commercio
7.5 Fiere
7.6 Turismo
8 Infrastrutture e trasporti
8.1 Strade
8.2 Ferrovie
8.3 Aeroporto
8.4 Porto
8.5 Mobilità urbana
9 Amministrazione
9.1 Consolati
9.2 Gemellaggi
10 Toponimi derivati
11 Sport
11.1 Impianti sportivi
12 Note
12.1 Annotazioni
12.2 Fonti
13 Bibliografia
14 Voci correlate
15 Altri progetti
Geografia fisica |
Territorio |
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La città di Ancona sorge sulla costa dell'Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali del monte Conero o monte d'Ancona. Questo promontorio dà origine a un golfo, il golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale.
Ad Ancona il sole sorge e tramonta sul mare; il fenomeno è dovuto alla forma a gomito del suo promontorio, bagnato dal mare sia a est che a ovest ed è tipico dei litorali con posizione geografica simile[A 2].
Altra particolarità geografica di Ancona è la possibilità di osservare, nelle giornate molto serene, dalla sommità delle varie colline cittadine, le montagne della Dalmazia al di là dell'Adriatico; il fenomeno è possibile per due motivi: perché il promontorio su cui sorge la città si spinge verso est diminuisce la distanza tra la costa italiana e l'altra sponda ed anche perché l'altezza delle colline amplia il raggio dell'orizzonte. Di solito accade alcune decine di volte all'anno, specie in corrispondenza dell'alba.
La città possiede varie spiagge, sia di costa alta sia di costa bassa. Tra quelle del primo tipo, la più centrale è quella del Passetto, con grandi scogli bianchi, tra i quali la Seggiola del Papa (uno dei simboli della città) e lo scoglio del Quadrato. Altre spiagge rocciose, raggiungibili con impervi sentieri, si susseguono verso Sud; tra esse si deve ricordare la lunga spiaggia libera di Mezzavalle. La più nota spiaggia a Sud di Ancona è Portonovo, posta sotto il Monte Conero, con tipici sassi bianchi e arrotondati, sede di attrezzature turistiche. A Nord del porto la costa è bassa; in questa zona è da ricordare la spiaggia attrezzatissima di Palombina, sabbiosa, di carattere urbano e con un'aria vivacemente popolare, con panorama sul golfo dorico e bordata dalla linea ferroviaria.
Dal punto di vista orografico il territorio urbano è contraddistinto da un'alternanza di fasce collinari e di alcune vallate. La fascia di colline più settentrionale, affacciata direttamente sul mare, comprende il colle Guasco, il colle dei Cappuccini e infine monte Cardeto. Più a sud si trova la vallata un tempo detta Piana degli Orti, attraversata dai tre corsi principali e dal Viale della Vittoria.
Vi è poi la seconda fascia collinare, con il colle Astagno, il colle di Santo Stefano, monte Pulito, monte Pelago e infine il monte Santa Margherita.
La vallata che si trova ancora a Sud è costituita da valle Miano e dal Piano San Lazzaro, occupato dal quartiere omonimo, il solo pianeggiante della città.
A sud di questa valle si estende la fascia di colline periferiche; le ultime zone urbanizzate occupano la vallata dei Piani della Baraccola.
Il luogo dove sorge Ancona rientra nella zona a sismicità medio-alta, è classificata di livello 2 dalla Protezione Civile.[10]
Clima |
Secondo la classificazione Köppen, Ancona, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cfa e Csa, perché un mese di estate riceve una quantità di precipitazioni superiore a 40 millimetri.[11][12]
Il clima di Ancona (classificazione climatica: zona D, 1.688 GG) è caratterizzato dall'unione di elementi tipicamente continentali con altri spiccatamente mediterranei. Lo si può accomunare a quello di altre città del versante nord del Mediterraneo centro-orientale, quali Salonicco o Istanbul. Se dal punto di vista termico sono evidenti le influenze mediterranee, che stemperano i rigori invernali e la calura estiva, dal punto di vista pluviometrico la città non conosce la "secca" estiva tipica delle altre località a clima mediterraneo (l'andamento delle piogge è quantomai regolare, con addirittura un massimo assoluto proprio ad agosto[13]).
Gli inverni sono moderatamente freddi e umidi (media gennaio +5 °C), con precipitazioni abbastanza frequenti e possibilità di nebbia (sebbene gennaio sia il mese meno piovoso dell'anno, con una media di 43 mm). La neve non cade spessissimo in città, mentre è più frequente nelle frazioni collinari.
Le precipitazioni nevose sono probabili ogni qual volta si ha un'irruzione d'aria fredda dai quadranti settentrionali (nord Europa) o da quelli orientali (Russia e Balcani), in quanto le masse d'aria fredda o gelida si umidificano passando sopra il mare Adriatico, oppure interagiscono con le depressioni presenti nel centro del Mediterraneo. Il decennio 2000-2010 è stato il meno nevoso della storia recente di Ancona, ma anche nell'ultima parte degli anni novanta si è assistito a un drastico calo delle nevicate rispetto agli inverni precedenti. Tra il primo e il secondo dopoguerra la città aveva una media nivometrica di circa 20 cm annui. Le ultime nevicate di rilievo, con accumuli intorno ai 50 cm, si sono verificate nel gennaio 1985, nel febbraio 1991, nel dicembre 1996 e 2010[14] e nel febbraio 2018. Da segnalare il nevone del febbraio 2012: l'intensa ondata di gelo e neve che ha colpito buona parte d'Italia ha interessato in maniera significativa la città, con accumulo totale di neve di uno - due metri nelle frazioni collinari e di 50 – 100 cm. nell'area cittadina (valori del genere non si riscontravano dal 1956)[15][16]. Le temperature negative sono abbastanza comuni tra dicembre e febbraio[A 3], e nei dintorni del capoluogo sono state registrate punte assolute fin sui -10 / -15 °C (vedi 1985, 1991, 1996 ecc.).
Le stagioni intermedie sono assai variabili e presentano caratteristiche ora proprie della stagione precedente, ora di quella successiva (basti pensare ai colpi di coda invernali, possibili fino ad aprile inoltrato, o alle temperature estive riscontrabili ogni tanto sia ad ottobre che a novembre).
L'estate è invece calda e piuttosto afosa (media agosto +22,5 °C), data la vicinanza del mare. I temporali sono frequenti specie ad agosto e inizio settembre, quando possono assumere le caratteristiche di veri e propri nubifragi. Picchi di caldo notevoli si hanno in concomitanza di avvezioni dal vicino nord-Africa.
I venti caratteristici di Ancona e della zona circostante sono i seguenti: la Bora da N-N/E, che spira a volte con violenza e che è in grado di causare rovinose mareggiate; lo Scirocco, da S/E, umido e spesso piovoso (afoso d'estate); il Garbino, da W – S/W, vento di caduta dall'Appennino che spira con maggiore frequenza in autunno e in primavera, ma possibile in ogni stagione. Questo vento provoca sbalzi termici notevoli, facendo impennare la temperatura e causando vistosi cali dell'umidità relativa (effetto fohn). D'inverno può portare a valori massimi anche di +20° e oltre, mentre d'estate fa sì che le temperature tocchino valori di oltre +35° (il record assoluto, di +40,8 °C, risale al luglio 1968).
Gli eventi meteorologici più significativi della storia recente di Ancona sono:
- l'alluvione del 5 settembre 1959, quando caddero oltre 200 mm di pioggia in poche ore: la città fu sconvolta da una grave inondazione che colpì tutta la parte bassa, provocando 10 vittime e danni ingentissimi.
- il nevone del 1929, quando in città il manto bianco superò il metro di altezza.
Storia |
Alcune costanti caratterizzano la storia bimillenaria della città: anzitutto il legame con il mare, poi un particolare attaccamento alla libertà e all'indipendenza, che la condusse a subire ripetuti assedi, infine un disinteresse per l'espansione territoriale. In definitiva, Ancona fu una città che si difese spesso e con energia, non si impegnò mai in guerre di conquista, e dedicò le sue forze migliori alla navigazione e alle attività portuali. Questa unità di intenti della popolazione permise spesso di superare gli interessi di parte; perciò i conflitti sociali, che in alcune epoche caratterizzarono la storia di altre città, ad Ancona non furono mai significativi.
Contrariamente a ciò che succede in altre regioni, Ancona è capoluogo di regione non perché dominò in qualche epoca il territorio circostante (la Marca anconitana fu una realtà più geografica che politica), ma perché, oltre ad essere da sempre il centro più importante, ha nella sua storia l'esempio più evidente dello spirito di autonomia e di indipendenza tipico di tutte le città delle Marche, regione contraddistinta proprio dalla pluralità.
Periodo antico |
I primi insediamenti sorsero nell'Età del bronzo; successivamente, nell'Età del ferro, Ancona fu un villaggio piceno[17].
Con il nome di Ankón divenne una città nel 387 a.C.[A 4]: in quell'anno un gruppo di Greci siracusani, esuli dalla tirannide di Dionisio, fondò una colonia[18] sulle pendici del colle ora chiamato Guasco; sulla sommità del colle sorse l'acropoli, con il tempio dedicato a Afrodite[19]. Dato che i siracusani fondatori della città erano greci di stirpe dorica, Ancona è fin dall'epoca antica chiamata "la città dorica". Una delle più importanti caratteristiche di questa polis è il suo persistente attaccamento al carattere greco e la sua resistenza culturale alla romanizzazione[20]
All'arrivo dei Romani nel Piceno Ancona attraversò un periodo di transizione tra la civiltà greca e quella romana. Le tappe principali della romanizzazione sono due: il 133 a.C., quando ci fu la deduzione di una colonia romana nell'agro anconitano in seguito alla Lex Sempronia Agraria, e il 90 a.C. quando fu istituito il municipio romano in seguito alla Guerra Sociale. Da quell'anno Ancona può dirsi città romana, pur rimanendo per alcuni decenni un'isola linguistica e culturale greca[21]. In età imperiale svolse per Roma la funzione di collegamento marittimo con l'Oriente e per questo l'imperatore Traiano ne ampliò il porto.
Medioevo |
Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente Ancona, come tutta la penisola, fu soggetta prima al dominio di Odoacre e poi degli Ostrogoti (493-553). Dopo la guerra gotica fu tra i possessi dell'Impero bizantino e dopo l'arrivo in Italia dei Longobardi rimase ancora possesso dell'Impero Bizantino, costituendo insieme a quattro altre città la Pentapoli marittima. Nel 774 la città passò allo Stato Pontificio. Con l'istituzione del Sacro Romano Impero la città fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo, comprese quasi tutta l'odierna regione Marche.
Alla fine del XII secolo Ancona iniziò a reggersi come libero comune e repubblica marinara, la Repubblica di Ancona[22][23]. Per difendere la propria indipendenza si scontrò sia con il Sacro Romano Impero[A 5], che tentò ripetutamente di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia[24], che non accettava nell'Adriatico altre città marinare. Nell'assedio del 1173[25] da parte dell'imperatore Federico I Barbarossa si distinsero le gesta di Stamira, eroina anconitana (alla quale sono intitolati uno dei corsi principali ed una piazza del centro cittadino di Ancona), e del sacerdote Giovanni di Chio. Tale assedio si concluse in favore dei difensori anconetani, grazie alle forze congiunte di Bertinoro e Ferrara guidate rispettivamente dalla contessa Aldruda Frangipane e dal nobile Guglielmo Marcheselli, che arrivarono in aiuto della città ormai allo stremo, costringendo l'esercito imperiale guidato dall'arcivescovo Cristiano di Magonza a ritirarsi.
Periodo moderno |
Agli inizi del XVI secolo, a causa della scoperta dell'America e della caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi, il centro dei commerci iniziò a spostarsi dal Mediterraneo all'Atlantico e per tutte le città marinare italiane, compresa Ancona, iniziò un periodo di recessione che raggiunse il suo apice nel XVII secolo.
Tuttavia, agli inizi del 1500, Ancona era ancora florida, anzi aveva la nomea di essere una delle città più ricche d'Italia. Ciò destò la cupidigia del papa Clemente VII, il quale, ansioso di reintegrare le vuote casse vaticane dopo il Sacco di Roma del 1527, cedette il governo della città al cardinale di Ravenna Benedetto Accolti per una somma tra i 5700 ducati d'oro ed i 20000 scudi d'oro l'anno[26], nominandolo Legato pontificio della Marca di Ancona.
La perdita della libertà fu segnata dalla costruzione della Cittadella progettata dall'architetto Antonio da Sangallo il Giovane, offerta dal papa alla città con il pretesto di fornirle difesa da un imminente attacco da parte dei turchi, ma in realtà realizzata per mantenere Ancona strettamente sotto il dominio papale, con la maggior parte dei cannoni puntati sulla città e sulle sue principali vie di accesso. Il 19 settembre 1532, infatti, papa Clemente VII vincolò Ancona alla Santa Sede[27].
Nonostante l'imprigionamento del cardinal Accolti deciso dal nuovo papa Paolo III Farnese, il riconoscimento dell'innocenza dei cinque nobili anconetani giustiziati sommariamente dall'Accolti ed il ritorno in città degli esiliati (il ritorno alla libertà è simboleggiato nel grande dipinto commissionato al pittore veneziano Lorenzo Lotto, detto Pala dell'Alabarda, conservato nella Pinacoteca civica), con il ripristino di una qualche autonomia del Senato anconetano, la città non fu più libera di autodeterminarsi, ma rimase sotto lo stretto controllo dei legati pontifici nominati di volta in volta dal Vaticano.
La perdita della libertà condusse a partire dalla seconda metà del Cinquecento ad una lenta decadenza che durò oltre un secolo e che si interruppe solo nel 1732 con la concessione da parte del papa Clemente XII del porto franco, ovvero dell'esenzione delle imposte doganali. Oltre a dare alla città questo nuovo status, Clemente XII incaricò l'architetto Luigi Vanvitelli di restaurare ed ampliare il porto. Grazie a queste misure, la città visse un nuovo momento di benessere, legato alla ripresa della grande navigazione.
Periodo napoleonico |
Nel 1797 Napoleone occupò la città e dopo poco venne proclamata la Repubblica Anconitana, che nel 1798 venne annessa alla Repubblica Romana. Dopo alterne vicende ed assedi che la videro passare in mano francese ed austriaca, fu annessa nel 1808 al Regno Italico napoleonico.
Con la Restaurazione, nel 1815, tornò a far parte dello Stato Pontificio.
Periodo risorgimentale |
I patrioti anconetani parteciparono ai moti del 1831 che vennero repressi con processi e condanne.
Durante la Prima guerra di indipendenza, nel 1849, Ancona si dichiarò libera dal dominio papale e aderì alla Repubblica Romana. Il papa allora chiamò gli austriaci per riprendere il possesso delle sue terre. Compagna di Venezia e di Roma, la città di Ancona per settimane resistette eroicamente all'assedio austriaco, grazie anche alla guida del Ten. Colonnello Giulio Especo y Vera, comandante della Guarnigione militare pontificia, che aveva aderito alla Repubblica romana, e del colonnello bolognese Livio Zambeccari, capo dei volontari provenienti da varie regioni d'Italia. Si distinse nella lotta l'anconetano Antonio Elia, che fu uno dei più strenui difensori della città[28] e che, dopo la resa dei patrioti e l'occupazione austriaca, venne arrestato con false accuse e fucilato.
Per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel 1849 Ancona venne insignita della medaglia d'oro come "benemerita del Risorgimento nazionale".
L'adesione al Regno d'Italia |
Nel 1860, dopo la sconfitta di Castelfidardo, le truppe pontificie si rifugiarono ad Ancona per tentare l'ultima difesa dei territori pontifici. Seguì un difficile assedio da parte delle truppe sarde. Il 29 settembre le truppe dei generali Enrico Cialdini e Manfredo Fanti entrarono vittoriose ad Ancona, seguite dopo pochi giorni dal re Vittorio Emanuele II. Il 4 novembre dello stesso anno un plebiscito ufficializzò l'ingresso di Ancona, Marche ed Umbria nel Regno di Sardegna, poi Regno d'Italia.
Nel decennio tra il 1860 e il 1870, a causa della situazione geopolitica nazionale, Ancona rivestì un ruolo militare di primo ordine e fu dichiarata piazzaforte di prima classe insieme a sole altre quattro città italiane; il nuovo ruolo fu alla base di un notevole sviluppo urbano e dell'introduzione di tutti i servizi pubblici che il progresso metteva a disposizione in quegli anni.
Dal Novecento ai giorni nostri |
A cavallo della prima guerra mondiale, due momenti diversi videro la città sulla ribalta nazionale: nel 1914 per la Settimana rossa e nel 1920 per la Rivolta dei Bersaglieri, episodio culminante del Biennio rosso. Nel periodo della prima guerra mondiale si ricordano il precoce bombardamento navale di Ancona e le azioni della Regia Marina in Adriatico.
La difesa del cielo della città era affidata alla 102ª Squadriglia di Osimo del Corpo Aeronautico del Regio Esercito ed alla 264ª Squadriglia idrovolanti della Marina.
Durante il ventennio fascista la città di Ancona ebbe un notevole sviluppo urbanistico, con l'apertura del viale della Vittoria e la costruzione del rione Adriatico.
Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale Ancona, a causa della sua importanza strategica, subì numerosissimi bombardamenti da parte delle forze alleate, che dovevano preparare il passaggio del fronte. In particolare, quello del 1º novembre 1943 fu uno dei più tragici; in pochi minuti migliaia di persone persero la vita, di cui settecento all'interno di un solo rifugio di fortuna, e un intero rione della città storica (rione Porto) venne quasi cancellato.
In seguito alla Battaglia di Ancona, il 18 luglio 1944 il generale Władysław Anders a capo del II Corpo polacco entrò ad Ancona, assieme alle formazioni partigiane ed ai militari italiani del C.I.L., liberandola dai tedeschi.
Nel secondo dopoguerra Ancona si riprese velocemente dalle pur gravi ferite della guerra. Si sono abbattute poi sulla città tre gravi calamità naturali: un'alluvione nel 1959, un terremoto nel 1972 e una frana nei rioni Posatora e Palombella nel 1982. Anche in queste disastrose occasioni la ripresa della città fu rapida.
Da segnalare negli ultimi anni vi è nel 1959 la fondazione dell'Università, nel 2002 la riapertura del Teatro delle Muse, nel 2005 l'inaugurazione del grande Parco del Cardeto e negli ultimi due decenni la grande intensificazione dei traffici del porto nelle comunicazioni con l'Europa balcanica e la Grecia. Nel 2008 il governo ha scelto Ancona come sede del Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica, nella storica Cittadella cinquecentesca.
Nel 2013 Ancona ha celebrato i suoi 2400 anni di storia, contati a partire dalla data presunta fondazione della colonia greca.
Simboli |
Dallo Statuto[2] comunale si ricavano le descrizioni dello stemma, del bollo e del gonfalone.
- Stemma
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«Scudo di rosso, al Capo d'Angiò e al Guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente. |
- Bollo
«È tondo, conforme allo stemma, con fascia perimetrale entro la quale è la scritta: |
- Gonfalone
«È di rosso alla croce scorciata (ovvero greca) d'oro, con soprastante scritta "COMUNE DI ANCONA"; termina in basso a guisa di scaglione con frangia d'oro guarnita agli estremi laterali di nappe pure dorate. |
Onorificenze |
La città di Ancona è la sedicesima tra le 27 città decorate con medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento.
Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale | |
«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza negli episodi militari del 1849. Il riferimento è all'assedio di Ancona, dopo che la città aveva seguito le sorti della Repubblica Romana. Mentre Roma era stretta dai francesi, Ancona sosteneva con soli 4.000 uomini l'attacco di 11.000 austriaci del maresciallo von Wimpffen, iniziato il 24 maggio 1849 e sostenuto da una squadra navale. Dopo una strenua resistenza, la città fu costretta a capitolare» — Roma, 18 maggio 1899 [29] |
Medaglia d'oro al valor civile | |
«In riconoscimento per il comportamento della popolazione durante l'occupazione tedesca e i bombardamenti alleati» — 19 settembre 1960[30][31] |
Monumenti e luoghi d'interesse |
I luoghi e i monumenti più rappresentativi sono inseriti in un contesto naturale dominato dal promontorio collinare sul quale sorge la città; ciò permette di ammirare dalle piazze e dalle strade spettacoli naturali inconsueti in analoghi luoghi urbani: strapiombi affacciati sulle spiagge, il sorgere e il tramontare del sole e della luna sul mare, le onde delle burrasche[32]. I monumenti più significativi della città non a caso sorgono nei luoghi più significativi del suo promontorio: il Duomo proprio al suo vertice, l'Anfiteatro romano, l'Arco di Traiano e il Lazzaretto sulle banchine del porto, il Faro vecchio e la Cittadella sulle sommità di colline a picco sul mare e il Monumento ai Caduti nel luogo in cui la vallata centrale della città sbocca sulla costa alta.
Gli altri monumenti sono quasi tutti affacciati sul porto come fossero palchi di un teatro[33].
Altre caratteristiche che contraddistinguono la città e colpiscono chi la visita sono la presenza di un porto internazionale a ridosso del centro storico e l'esistenza di un asse stradale lungo due chilometri che attraversa tutto il promontorio da ovest ad est, dal porto alle spiagge della costa alta[32].
Per ciò che riguarda le testimonianze storiche ed artistiche, pur essendo ben rappresentati tutti i periodi da quello romano all'età moderna, le opere più importanti sono legate ai due periodi di massimo splendore della città e del suo porto: l'epoca del libero comune e quella del porto franco settecentesco.
Architetture religiose |
Si danno ora brevi note sui più importanti monumenti religiosi della città.
- Duomo di San Ciriaco
Millenario, svettante sul vertice del promontorio, è uno dei simboli della città; romanico nella decorazione, bizantino nella pianta a croce greca, domina il mare da tre lati ed ha un portale caratterizzato da due leoni stilofori, che sono fra i simboli di Ancona[34].
- Chiesa di Santa Maria della Piazza
- Capolavoro di arte romanica, caratteristica per la facciata ad archetti di ispirazione bizantina e per le figure simboliche scolpite intorno al portale, conserva nelle sue fondamenta i resti di una basilica paleocristiana[35].
- Chiesa di San Francesco alle Scale
- Con portale ricco di sculture quattrocentesche dell'architetto e scultore dalmata Giorgio da Sebenico e interno del XVIII secolo, conserva dipinti di Lorenzo Lotto, Andrea Lilli e di Pellegrino Tibaldi[36].
- Chiesa del Santissimo Sacramento
Ha una semplice facciata cinquecentesca e un ricco interno barocco (di Francesco Maria Ciaraffoni) decorato dalle statue degli apostoli di Gioacchino Varlè[36] e dagli affreschi dei quattro evangelisti di Francesco Podesti.
- Chiesa del Santissimo Nome di Gesù
Costruita nel 1743 su progetto di Luigi Vanvitelli, con essa il grande architetto completò il suo programma di ridisegno della città; è caratterizzata da una facciata concava che riassume la curva del porto[37].
- Chiesa di San Domenico
- La settecentesca chiesa, progettata da Carlo Marchionni, domina scenograficamente Piazza del Plebiscito e conserva dipinti di Guercino e del Tiziano[38]. Inoltre la chiesa ospita anche quadri di Andrea Lilli e sculture di Gioacchino Varlè particolarmente interessanti.
- Chiesa dei Santi Pellegrino e Teresa
- Detta degli Scalzi, è una costruzione del XVIII secolo a pianta centrale, con una grande cupola ricoperta di rame che domina il panorama della città[36].
- Cattedrale di Santo Stefano
- Edificata sul colle Santo Stefano o Lunetta venne distrutta in seguito all'assedio di Federico Barbarossa nel 1176.
- sinagoga
Situata nel cuore dell'antico ghetto, è stata costruita nell'Ottocento e presenta una struttura doppia: al piano superiore la sinagoga di rito levantino e al piano terra quella italiana, entrambe le sale conservano gli arredi cinquecenteschi dei precedenti edifici sacri[39].
- Campo degli Ebrei
- Dal XV al XIX secolo è stato l'ampio e antico cimitero israelitico, panoramicamente situato nei pressi dell'orlo della falesia[40].
- Si segnala inoltre la presenza, in quartieri non centrali o fuori città, di altre chiese:
- Santa Maria di Portonovo
La chiesa monastica medievale citata in tutti i libri di Storia dell'Arte a causa della sua pianta singolare, è una fusione di basilica e di croce greca; si trova in posizione suggestiva, sotto le rupi di Monte Conero tra il bosco e la spiaggia di Portonovo[35].
- Chiesa di Santa Maria Liberatrice
- Cinquecentesca, piccola chiesa che sorge in Piazza Padella (Piazza Posatora), ha una pianta circolare e fu eretta per voto popolare dal Comune (come testimonia il civico stemma in pietra sopra la porta d'ingresso) in ringraziamento per una cessata epidemia di peste.
- chiesa di San Francesco d'Assisi
Neogotica, detta comunemente "dei Cappuccini", fu eretta su disegno di frà Angelo da Cassano d'Adda ed è importante perché conserva all'interno pale d'altare e decorazioni di frà Paolo Mussini, il frate-pittore degli inizi del Novecento.
Architetture civili e militari |
Le più importanti costruzioni civili e militari dal punto di vista storico-artistico sono descritte riassuntivamente qui sotto.
- I tre palazzi nei quali in epoche successive ebbe sede il governo del libero Comune:
Palazzo del Senato: romanico con bella facciata a bifore del XIII secolo.
Palazzo degli Anziani: gotico, quasi un grattacielo medievale, con la facciata principale rifatta nel Seicento e l'imponente prospetto verso il porto ancora con il suo aspetto originario.
Palazzo del Governo: Rinascimentale, a cui lavorò anche il celebre architetto Francesco di Giorgio Martini; è affiancato dalla Torre civica.
Loggia dei Mercanti: notevole esempio dell'architettura gotica di influsso veneziano. Soprattutto noto per la facciata quattrocentesca opera dell'architetto e scultore dalmata Giorgio da Sebenico, ricca di sculture preannuncianti il Rinascimento, ha l'interno riccamente decorato nel XVI e ancora nel XVIII secolo.
Palazzo Benincasa, edificio gotico di mattoni del XV secolo.
Cittadella: poderosa fortificazione cinquecentesca a cinque baluardi, opera di Antonio da Sangallo il Giovane, fu, insieme alle coeve Fortezza da Basso di Firenze e Rocca Paolina di Perugia, uno dei primi esempi europei di forte bastionato; è sede del Segretariato permanente della Iniziativa Adriatico Ionica.
Palazzo Ferretti: tardo rinascimentale (1560), sede del Museo archeologico nazionale delle Marche, dominante il porto, dal cortile pensile e dai finestroni cinquecenteschi, fu progettato e affrescato da Pellegrino Tibaldi e conserva dipinti di Taddeo e Federico Zuccari.- Le geniali opere portuali di Luigi Vanvitelli, del 1733:
Lazzaretto: costruito su un'isola artificiale a pianta pentagonale realizzata all'interno del porto sotto la direzione dello stesso artista. Il Lazzaretto è circondato dal canale del mandracchio, zona peschereccia del porto, molto pittoresca specialmente all'ora del ritorno delle imbarcazioni.
Arco Clementino: accesso trionfale al Molo Nuovo, porta una nota di eleganza e di arte in mezzo alle gru e alle navi mercantili. Per ciò che riguarda specificatamente l'Arco Clementino, è da segnalare il fatto che, trovandovisi di fronte, si possono vedere in un solo colpo d'occhio tre simboli della città delle tre epoche della Storia: l'arco vanvitelliano, dell'Evo Moderno, il Duomo, del Medioevo e infine l'Arco di Traiano, dell'Evo Antico.
Porta Pia: senz'altro l'ingresso più monumentale della città, permette a chi passa sotto il suo arco di inquadrare due simboli cittadini: il Duomo in cima al colle Guasco e il Faro antico sul colle dei Cappuccini.
Teatro delle Muse: il massimo teatro della città, con la facciata neoclassica recante sul frontone gli altorilievi delle nove muse, di Apollo e di Palamede, co-intitolato al grande tenore anconetano di fama mondiale Franco Corelli.
Mercato delle Erbe: architettura di ghisa e vetro in stile liberty del 1926, ancora accoglie un affollato e caratteristico mercato; si affaccia sul tratto di Corso Mazzini che ospita l'altrettanto caratteristico mercato delle bancarelle.
Monumento ai caduti: al Passetto, opera eseguita da Guido Cirilli nel 1932. È una costruzione relativamente moderna, eppure diventata in breve uno dei simboli della città, per la sua posizione alta sul mare e per l'energia espressa dalle sue forme serenamente classiche.
Nei dintorni sono interessanti la Torre di Guardia ed il Fortino Napoleonico a Portonovo e i Castelli di Ancona; di questi ultimi vanno segnalate le fortificazioni di Rocca Priora, Castel d'Emilio, Sirolo e Offagna che ospita una rocca ben conservata, costruita su un colle panoramico dagli anconitani nel XV secolo per difendere il loro territorio.
Siti archeologici |
- Arco di Traiano
- Sul Molo Nord, fu edificato nel 115 d.C. su probabile progetto di Apollodoro di Damasco sul molo che l'imperatore volle a protezione del porto. In ottimo stato di conservazione, ha le linee eleganti e slanciate degli archi romani ad un solo fornice e a prospetto rettangolare. Subì lo spoglio delle decorazioni bronzee dorate nel IX secolo da parte dei pirati saraceni. Fin dall'epoca romana uno dei simboli della città e della sua apertura verso i paesi del Mediterraneo orientale.
- Anfiteatro romano
- Risalente al I secolo d.C., con annessi spazi termali dai quali affiorano mosaici con epigrafe (Via Pio II). Alcuni settori dell'anfiteatro sono ancora oggetto di scavi e dunque sono di difficile lettura per il profano. La zona dell'ingresso principale, visibile da Piazza Anfiteatro, è invece godibile da tutti; l'ingresso è comunemente detto "Arco Bonarelli", in quanto costituiva le cantine del palazzo nobiliare della famiglia Bonarelli, che sorgeva a fianco dell'anfiteatro.
- Basilica paleocristiana
- Sottostante la Chiesa di Santa Maria della Piazza, del IV - VI secolo d.C. Situata in piazza S. Maria, secondo alcuni era l'antica cattedrale di Santo Stefano. Sono visibili mosaici policromi con simbologia paleocristiana, resti delle absidi, dei colonnati, del fonte battesimale e della cattedra. Sono visibili, dietro l'abside, mura in blocchi di arenaria di età ellenistico-repubblicana (II secolo a.C.) pertinenti alle mura cittadine oppure alle strutture portuali. Per la visita si deve presentare richiesta al Museo Diocesano di Ancona o all'Ufficio per la cultura dell'Arcidiocesi.
- Tempio di Afrodite
- resti del tempio dedicato alla dea Afrodite/Venere, del IV o del II secolo a.C., a seconda delle ipotesi dei vari studiosi[41]. Sotto il Duomo rimane il basamento del tempio, studiando il quale è stato possibile ricostruire idealmente tutto l'edificio. Il tempio è citato anche da Giovenale e da Catullo ed era uno dei simboli della città romana. L'edificio più sacro della città antica era dunque costruito nello stesso luogo di quello della città moderna. Lo scavo sarebbe accessibile dalla Cripta delle Lacrime del Duomo, ma nonostante il notevole interesse la visita è da anni impossibile.
I luoghi urbani più rappresentativi |
Come accade in tutte le città, per conoscere Ancona non è sufficiente vedere i suoi monumenti principali, ma è necessario percorrere strade e luoghi caratteristici.
- Via XXIX Settembre
- È una passeggiata affacciata sulle banchine portuali, dalla quale si ha una bella vista sugli arrivi e sulle partenze delle navi; da questa via si può ammirare uno dei più classici panorami della città, dominato dal Duomo e dal Faro vecchio che si specchiano sul mare e dominano dall'alto i vecchi rioni arrampicati sui colli del Guasco e dei Cappuccini. La via inizia in Piazza della Repubblica, comunemente detta "del Teatro". Questa piazza è il punto di unione tra centro e porto; vi si ammira uno scorcio delle banchine, con i traghetti in partenza per la Grecia e i paesi balcanici; vi si affaccia il prospetto principale del Teatro delle Muse.
- Piazza del Papa
- È il cuore dei rioni più antichi della città. Prende nome dalla statua di papa Clemente XII, responsabile della rinascita settecentesca dei traffici portuali, ma vi si trovano anche il medievale Palazzo del Governo, la chiesa di San Domenico e la cinquecentesca Torre civica (1581); numerosi tavolini di bar all'aperto permettono di godere della visione scenografica della piazza, definita il "salotto di Ancona".
- Via della Loggia
- È l'antica via del Porto, sulla quale si affacciano edifici che hanno visto la storia della città marinara, tra i quali la Loggia dei Mercanti e il Palazzo Benincasa, entrambi della metà del Quattrocento, le cui facciate furono entrambe curate dal grande architetto dalmata Giorgio da Sebenico.
- I quartieri ottocenteschi
- Esempi di urbanistica post-unitaria, sono caratterizzati da tre corsi paralleli che formano il centro commerciale della città: Corso Garibaldi o Corso Nuovo, Corso Mazzini o Corso Vecchio, occupato da un amatissimo mercato di bancarelle, e Corso Stamira. Centro di questi quartieri sono Piazza Cavour, una piazza-giardino del 1868, e Piazza Roma. Nei suoi dintorni si trova la storica Fontana delle Tredici Cannelle dell'architetto, scultore e pittore Pellegrino Tibaldi; secondo la tradizione chi deve partire può assicurarsi il ritorno in città bevendo l'acqua di questa fontana.
- Via del Comune (Via Pizzecolli)
- Prima dell'apertura dei corsi ottocenteschi, fu per secoli la strada principale della città. Percorre in salita tutto l'antichissimo rione di San Pietro e conduce sulla sommità del Colle Guasco, dove sorge il Duomo; ha aspetto medievale ed è ricca di palazzi storici, monumenti e di scorci panoramici sul porto.
- Rione di Capodimonte
- Antica e popolare zona della città, vi si trova la suggestiva scalinata di via ad Alto e il belvedere di Capodimonte (nei pressi di Piazza del Forte), il miglior punto da cui osservare l'isola pentagonale del Lazzaretto. La zona di via Astagno costituiva l'antico Ghetto ebraico, con i suoi alti palazzi e le strade strette e ripide.
- Molo nord
- È da percorrere fino alla Lanterna Rossa ed è interessante soprattutto per l'Arco di Traiano, l'Arco Clementino del Vanvitelli, e per il panorama sul porto e sulla città storica.
- Viale della Vittoria
- Con begli esempi architettonici di edifici degli anni 1920 e 1930, insieme ai tre corsi paralleli (Garibaldi, Mazzini e Stamira), è la passeggiata preferita dagli anconetani, che permette di congiungere i due lati del promontorio sul quale sorge la città; la corsia centrale, pedonale, è bordata di alberi e piante e panchine. Il Viale termina davanti allo slanciato Monumento ai caduti, e conduce alla Pineta del Passetto, affacciata in alto sul mare; da essa si può ammirare un bel panorama sulla costa alta. Lo sguardo spazia fino al lontano Monte d'Ancona; dalla Pineta si può scendere sulla riva del mare percorrendo la scenografica scalinata del Passetto, oppure, nei soli mesi estivi, servendosi di un ascensore panoramico. La costa del Passetto è caratterizzata da grandi scogli pittoreschi e dalla presenza, alla base delle rupi, di una peculiarità della città: le caratteristiche grotte del Passetto, scavate dai pescatori fin dalla metà dell'Ottocento per il ricovero delle barche.
Giardini e parchi urbani |
La città è ben dotata di viali, piazze alberate e parchi panoramici perché posti sulle parti più alte delle colline. Tra essi si elencano i più importanti dal punto di vista storico e paesaggistico.
- Parchi posti sulla costa alta
- Parco del Cardeto
È il più vasto della città (circa 35 ettari) è caratterizzato da numerose testimonianze storiche e da un'elevata naturalità. Si estende lungo la falesia e occupa la sommità di due colline: Monte Cardeto e il Colle dei Cappuccini. Al suo interno zone di prato naturale, di boschetti sempreverdi, di macchie di ginestre; le fioriture spontanee (tra cui quelle di varie orchidee selvatiche) si susseguono lungo il corso dell'anno. Nell'area del Parco sono presenti il Campo degli Ebrei, antico cimitero ebraico, la Polveriera "Castelfidardo", il vecchio Faro.
- Pineta del Passetto
- È sita nelle adiacenze del Monumento ai Caduti. Si trova affacciata direttamente sul mare con vista sulla sottostante spiaggia del Passetto, con stabilimenti e ristoranti costruiti a palafitta sul mare. Dalla Pineta si accede all'ascensore che conduce alla spiaggia: esso presenta nel piano a livello della Pineta un'ampia terrazza protesa sul mare con vista a 270°.
- Parco del Passetto
- È sito a sud del Monumento ai Caduti. È separato dall'area della Pineta, oltre che dal Monumento, dal caratteristico edificio ovale del Ristorante "Passetto". Il Parco è diviso in due dalla via Thaon de Revel: nel lato prospiciente il mare un sentiero da un lato conduce al mare, dall'altro porta al laghetto e all'area giochi per bambini, alla pista di pattinaggio a rotelle e alla piscina all'aperto. Purtroppo questa zona verde è in grave degrado[42].
- Parchi posti sulla dorsale collinare interna
- Parco della Cittadella
Frequentatissimo, cinto dalle mura del Campo Trincerato ed ancora mancante dell'area fortificata da cui prende il nome; una parte di quest'ultima ospita la sede dell'Iniziativa Adriatico Ionica e ciò permetterà finalmente di completare il restauro e quindi di estendere il parco anche nell'area della vera e propria Cittadella di Ancona[43]. All'interno del parco le antiche strutture militari convivono con una vegetazione in gran parte spontanea; interessante la presenza di un percorso dedicato alla conoscenza tattile e olfattiva del mondo vegetale; esso è destinato a tutti, ma in particolar modo a coloro che hanno disturbi della vista;
- Parco del Pincio
- Piccolo, ma di grande importanza storica, dato che è il più antico della città, essendo sorto dopo la presa di Roma del 1870. Il nome ricorda infatti il famoso Pincio della capitale, nel quale Mazzini fece porre le statue degli Italiani più celebri. Per rievocare il suo omonimo romano, il Pincio di Ancona è ricco di sempreverdi, ha un impianto geometrico dei sentieri ed ha un belvedere da cui si gode di un'ampia vista sulla città. Al suo interno è collocato il Monumento ai caduti della Resistenza, con il complesso scultoreo di Pericle Fazzini.
- Giardini storici
Oltre al Pincio, ottocentesco, si segnalano altri due giardini storici.
- Parco dell'ex Crass
- Al Piano San Lazzaro. Nacque nel 1901 come giardino dell'Ospedale Psichiatrico; ha gli alberi più rigogliosi della città, dato che da molti anni sono stati risparmiati dalle potature: magnolie, tassi, platani, tigli, lecci sono dei veri monumenti naturali. È interessante anche per l'organizzazione degli spazi in grandi cortili verdi collegati da porticati coperti da capriate in legno. Questi camminamenti rendono il parco visitabile anche con la pioggia. Nonostante la presenza della sede del Corpo forestale dello Stato, ci si deve rammaricare per una preoccupante diffusione di gravi fitopatologie, specie sui tassi e sugli ippocastani.
- Villa Santa Margherita
- Nella zona del Passetto, (nota anche con i nomi di Villa Almagià, Giardino dei Frati e di Villa Gusso). Sorta nel 1889, è organizzata come un giardino romantico, con eleganti elementi architettonici, splendide palme, ippocastani, tassi, un ginkgo secolare e un singolare viale di tigli potati a candelabro. Negli ultimi anni sono stai eliminati tutti i grandi vasi di agrumi che d'inverno trovavano ricovero nell'aranciera; potature malfatte hanno favorito l'insorgere di fitopatologie specie nel viale di tigli, che ha subito abbattimenti notevoli, senza alcuna sostituzione; i perimetri delle aiuole, prima realizzati in cristalli di gesso, come tradizione della città, sono stati sostituiti con cordoli di pietra bianca completamente inadatti. Nota positiva è invece il restauro dell'aranciera, del loggiato panoramico e del belvedere, elementi tipici dei giardini antichi.
- Viali e piazze alberate
- Viale della Vittoria
- Aperto da quasi un secolo, è la più apprezzata passeggiata cittadina; ha due filari misti di acacie ornamentali[A 6], sofore, frassini e gli ultimi superstiti olmi originari. Il Viale della Vittoria è nel complesso la strada alberata nelle condizioni migliori: potature rispettose, piazzole ampie, manutenzione costante. Notevole è in questa strada anche il complesso degli edifici che la bordano, quasi tutti buoni esempi di architettura eclettica e liberty.
Altre strade alberate importanti della città sono: corso Carlo Alberto, via Giordano Bruno, via Torresi, via Tavernelle, via Marconi, viale Leonardo da Vinci, tutti alberate a platani.
Le piazze alberate storiche sono piazza Cavour, piazza Cappelli e piazza Stamira; sono nate tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso, ed ancora conservano i caratteri originali. Tipica del periodo è la presenza di cycas e di palme di varie specie: palma di San Pietro, della California, delle Canarie, della Cina.
Il Parco del Conero |
Una gran parte della fascia costiera del territorio comunale di Ancona rientra all'interno del Parco regionale del Conero, caratterizzato da ampi boschi sempreverdi di macchia mediterranea, da scogliere a picco sul mare, da spiagge raggiungibili solo a nuoto o per impervi "stradelli", da una campagna di alto valore paesaggistico e ricca di prodotti tipici, come la lavanda, il miele, l'olio, i legumi. Tra le località anconetane all'interno del Parco va citata almeno la baia di Portonovo, meta suggestiva e frequentatissima da anconetani e turisti, con i suoi boschi a ridosso delle spiagge e con i suoi antichi monumenti.
Peculiarità della città è il fatto che il Parco del Conero comprende anche aree prettamente urbane: tra esse la zona del Passetto (con le rupi, la pineta, la spiaggia e le scogliere) e delle valli di Pietralacroce, che dal centro abitato scendono verso il ciglio delle rupi e poi giù fino al mare.
Il parco ha senz'altro fornito uno strumento prezioso di tutela della zona; d'altro canto esso ha provocato una valorizzazione economica di tutte le case coloniche, che si stanno trasformando in ville suburbane, con inevitabili conseguenze negative sulla fruibilità pubblica delle aree naturali e sulla stessa permanenza dei valori naturalistici[A 7].
Una delle caratteristiche più importanti del Parco del Conero è il rapporto strettissimo tra boschi, campagna e il mare, raggiungibile percorrendo stretti e panoramici sentieri che scendono lungo le rupi. Si deve registrare a questo proposito una nota dolente: la decisione dell'amministrazione comunale e della Capitaneria di Porto di chiudere, per motivi di sicurezza, tutti i sentieri che conducono al mare[44]. Di fatto, quindi, al 2015 molte delle zone del Parco più caratteristiche ed importanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico sono precluse alla visita di turisti ed abitanti. La preoccupazione per la sicurezza sembra eccessiva alle associazioni naturalistiche, che ricordano che, seguendolo stesso criterio, si dovrebbero chiudere al pubblico tutte le coste alte e le zone montuose d'Italia, soggette agli stessi tipi di rischi[45].
Le valli di Pietralacroce |
Tra i luoghi naturalistici più interessanti del Parco del Conero ci sono le valli di Pietralacroce, ai margini del centro abitato; sono affacciate sui dirupi della costa alta e sono ricoperte da una fitta vegetazione mediterranea. Alcuni punti panoramici permettono di ammirare begli scorci sul promontorio del Conero e sui rioni della città costruiti sopra le falesie; quattro sentieri conducono alle scogliere naturali sottostanti, caratterizzate dalla presenza delle grotte scavate dai pescatori, nei secoli scorsi, alla base delle rupi[46]. L'Ente Parco ha deciso nel
2012 di comprendere nel suo itinerario ufficiale nº 13 i percorsi che attraversano le valli della Fonte, della Selva e della Scalaccia, riconoscendo il valore naturalistico della zona[47].
I fondali marini |
Da anni è in discussione al Ministero dell'Ambiente l'ipotesi di istituire un parco marino nel mare che bagna la costa orientale della città e il Parco del Conero, motivata dalla presenza di fondali di grande ricchezza naturalistica: non è certo comune in Adriatico incontrare, ad esempio, madrepore, gorgonie e tante specie di nudibranchi. In una costa così frequentata e nella quale il rapporto con il mare è intenso ed antico, si dovrà tutelare la zona senza impedire gli usi tradizionali e innocui per la natura, come la balneazione, la nautica a vela o a remi e la piccola pesca amatoriale[48].
Selva di Gallignano e Orto Botanico Universitario |
Nei pressi della frazione di Gallignano si trova la selva omonima, interessante esempio del bosco autoctono di caducifoglie che una volta caratterizzava le colline marchigiane; nei secoli passati la messa a coltura di quasi tutto il territorio collinare delle Marche ha risparmiato solo questa selva, quella di Castelfidardo, entrambe in provincia di Ancona, e quella dell'Abbadia di Fiastra, in provincia di Macerata.
La selva di Gallignano è il cuore dell'Orto Botanico dell'Università di Ancona ed è anche la sua maggiore peculiarità, in quanto in altri orti botanici, normalmente, non ci sono zone di bosco autoctono.
Le collezioni di piante, tipiche di ogni orto botanico, si trovano negli ex terreni agricoli dai quali la selva era circondata. Alcune collezioni permettono di conservare ex-situ alcune specie endemiche adriatiche, specie alimentari spontanee e piante officinali locali.
La Selva di Gallignano si estende su una superficie di circa cinque ettari ed è posta sul versante settentrionale del colle di Gallignano, tra 100 e 200 m di altezza. Essa è un'area floristica protetta[A 8] ed è riconosciuta come emergenza botanico-vegetazionale di eccezionale interesse dal Piano Paesistico Ambientale Regionale; inoltre è all'interno di un'oasi faunistica[A 9] dell'estensione di 99,49 ettari e sede di un centro di educazione ambientale[A 10].
Ambiente |
L'oasi di protezione si sviluppa nella fascia di collina litoranea dell'entroterra anconetano, a nord-est del rilievo ove sorge la frazione di Gallignano (235 m s.l.m.), e comprende il bacino idrografico del Fosso della Selva, la cui testata è formata dal Monte degli Elci (307 m s.l.m.) e dal Monte di Sappanico (222 m s.l.m.). L'area è caratterizzata dalla presenza del modesto bosco relitto della Selva di Gallignano (8 ettari) e da estesi seminativi a cui si affiancano vigneti, uliveti, aree incolte, arbusteti e piccole porzioni di prato-pascolo. La Facoltà di Agraria dell'Università Politecnica delle Marche, che si occupa della gestione della Selva, ha realizzato un Orto Botanico Interdipartimentale con scopi scientifici e didattici.[49]
Fauna |
Tra i mammiferi sono presenti tutte le specie che frequentano la fascia basso-collinare, come Riccio, Toporagno comune, Volpe, Tasso. Le zone incolte e cespugliate sono un ambiente idoneo ai passeriformi, come Averla piccola, Upupa e Sterpazzolina, ai rapaci, quali Gheppio, Poiana, Assiolo e Civetta, e ad alcune specie di rettili (come Ramarro occidentale e Lucertola campestre); il bosco ospita, tra le altre specie, Allocco, Torcicollo, Picchio muratore, Scricciolo, Usignolo, Orbettino. Nelle poche aree umide sono presenti alcuni anfibi (Tritone crestato italiano, Tritone punteggiato, Raganella italiana, Rospo comune e rane verdi).[49]
Flora e vegetazione |
Nonostante le ridotte dimensioni, la Selva ospita 4 tipi di bosco ben differenziati tra loro: sul versante collinare si sviluppano il querceto a Cerro e il bosco a Carpino nero, mentre nella fascia di impluvio è presente il raro bosco a Frassino meridionale. Alla base del versante si osserva il "bosco a galleria" con Nocciolo, Alloro e Rosa di S. Giovanni, mentre un querceto a Roverella si sviluppa sul pendio meridionale del Monte Sappanico. Nelle fasce ecotonali troviamo, tra le altre, Ginestrella comune, Sanguinelle, Berretta da prete, Pungitopo, Caprifoglio peloso e Rovo. Lungo il Fosso della Selva la vegetazione ripariale è formata essenzialmente da Salice bianco e Pioppo nero. I terreni non più coltivati ospitano praterie a Enula ceppitoni e Bambagione.[49]
Come raggiungere il sito |
In auto: dal casello dell'A-14 di Ancona-Nord prendere in direzione di Agugliano, da dove si prosegue verso Casine di Paterno (e Ancona). Dal casello di Ancona-Sud si seguono le indicazioni per Agugliano-Polverigi, svoltando quasi subito per Montesicuro. Da Jesi raggiungere Agugliano e proseguire per Gallignano.
Mezzi pubblici: Gallignano è servito dalle autolinee della Conerobus.
Le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di Ancona e Chiaravalle.[49]
Orto Botanico |
Il frammento superstite di vegetazione forestale autoctona della Selva di Gallignano è stato inserito nell'elenco delle Aree Floristiche Protette della Regione Marche, in virtù della sua importanza quale "testimone vivente" dell'antica copertura boschiva delle aree pianeggianti e collinari. Oggi l'area è oggetto di importanti progetti di recupero e valorizzazione promossi dalla Facoltà di Agraria dell'Università di Ancona: una delle iniziative è quella di creare la "Banca del germoplasma" della flora autoctona. L'oasi è percorsa da alcuni facili sentieri didattici attrezzati con bacheche illustrative che ne descrivono le peculiarità ambientali: partendo dalla confluenza tra il Fosso della Selva con il Fosso del Vallone, si risale la valle e, superata l'area dell'Orto Botanico, si entra nel bosco. Da qui si può raggiungere la frazione di Gallignano o completare il percorso ad anello imboccando la sterrata che, tra due file di maestose roverelle, ci riporta in pochi minuti al punto di partenza, passando nei pressi del futuro centro visite (un bel casolare attualmente in ristrutturazione). I due itinerari si percorrono in due ore circa (percorso lungo, 3 km) o in un'ora (percorso breve, 2 km).[49]
Società |
Evoluzione demografica |
Anno | centro urbano | frazioni e case sparse | totale |
---|---|---|---|
1174 | 11 000 | ||
1565 | 18 435 | ||
1582 | 20 500 | 7 270 | 27 770 |
1656 | 10 326 | 6 707 | 17 033 |
1701 | 8 644 | 7 568 | 16 212 |
1708 | 8 274 | 7 920 | 16 194 |
1725 | 7 000 | ||
1763 | 13 828 | ||
1769 | 10 078 | 12 950 | 23 028 |
1770 | 14 000 | ||
1809 | 17 072 | 14 159 | 31 231 |
1816 | 18 776 | 13 860 | 32 636 |
1828 | 22 697 | 14 119 | 36 816 |
1844 | 22 757 | 20 460 | 43 217 |
1846 | 22 704 | 21 249 | 43 953 |
1853 | 22 999 | 21 834 | 44 833 |
1861 | 17 403 | 29 827 | 47 230 |
1871 | 28 031 | 17 650 | 45 681 |
1881 | 28 557 | 20 331 | 48 888 |
1901 | 34 159 | 27 443 | 58 602 |
1911 | 38 978 | 26 410 | 65 388 |
1921 | 46 395 | 22 126 | 68 521 |
1931 | 48 670 | 26 702 | 75 372 |
1936 | 56 065 | 22 574 | 78 639 |
dicembre 1939 | 62 313 | ||
luglio 1944 | 4 000 | ||
novembre 1946 | 44 779 | ||
marzo 1950 | 57 022 | ||
dicembre 1950 | 59 630 | ||
1951 | 61 996 | 23 767 | 85 763 |
1961 | 75 019 | 25 466 | 100 485 |
1971 | 88 410 | 21 379 | 109 789 |
1981 | 106 432 | ||
1991 | 101 285 | ||
2001 | 90 565 | 9 942 | 100 507 |
2011 | 101 497 |
Abitanti censiti[51]
Per la corretta lettura dei dati si ricorda che nel 1928 vennero accorpati ad Ancona i comuni di Paterno, Montesicuro e Falconara Marittima; quest'ultimo nel 1948 ritorna ad essere autonomo.
Nella storia dell'evoluzione demografica di Ancona si nota il brusco calo avvenuto nel 1944 per lo sfollamento della popolazione verso le città e le campagne limitrofe a causa dei numerosi bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Altre cause del calo di popolazione sono la grave epidemia del XVIII secolo, il terremoto del 1972 e, in misura minore, la frana del 1982.
Ancona ha avuto il massimo degli abitanti nel 1971. Da allora si è assistito ad un lieve calo, favorito dai saldi naturale (differenza fra nati e morti) e migratorio (differenza fra immigrati ed emigrati) entrambi negativi dal 1979.[52]
Dopo un minimo di 98 000 abitanti, registrato nel 1999, si è registrato un progressivo incremento della popolazione, grazie soprattutto al consistente flusso migratorio, che ha riportato la città a superare di nuovo le centomila unità, attestandosi a più di 102 000 abitanti nel rilevamento anagrafico di dicembre 2008.
Etnie e minoranze straniere |
Ad Ancona il fenomeno della presenza di cittadini stranieri in città non è nuovo, in quanto l'esistenza del porto ha sempre richiamato folti gruppi di persone da paesi anche lontani, che spesso si organizzavano in comunità vere e proprie. Le principali nei secoli furono: l'ebraica (con i due rami levantino ed italiano, ognuno fornito di propria sinagoga); l'albanese; la ragusea (aveva il suo riferimento nella chiesa di San Biagio); la greca (aveva il suo riferimento nella chiesa di Sant'Anna dei Greci); l'armena (la cui chiesa era San Gregorio illuminatore). Anche i musulmani hanno sempre frequentato la città, tanto che nel periodo medievale ad essi erano stati assegnati alcuni locali nel palazzo del Comune.
La presenza in città di varie etnie è testimoniata anche dall'esistenza, all'indomani dell'Unità d'Italia, di tre cimiteri: quello ortodosso (il Campo de' Greci, chiuso dopo L'Unità e non più esistente), quello protestante (il Campo degli Inglesi, ancora visitabile), quello ebraico (il Campo degli Ebrei, sistemato).
I cittadini stranieri residenti ad Ancona sono 12 852 (1º gennaio 2015). Le comunità nazionali più numerose sono:
Romania 2 222
Albania 1 803
Bangladesh 1 364
Perù 1 004
Filippine 768
Tunisia 569
Ucraina 564
Cina 431
Moldavia 396
Marocco 381
Comunità ebraica di Ancona |
Ancona è sede di una delle più antiche e significative comunità ebraiche d'Italia. A testimonianza della sua storia rimangono l'antico ghetto con le due sinagoghe e il suggestivo cimitero (uno dei più vasti ed antichi d'Italia) nel Parco del Cardeto: il Campo degli Ebrei.
Lingue e dialetti |
«« Se pine in tra dó deti come un fiore; Ciuci e riciuci; lichi scorze e deti; [...] Io guardo 'sta cruceta sbuzolosa |
(dalla poesia" Cume se magna le crucete in porcheta" di Eugenio Gioacchini) |
Il dialetto cittadino, che alcuni considerano un vernacolo vista la limitata zona di suo utilizzo (circoscritta praticamente alla sola città) viene quasi unanimemente considerato il dialetto più settentrionale del gruppo umbro-laziale-marchigiano (secondo la linea Roma-Perugia-Ancona), poiché già a Montemarciano, che dal capoluogo dista solo circa 20 km, gli elementi gallo-italici sono prevalenti. Secondo la tradizione il vernacolo anconitano sarebbe nato nel rione Porto, in una piccola piazza ora non più esistente, detta la Chioga, nella quale si mescolavano tre parlate: quella locale dei purtulòti (portolotti), lavoratori portuali, quella dei marinai levantini (provenienti dall'Oriente) stabilitisi in città e quella dei Buranèli, ovvero le famiglie originarie dalla laguna veneta, trasferitesi ad Ancona in cerca di fortuna e dedite alla pesca come attività e sussistenza[53] Nel corso del tempo si è modificato e reso assai singolare dagli influssi dovuti agli scambi del porto.
Nel dialetto anconetano convivono elementi dei due macro-gruppi italiani: infatti malgrado la già citata appartenenza al gruppo dialettale umbro-laziale-marchigiano, non è difficile accorgersi, accanto agli elementi centro-meridionali, anche di elementi gallo-italici, nonché di alcuni fenomeni linguistici tipici anche dei dialetti veneti, il che porta un cospicuo numero di studiosi a considerare l'anconitano come parlata di "transizione" con i dialetti galloitalici.
Le caratteristiche gallo-italiche più evidenti nel vernacolo di Ancona sono lo sdoppiamento di tutte le consonanti geminate tranne la s e l'utilizzo dell'articolo el anche davanti alla s impura e alla z, fenomeni comuni anche ai dialetti veneti, romagnoli e lombardi.
Il dialetto anconitano è usato nella poesia vernacolare anconetana, nel teatro e in alcune canzoni popolari. Il poeta che ha reso il dialetto cittadino lingua letteraria è stato Duilio Scandali, a cui sono seguiti molti altri, fino al contemporaneo Franco Scataglini, la cui lingua non è però il dialetto popolare, ma quello trasfigurato dalla poesia. Da più di un secolo numerose compagnie di teatro dialettale si sono susseguite, creando una buona tradizione e l'annuale festival del dialetto di Varano, frazione cittadina che sorge sulle pendici del Conero. Tra le canzoni più note ci sono: l'"Inno del portoloto", "Erane tre surele", "Alba", "El carnevale".
«« Pett' al Mont' d'Ancona sorg' el Poy Tutta la gent' ch passa l'arimira |
(Giuseppe Bartolucci, da "Biagin cucal e altri versi") |
Vi sono poi le frazioni anconitane del Conero, come Poggio e Massignano, che, assieme a Camerano, fuori dai confini comunali, formano l'area dell'isola linguistica gallica del Conero. I dialetti di questi centri non sono varianti del dialetto anconitano, ma costituiscono un nucleo gallico, simile a quello parlato a nord dell'Esino; il fenomeno era più netto fino a trenta anni fa, ma anche oggi è rilevante.
Tradizioni e folclore |
Antichissima credenza, attestata fin dal Cinquecento, è quella di bere l'acqua della Fontana del Calamo (comunemente chiamata le Tredici Cannelle) per assicurarsi il ritorno in città[54].
Assai singolare e prova di amore per il mare è la presenza di tre associazioni di "grottaroli", cioè di coloro che usufruiscono delle più di quattrocento grotte artificiali scavate alla base della rupe per ricoverare le barche. Le associazioni sono: "Grotte di Monte Cardeto", "Grotte del Passetto" e "Ginestra del Conero", che interessa tutte le altre spiagge a Sud del Passetto.
In città si usano tradizionalmente le carte da gioco piacentine, e ciò è dovuto al fatto che nello Stato Pontificio, del quale Ancona fece parte dal 1532 al 1860, la città di Piacenza aveva l'esclusiva per la fabbricazione delle carte. In città il gioco di carte più caratteristico è la "petrangola", specie durante le festività natalizie; questo gioco è praticato anche nel resto della regione e in Emilia-Romagna.
Tra gli appuntamenti tradizionali più importanti si segnalano i seguenti.
Festa del mare ed eventi collegati |
La festa del mare di Ancona si tiene nella prima domenica di settembre e consiste in un'animatissima processione di centinaia di imbarcazioni che dal porto si recano al largo per onorare i caduti del mare con una cerimonia religiosa. A terra si tengono spettacoli, sfilate, concerti e la fiera "degli Archi", nel rione marinaro della città. Conclude la giornata un attesissimo spettacolo di fuochi d'artificio, a specchio delle acque del porto[55].
La festa del mare ha fatto da catalizzatore per altre iniziative più recenti, ma già molto seguite: intorno alla prima domenica di settembre si svolgono il festival musicale multiculturale "Adriatico Mediterraneo" (nato dalla trasformazione del festival di musica klezmer[56]) e la spettacolare regata del Conero.[57]
La Venuta |
La festa della Venuta, che si tiene le sere dell'8 e del 9 dicembre accendendo grandi falò in varie parti della città ed anche in campagna[58]; il 10 dicembre infatti si festeggia la Madonna di Loreto, e la tradizione vuole che i fuochi odierni ricordino quelli che nel 1200 servirono ad illuminare la strada alla Santa Casa che in volo stava giungendo nel vicino centro di Loreto[54]. Nel 1617, grazie all'iniziativa del frate cappuccino anconitano fra Tommaso, l'usanza si diffuse capillarmente in tutte le Marche[59]. Una curiosità: alla festa della Venuta del 1849 assistette Garibaldi, in città per chiedere sostegno ai circoli patriottici[60].
Carnevale |
Il Carnevale è da secoli molto onorato in città[61]. Dagli anni cinquanta in poi viene festeggiato con sfilate di maschere nelle vie del centro ed è stato denominato "Carnevalò".
La maschera storica della città era Papagnoco, nato nella metà dell'Ottocento dalla fantasia di un burattinaio anconitano. Dalla ribalta dei teatrini passò presto ad essere usato come maschera. Ne fu proibito l'uso, per decreto regio, nel 1861, probabilmente per la sua carica troppo trasgressiva. Papagnoco era il tipico contadino trasferitosi in città; dal contrasto fra le sue origini e l'ambiente urbano nascevano le situazioni comiche che lo caratterizzavano. Rozzo, paccó (spaccone), vestito di grigio con fazzoletto rosso al collo e cappello a larghe falde nero, era armato di un bastone con il quale minacciava i cittadini, che con la sua mentalità agreste accusava di malcostume. Nella ribalta dei burattini, spalla di Papagnoco era Burlandoto, anch'esso poi diventato una maschera. Rappresentava la guardia della dogana papalina, sciocco e dalla divisa rappezzata e sudicia, burlato dai popolani e dai contrabbandieri[62].
La nuova maschera carnevalesca anconitana, scelta nel 1999 con votazione popolare, è Mosciolino, ideata dal grafico Andrea Goroni[63]. Prende nome dalla conchiglia più amata dagli anconitani: il mosciolo (mitilo). Mosciolino ha l'aria di un ragazzino scanzonato, caratterizzato da orecchie a sventola, un po' a punta come quelle di un folletto, da uno sguardo birichino e dal naso a sgnaffarì (cioè "a patatina", un po' schiacciato e all'insù).
Porta maglia e calzamaglia di color giallo ocra scolorito dal sole. Sopra la maglia ha una casacca senza maniche, azzurra e due bande ondulate bianche e bordate di giallo oro. Questa casacca nei quindici anni di esistenza della maschera si è leggermente modificata: ora è decorata da alghe verdi, pezzi di rete da pesca e sul margine inferiore, da mezzi gusci di mosciolo (mitilo). Alghe si trovano anche tra i capelli. Sulla testa porta un cappuccio lungo, azzurro, con una banda simile a quella della casacca. sulla punta di questo cappuccio è attaccato un mosciolo intero oppure la figura di un pesciolino. Le scarpe sono con risvolto e appuntite. La storia di questa maschera è narrata nel paragrafo "La storia di Mosciolino".
Fiera di maggio |
La fiera di San Ciriaco, o Fiera di maggio, che si tiene in città fin dal XIV secolo, si tiene dal 1º al 4 maggio in onore del Santo Patrono[64], vede i fedeli salire al Duomo per onorare il corpo del martire paleocristiano, esposto nella cripta solo nel mese di maggio.
Da un punto di vista più profano, centinaia di bancarelle invadono per l'occasione le strade del centro, cosa assai particolare per una città delle dimensioni di Ancona. Dagli anni cinquanta in poi, la visita di un luna park accompagna sempre la settimana della fiera. A volte un certo numero di bancarelle viene localizzato in piazza del Papa, sede storica delle fiera insieme alle vie che conducono al Duomo. Il noto film di Visconti Ossessione ha una scena in cui i protagonisti si aggirano sul piazzale del Duomo tra la bancarelle della Fiera di maggio. La fiera, che è una delle più grandi del centro Italia per numero di bancarelle è frequentatissima da parte degli abitanti di tutta la provincia e di quelle limitrofe[65].
Festa della Madonna del mare |
Nel giorno di Ferragosto, da circa un secolo (ma le origini sono più antiche), gli abitanti del castello del Poggio, una delle frazioni di Ancona, festeggiano la "Madonna del mare". La festa si articola in una processione durante la quale i membri della confraternita di Santa Lucia si recano dal Poggio a Portonovo accompagnando l'immagine della Madonna del pescatore[64]; da qui la processione continua su imbarcazioni che raggiungono il largo dove si svolge il rituale delle corone gettate tra le onde in onore delle vittime del mare. La processione continua fino a raggiungere la chiesa di Santa Maria di Portonovo, dove si svolge la funzione religiosa.[66]
Festival del dialetto |
Ogni settembre dal 1970 si svolge nella frazione di Varano il Festival del Dialetto, che dal 1995 ospita anche compagnie teatrali di tutta la regione. In occasione della rassegna teatrale si svolge nel paese anche la mostra "Rosso Conero DOC", dedicata al noto vino prodotto da epoca immemorabile nell'area del Conero[67].
La salita al Monte |
Un'antica tradizione (almeno vecchia di due secoli) vuole che in primavera gruppi di giovani partano quando ancora è notte per salire al Monte d'Ancona (il Conero) a vedere l'alba sul mare, con la vista che spesso si allarga ai monti della opposta sponda dalmata[68]. Dal dopoguerra in poi l'uso è cambiato, ma ancora centinaia di persone si recano al Monte in primavera o in estate, ma in macchina e non solo all'alba[69].
Festa del Covo |
La Festa del Covo, sorta di santificazione della vita dei campi, è un'antica tradizione della frazione di Candia. Si tiene alla fine di agosto almeno dalla fine del XIX secolo fu interrotta solo durante le due guerre mondiali e dal 1955 al 1988. Il Covo è un modellino di un tempietto o di una chiesa realizzato con un'impalcatura di legno e ricoperto di spighe di grano e paglia; posto su un tipico biroccio[A 11] marchigiano, viene trainato da mucche o da buoi scelti tra i più belli ed ornati con fiocchi, campanelli e specchietti. Il biroccio è seguito da contadini vestiti con i vecchi abiti tradizionali, che dopo aver sfilato per le vie di Candia giungono al centro della città.
Miti e leggende |
Il mito di Diomede |
Il mito di Diomede riguarda Ancona nella sua parte centrale, compresa tra la fine della Guerra di Troia e il suo definitivo stabilirsi in Italia; per le parti restanti del mito vedi alla voce Diomede. Dopo la distruzione di Troia Diomede tornò velocemente nella città di Argo, della quale era il re. Diomede scoprì però ben presto che nessuno si ricordava di lui: né i suoi sudditi, né sua moglie. Diomede non voleva cedere alla disperazione, ma ormai non aveva più senso rimanere. Abbandonò perciò le sue armi ed il suo scudo sull'altare del tempio di Era e decise di riprendere le vie del mare insieme a sei compagni, ai quali era legato fin dall'infanzia: Akmon, Likos, Abas, Ida, Rexenor e Niktis[70]. Navigarono verso Ovest, entrando in Adriatico. Durante la navigazione Diomede ripensò alla guerra e capì che ciò che gli era capitato ad Argo era opera di Afrodite, che si era vendicata dell'affronto ricevuto durante la guerra: Diomede infatti l'aveva ferita ed offesa; aver perso il trono e la moglie era la diretta conseguenza della sua hýbris (tracotanza). Ora poteva fare solo una cosa: cercare di ottenere il perdono della dea. Trasformò così il suo navigare in un'opera di diffusione dell'arte della navigazione, per onorare Afrodite, che come è noto oltre ad essere la dea della bellezza e dell'amore, sotto l'epiteto di "euplea" era anche considerata la divinità della buona navigazione. L'eroe si fermava con le sue navi ovunque ci fosse un porto naturale e istruiva le popolazioni sull'arte di viaggiare per mare. Oltre a ciò, insegnava ad addomesticare i cavalli, altra sua grande passione. Si fermò così in un punto della costa dove un gomito di roccia proteggeva un porto naturale: era il luogo dove più tardi sarebbe sorta Ancona. Insegnò agli abitanti l'arte di costruire le navi e di orientarsi con le stelle. Diomede sentì infine di avere ottenuto il perdono di Afrodite, e si stabilì in terra italiana, fondando città e diffondendo la civiltà greca. Alla sua morte, ad Ancona venne eretto sulla riva del mare un tempio in suo onore, sulla cui facciata si leggeva: "Al nostro benefattore"[71].
Gli specchi ustori |
La leggenda trae spunto da dati storici, come la fondazione di Ancona da parte dei Greci di Siracusa, l'assedio e la conquista romana di questa città, avvenuta nel 212 a.C. e si sofferma sulla figura del celebre scienziato siracusano Archimede. Egli aveva partecipato alla difesa della sua città inventando nuove e straordinarie armi per respingere i Romani, nuovi tipi di fortificazioni, e soprattutto avendo ideato gli specchi ustori, in grado di concentrare i raggi del sole e di rifletterli potenziati verso le navi nemiche per incendiarle. Durante il saccheggio Archimede venne ucciso, e i suoi discepoli, addolorati per la morte del loro grande maestro, cercarono almeno di non far cadere nelle mani dei nemici le sue geniali invenzioni. Pensarono così di inviarli clandestinamente ad Ancona, città fondata proprio dai Siracusani, di lingua e cultura greca e in ottimi rapporti con la propria città madre.
Dato che i Romani minacciavano di conquistare anche Ancona gli specchi sarebbero serviti ancora, e vennero nascosti in una grotta che il mare aveva scavato alla base delle rupi sulle quali sorge la città. La città di Ancona però non diventò romana con un atto di forza, ma gradualmente e senza colpo ferire. Secondo la leggenda gli specchi ustori sono così ancora nascosti sotto la città, in una cavità delle rupi della quale nessuno ricorda più l'accesso. A volte, però, all'alba, per brevi istanti un raggio di sole riesce a penetrare all'interno della grotta e si riflette sugli antichissimi specchi. Se qualcuno, in quel momento, da una barca guarda verso le rupi, vede un bagliore, quasi un incendio, che poco dopo, quando il sole si solleva dall'orizzonte, svanisce.[72]
La campana sommersa |
Sotto lo sperone del Guasco ci sono ancora i resti di un'antichissima roccia sulla quale sorgeva la chiesa di San Clemente: con il nome della chiesa è infatti indicato lo scoglio. La chiesa non esiste più, crollata secoli or sono in mare a causa dell'erosione delle onde. Secondo la leggenda la campana della chiesa è ancora nascosta sul fondo del mare, e durante le tempeste ancora si può sentire il suo suono, in mezzo al fragore delle onde. Non sono però più i fedeli ad essere richiamati, ma le creature del mare, che accorrono a frotte sotto l'antico scoglio. Una variante localizza la campana sommersa al largo di un altro scoglio, quello del Trave. Secondo alcuni il compositore Ottorino Respighi si ispirò a questa leggenda quando compose "La campana sommersa"[73]
I leoni del Duomo e la leggenda del Calmucco |
La leggenda del Calmucco è alla base di un'usanza molto diffusa in città: quella che hanno i bambini di introdurre le mani all'interno delle fauci dei leoni di pietra posti ai lati del portale del Duomo. A causa di questa antica usanza le fauci dei leoni sono levigatissime, così come la groppa, sulla quale i bambini montano a cavallo; la finitura originale della pietra è invece ruvida. La leggenda dice che durante la notte di luna piena d'agosto, nel tempo della canicola, c'è sempre la possibilità che torni il Calmucco, sotto forma di spirito. Egli era stato uno dei più temibili pirati, di quelli che nei tempi più bui del Medioevo provavano ad assaltare la città. Secoli fa, questo Calmucco, sbarcato al porto proprio durante la luna piena d'agosto, era penetrato all'interno delle mura con l'intento di commettere un furto tanto ardito quanto sacrilego: voleva impadronirsi dei leoni del Duomo, anche in segno di sfregio nei confronti di Ancona, che da sempre considera queste statue uno dei suoi simboli più preziosi. Quando il pirata cominciò a manomettere le sculture, però, esse si animarono e gli azzannarono le mani staccandogli tre dita. Preso da terrore, il Calmucco fuggì via a perdifiato, perdendo anche le sue babbucce d'oro. I ragazzini di Ancona allora, nella ricorrenza del tentato furto, nottetempo si recano in gruppo sul piazzale del Duomo e stando bene attenti a non farsi scorgere dai leoni, salgono le scale che conducono al portale del Duomo e pronunciano le parole di rito:
«Semo qui tuti in grupo pe' la prova |
La prova serve ad avere conferma di essere "buoni", il segno è una "stella filante" (stella cadente), il pegno è un bottone o un altro piccolo oggetto che abbia un valore, sia pur minimo. Quando qualcuno del gruppo vede una stella cadente, uno alla volta i ragazzini poggiano il bottone per terra e, velocemente, passano la mano nelle fauci di un leone. Il fatto che i leoni lasciano integre le mani dà ai ragazzini la conferma di essere buoni. A questo punto tutti si allontanano di corsa, passando per lo scalone che riporta verso la base della collina del Duomo[74].
La storia di Mosciolino |
Questa è una leggenda moderna, nata in seguito all'adozione di Mosciolino come maschera del Carnevale anconitano, nel febbraio del 1999 grazie ad un concorso, vinto dal grafico Andrea Goroni[A 12]. Prende nome dal "mosciolo", nome locale del mitilo.
Mosciolino era un ragazzo senza famiglia ed era chiamato così perché lo si vedeva sempre nei pressi del mare e perché spesso si sfamava con i moscioli.
Sembrava che fosse nato proprio lì, in mezzo ai bianchi scogli della spiaggia del Passetto, con il retino per la pesca dei frutti di mare in mano.
Era amico di tutti gli animaletti del mare.
I suoi vestiti erano sbiaditi dal sole e qualche pezzo di rete e qualche guscio di mosciolo spesso rimanevano tra le tasche e le cuciture. I suoi capelli, pieni di sale erano diventati durissimi, e se si guardava bene, tra le ciocche c'era sempre qualche alga.
Un giorno mentre era sulla spiaggia sentì un gran chiasso provenire dalla città: musica, risate, trombette e urla di allegria. Incuriosito volle andare a vedere. Si festeggiava il Carnevale, e tutti erano in maschera. Lui si nascose per osservare senza essere visto. Era stata indetta una gara per la mascherina più bella, ma ancora non si era riusciti a trovarne una degna della vittoria.
Mosciolino osservava tutto incuriosito quando vide un carro che gli sembrò meraviglioso: riproduceva, con grandi figure di cartapesta, Nettuno, re del mare, con un grande tridente e con tutto il corteo. Incantato da quella visione, uscì dal suo nascondiglio per seguire il carro di Nettuno. Così la gente lo vide e tutti rimasero a bocca aperta: non si era mai vista una maschera così bella e fantasiosa. Quando Mosciolino si accorse di essere stato scoperto, si spaventò e tentò di tornare tra i suopi scogli, ma ormai era troppo tardi, perché lo stavano trascinando verso il palco. Le persone intorno lo tranquillizzarono spiegandogli che aveva vinto un premio per la sua bella maschera. Mosciolino scoppiò a ridere e disse che la sua non era una maschera, ma il suo vestito normale. Vollero premiarlo ugualmente, ma Mosciolino non volle il premio previsto, chiedendo invece di poter fare un giro sul carro di Nettuno. Lo accontentarono volentieri.
Così Mosciolino salì sul carro di Nettuno e girò tutta la città. La gente vedendolo passare lo ammirava e gridava: “È nata una nuova maschera!"
Istituzioni, enti e associazioni |
Ancona è sede delle seguenti istituzioni di importanza superiore alla provinciale.
- Giunta Regionale delle Marche.
Consiglio regionale delle Marche.
Università Politecnica delle Marche.
Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche[A 13]
- Organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali:
Soprintendenza archeologica delle Marche,
Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici delle Marche,
Soprintendenza archivistica delle Marche.
- Organi periferici del Ministero della giustizia:
Tribunale di Ancona,
Tribunale per i minorenni di Ancona,
Corte d'appello di Ancona,
Carcere di Montacuto,
Carcere minorile di Ancona.
- Organi periferici del Ministero dell'interno:
Prefettura di Ancona,
Questura di Ancona,- Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile.
- Organi periferici del Ministero dell'Economia e delle Finanze:
- Ufficio delle Dogane di Ancona,
- Direzione regionale Marche dell'Agenzia delle Entrate,
- Direzione regionale Marche ed Umbria dell'Agenzia del territorio.
- Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica, emanazione del Ministero degli Affari Esteri.
- Ufficio Scolastico Regionale per le Marche, ufficio periferico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Direzione delle Poste per le Marche e l'Umbria (I.T.C.), organo periferico del Ministero dello sviluppo economico.
- Direzione Regionale Marche della Trenitalia S.p.A.;
Arcidiocesi metropolita di Ancona-Osimo, facente parte della Provincia ecclesiastica di Ancona.
Strutture sanitarie |
La sanità ad Ancona è gestita principalmente dall'"Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti", che accorpa l'Ospedale "Umberto I", il cardiologico "G. M. Lancisi" e l'Ospedale dei Bambini "G. Salesi". I primi due sono situati in un unico polo, nel quartiere delle Torrette, mentre il terzo è localizzato al Passetto. È presente una forte collaborazione con la facoltà di medicina dell'Università Politecnica delle Marche.
Sono presenti anche l'ospedale geriatrico "U. Sestilli", sede locale dell'INRCA e la casa di cura convenzionata "Villa Igea".
Qualità della vita |
La provincia di Ancona era decima nella classifica 2001 sulla qualità della vita stilata da Il Sole 24 ORE e Italia Oggi: una delle province dove è più piacevole vivere. Nel 2005 è risultata invece 33ª, e nel 2006 risulta 20ª. Il peggioramento della posizione è dovuto in gran parte al peso negativo che hanno avuto i parametri relativi all'inquinamento dell'aria. Ogni giorno arrivano infatti in città migliaia di pendolari provenienti dai popolosi paesi circostanti, e perciò il problema del traffico è assai rilevante. I quartieri che più soffrono di questa situazione sono soprattutto quello delle Torrette, della Palombina e di Vallemiano, ma la situazione è grave anche al Piano San Lazzaro.[75]
Un problema di difficile soluzione è l'assenza di una strada che conduce direttamente dal porto alla rete autostradale. Questa assenza pesa notevolmente sulla qualità della vita, dato che il traffico pesante in uscita dal porto deve attraversare alcuni quartieri cittadini, con le conseguenze immaginabili. Le varie amministrazioni hanno discusso per anni sull'itinerario da scegliere per la realizzazione dell'importante arteria; ora finalmente si è giunti ad un accordo e si comincia a parlare della sua realizzazione, connessa all'apertura del nuovo casello autostradale di Ancona Ovest[76].
Nel 2000, 2002, 2010, 2011[77] e 2012[78] alla spiaggia di Portonovo viene assegnata la Bandiera Blu.
Anno | Qualità della vita (Il Sole 24 ORE) Dato riferito alla provincia | Qualità della vita (Italia Oggi) Dato riferito alla provincia | Rapporto ecosistema urbano (Legambiente)[79] |
---|---|---|---|
1994 | - | 28 (prima pubblicazione) | |
1995 | - | 35 (- 7) | |
1996 | - | 36 (- 1) | |
1997 | - | 25 (+ 11) | |
1998 | - | 28 (- 3) | |
1999 | 11 (prima pubblicazione) | 14 (+ 14) | |
2000 | 19 | 7 (+ 4) | 20 (- 6) |
2001 | 10 (+ 9) | 10 (- 3) | 16 (+ 4) |
2002 | 17 (- 7) | non pubblicato | |
2003 | 11 (+ 6) | 61 (- 45) | |
2004 | 29 | 23 (- 12) | 34 (+ 27) |
2005 | 33 (- 4) | 43 (- 20) | 39 (- 5) |
2006 | 20 (+ 13) | 37 (+ 6) | 40 (- 1) |
2007 | 30 (- 10) | 52 (- 15) | 50 (- 10) |
2008 | 23 (+ 7) | 33 (+ 19) | 53 (- 3) |
2009 | 18 (+ 5) | 33 (0) | 34 (+ 19) / XVI edizione: 24 (+ 10) |
2010 | 25 (- 7) | 20 (+ 13) | XVII edizione: 39 (- 15) |
2011 | 49 (- 25) | 21 (- 1) | XVIII edizione: 19 (città medie) |
2012 | 41 (+ 8) | 21 (0) | XIX edizione: 20 (città medie) |
2013 | 25 (+ 16) | 28 21 (- 7) | XX edizione: 11 (città medie) |
2014 | 40 (- 15) | 45 (- 17) | XXI edizione: 12 |
2015 | 44 (- 4) | 56 (- 11) | XXII edizione: 28 (- 16) |
2016 | 28 (+ 16) | 35 (+ 21) | XXIII edizione: 26 (+ 2) |
2017 | 37 (- 9) | 17 (+ 18) | 32 (- 6) |
2018 | 31 (+ 6) | 12 (+ 5) | 34 (- 2) |
Cultura |
Biblioteche ed altre istituzioni culturali |
- biblioteche comunali, statali e regionali
biblioteca comunale Luciano Benincasa, fondata nel 1669, con più di 100.000 volumi; annessa è l'emeroteca, che conserva copie di 12 quotidiani attuali e gli archivi del Corriere Adriatico (dal 1951) e de Il Resto del Carlino (dal 1953) ed altre testate nazionali; Nel 2011 la biblioteca è stata chiusa per lavori di restauro della sede e nel 2012 è stata parzialmente riaperta;- biblioteca dell'Archivio di Stato;
biblioteca della Soprintendenza archeologica, specializzata in archeologia e storia locale;- biblioteca della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici;
- biblioteca della Deputazione di storia patria per le Marche[80];
- biblioteca del Consiglio regionale delle Marche;
- biblioteche di istituzioni religiose
- biblioteca del Pontificio Seminario Regionale Pio XI;
- biblioteca dei Frati Cappuccini;
- biblioteca dei Frati Minori Conventuali;
- biblioteca dell'Opera Salesiana
- biblioteca diocesana;
- biblioteche universitarie
- biblioteca universitaria dell'Istituto Teologico Marchigiano;
- biblioteca universitaria della facoltà di Economia;
- biblioteca universitaria della facoltà di Medicina e Chirurgia;
- biblioteca universitaria della facoltà di Ingegneria;
- biblioteca universitaria della facoltà di Scienze
- biblioteca universitaria del Dipartimento di Elettronica ed Automatica;
- biblioteca universitaria del Dipartimento di Energetica;
- altre istituzioni culturali
- Accademia marchigiana di scienze, lettere ed arti, con annessa biblioteca;
- Istituto per la storia del movimento di Liberazione delle Marche, con annessa biblioteca;
- Orchestra Filarmonica Marchigiana; è una delle tredici Istituzioni Concertistiche Orchestrali italiane (ICO) riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
- biblioteca privata Franco Amatori, aperta al pubblico dal 2008 nello storico Palazzo Benincasa.
Istruzione universitaria |
Gli studi universitari moderni ad Ancona iniziano nel 1959 con l'apertura della facoltà di Economia. Nel 1969 viene fondata l'Università degli Studi di Ancona, dal 2003 denominata "Università Politecnica delle Marche", che conta quaranta corsi di laurea e cinque facoltà: Agraria, Economia, Ingegneria, Medicina e Scienze. Gli studenti sono più di 16.000[81].
Hanno inoltre sede in città l'Istituto Teologico Marchigiano, aggregato alla Facoltà di Sacra Teologia della Pontificia Università Lateranense, l'Istituto Superiore di Scienze Religiose «Lumen gentium» collegato alla medesima facoltà e la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici, un istituto di grado universitario che offre un corso di laurea per interpreti e traduttori.
Per ciò che riguarda gli studi musicali, in città svolgeva la funzione di Conservatorio l'Istituto Superiore di Studi Musicali "G.B.Pergolesi", attivo dal 1924 al 2014. Nel 2001 era stato pareggiato a tutti gli effetti di legge ai conservatori di musica statali. Esso comprendeva i corsi accademici di Chitarra, Clarinetto, Fisarmonica, Flauto, Strumenti a percussione, Pianoforte, Cultura musicale generale, Storia della Musica, Teoria e solfeggio, Pianoforte Complementare, Musica di insieme per fiati.
Musei |
- Museo archeologico nazionale delle Marche
Il Museo archeologico nazionale delle Marche, di gestione statale, è ospitato all'interno del cinquecentesco palazzo Ferretti e permette un interessante viaggio nel tempo grazie alle testimonianze ricchissime di tutte le civiltà della regione. Comprende le sezioni elencate di seguito.
- Sezione Preistorica, con reperti che vanno dal Paleolitico, all'età del Bronzo; tra essi i manufatti più antichi delle Marche, ritrovati a Monte Conero e risalenti a circa 200.000 anni fa
- Sezione Protostorica, sezione caratterizzante il museo, grazie alla eccezionale e completa documentazione sull'arte e sulla vita quotidiana del popolo piceno, che abitava nelle Marche nell'età del Ferro; la sezione comprende anche testimonianze dell'invasione gallica del VI secolo a.C., tra cui alcune raffinatissime corone d'oro composte da elementi vegetali
- Sezione Greca, che espone i reperti della necropoli ellenistica di Ancona, con stele funerarie scolpite, oggetti in vetro, gioielli e un modellino ricostruttivo del tempio di Afrodite che sorgeva sull'acropoli della città
- Sezione Romana, ricchissima, riaperta parzialmente; la riapertura totale si attende sin dal 1972
- Sezione Medievale, la cui riapertura si attende sin dal 1972
- Collezione numismatica, notevolissima e ancora preclusa al pubblico.
Irrisolta è ancora la questione dei Bronzi Dorati di Cartoceto, statue di epoca romana di eccezionale valore: si tratta dell'unico gruppo equestre in bronzo dorato rimastoci dall'antichità. Trovati nel 1946 a Cartoceto di Pergola, salvati da un emissario della soprintendenza dalla vendita all'estero, furono esposti al Museo nazionale fino al 1972, quando a causa del terremoto il museo chiuse. Alla riapertura del Museo si aprì un contenzioso con Pergola, comune nel cui territorio il reperto era stato trovato. Dopo alterne vicende si giunse ad un compromesso alla cui formulazione parteciparono il Ministero, la regione Marche e la Soprintendenza archeologica: vennero realizzate copie conformi del gruppo bronzeo e si decise di esporre alternativamente a Pergola e ad Ancona gli originali e le copie. Il patto venne rotto dal Ministero; al 2011, le statue originali sono a Pergola in un museo appositamente istituito. Sul tetto del Museo nazionale svettano le copie ricostruttive delle statue, realizzate in bronzo dorato.
- Museo della città
Il Museo della città di Ancona è un museo di storia urbana, situato in Piazza del Papa. Tra i pezzi da segnalare le vedute della città di Luigi Vanvitelli e un grande plastico in legno che ricostruisce la città di Ancona nel 1844.
- Pinacoteca civica Francesco Podesti
La Pinacoteca civica "Francesco Podesti" nel 2016 è stata parzialmente riaperta con nuovo allestimento dopo una chiusura di quattro anni. È situata all'interno di palazzo Bosdari, in via Pizzecolli. Tra le opere più importanti si segnalano quelle di Carlo Crivelli, del Tiziano, di Lorenzo Lotto, del Guercino, di Sebastiano del Piombo, di Orazio Gentileschi, di Andrea Lilli, di Francesco Podesti.
- Galleria d'Arte Moderna
La Galleria d'Arte Moderna nel 2016 è stata parzialmente riaperta con nuovo allestimento dopo una chiusura di quattro anni. Presenta opere di autori contemporanei marchigiani e non solo, come Carlo Levi, Ivo Pannaggi, Luigi Veronesi, Corrado Cagli, Valeriano Trubbiani ed Enzo Cucchi.
- Museo tattile statale Omero
Il Museo Omero ha sede all'interno del Lazzaretto. È uno dei pochi al mondo, e l'unico in Italia, che permette anche ai non vedenti di avvicinarsi all'arte, facendo toccare calchi in gesso a grandezza naturale di famose opere scultoree, modellini architettonici di celebri monumenti, ma anche reperti archeologici e sculture originali di artisti contemporanei. La visita è piacevole e istruttiva per tutti coloro che amano l'arte.
- Museo diocesano
Il Museo diocesano di Ancona è allestito nel vecchio Episcopio situato nel piazzale del Duomo, alla sua sinistra. Ricco delle testimonianze di una fede che ha origini antichissime, essendo legato l'arrivo del Cristianesimo al protomartire Santo Stefano, comprende una collezione di sculture, di dipinti, di oggetti sacri e i resti delle chiese abbattute o bombardate (tra tutte le parti recuperate, suggestive quelle della storica chiesa di San Pietro). Tra i pezzi più celebri non possono non essere citati quattro arazzi dai colori vivissimi, tratti da cartoni del Rubens.
- Museo diffuso urbano
Il Museo diffuso urbano è un museo a cielo aperto, consistente in un percorso detto “Chayim”, che si snoda tra i luoghi della presenza ebraica, mettendo in luce l'importanza sociale e culturale di questa comunità per la città di Ancona. Comprende il Campo degli ebrei, antico cimitero ebraico all'interno del parco del Cardeto.
- Sala museale Contrammiraglio Guglielmo Marconi
La Sala museale Contrammiraglio Guglielmo Marconi è un museo di storia dedicato alle telecomunicazioni ed in particolare alla radio; ha sede nei locali della ex chiesa di Sant'Agostino, di proprietà della Marina Militare. Aperto al pubblico solo su prenotazione, ha visto la luce nel maggio del 2009.
- Lazzaretto o Mole Vanvitelliana
Le mostre d'arte si tengono in genere all'interno del settecentesco Lazzaretto, isola artificiale a pianta pentagonale all'interno del porto, costruito sul progetto e sotto la direzione dell'architetto papale Luigi Vanvitelli.
- Museo di scienze naturali Luigi Paolucci
Il Museo di scienze naturali Luigi Paolucci, pur essendo un museo nato e cresciuto in città grazie all'opera del noto scienziato anconitano Luigi Paolucci, ha ora sede nel vicino e suggestivo centro di Offagna, uno degli storici castelli di Ancona. Il museo, di proprietà della Provincia di Ancona, espone una piccola ma significativa parte delle ricchissime collezioni naturalistiche: fossili, minerali, materiali didattici storici, esemplari impagliati di animali; testimonia i vari aspetti degli ambienti naturali delle Marche. La sua gestione è affidata all'Associazione Sistema Museale della Provincia di Ancona.
- Sistema Museale della Provincia di Ancona
Ad Ancona ha la propria sede legale l'Associazione Sistema Museale della Provincia di Ancona, rete provinciale costituita su iniziativa della Provincia di Ancona e della Comunità Montana dell'Esino-Frasassi. Ad essa aderiscono circa 20 Comuni della provincia di Ancona, proprietari di una trentina di musei. La sede è presso l'Ente Provincia di Ancona.
Media |
Stampa |
Tre erano i giornali che pubblicavano la cronaca cittadina:
Corriere Adriatico (edito ad Ancona);
Il Resto del Carlino;
Il Messaggero.
A partire dall'estate 2016 l'edizione anconetana de Il Messaggero è stata chiusa. Il quotidiano romano viene venduto in abbinamento al Corriere Adriatico, stante la comune proprietà delle due testate.
Negli anni 1990 vi fu per alcuni anni l'effimera pubblicazione del quotidiano "La Gazzetta di Ancona".
Si pubblica anche la Gazzetta aste ed appalti pubblici.
Ancona nell'arte |
La città di Ancona è stata nel corso dei secoli fonte di ispirazione ed oggetto di attenzione da parte di pittori, registi, scrittori, poeti. Riportiamo qui gli episodi più significativi di questo fenomeno.
Pittura e scultura |
Nell'elenco sottostante sono riportate le opere di artisti che rappresentano Ancona. Non sono segnalate le opere di artisti locali; tra queste opere locali si ricordano soprattutto la Veduta di Ancona di Andrea Lilli (XVI secolo) conservata in Pinacoteca, lacerto di una pala d'altare smembrata dopo il 1860, il Giuramento degli Anconitani (XIX secolo), di Francesco Podesti, elemento caratterizzante la Sala Consiliare del Comune[A 14][82], e varie vedute urbane della metà del XIX secolo dei coevi pittori locali Filippo Boni e Barnaba Mariotti.
Maestro delle imprese di Traiano 115 d.C.: Scena 79 della colonna Traiana, (Roma): Partenza da Ancona dell'Imperatore Traiano per la Seconda Guerra Dacica[83]
Antonio Danti, tra il 1580 e il 1583 (Musei vaticani, Galleria delle carte geografiche, Roma), Veduta della città e del porto di Ancona[84]
Vittore Carpaccio, 1510 (Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid), Ritratto di cavaliere, da molti identificato nel duca di Urbino Francesco Maria I della Rovere, con veduta del rione di Capodimonte[85][86];
Vittore Carpaccio, 1502 (Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, Venezia), San Giorgio e il drago; nello sfondo è rappresentato il duomo; Ancona qui serve per rappresentare Silene di Libia[85][86];
Vittore Carpaccio, 1514 (Museo del Louvre, Parigi), Predica di santo Stefano; sullo sfondo una bella rappresentazione dell'Arco di Traiano[85][86][A 15]
Giovanni Bellini, 1430 (Collezione della Cassa di Risparmio, Prato), Crocifissione; sullo sfondo il Duomo e panorama del colle Guasco[85][86][A 16];
Giovanni Bellini, 1516 (Galleria dell'Accademia, Venezia) Sacra Conversazione 'Giovannelli'; sullo sfondo c'è Capodimonte vista dal porto[87];
Giovanni Bellini, Vittore Belliniano e Lorenzo Lotto, 1526 (Scuola Grande di San Marco, Venezia), Martirio di San Marco; sullo sfondo il Duomo e il colle Guasco; Ancona qui serve per rappresentare Alessandria d'Egitto[85][86];
Pinturicchio, tra il 1502 e il 1507, (Libreria Piccolomini nella cattedrale di Siena), Papa Pio II arriva per la Crociata al porto di Ancona[85];
Carlo Crivelli, 1435-1494 (Galleria Nazionale, Londra), Visione del Beato Gabriele Ferretti, con veduta della campagna nei pressi della Chiesa di San Francesco ad Alto[88];
Tiziano, 1502 circa (Galleria Nazionale di Londra), Noli me tangere; è rappresentata Porta Capodimonte[87][89].
Domenichino, (galleria del Prado, Madrid) Arco di Traiano[90].
Antonio Balestra, 1690 circa, (collezione privata) Veduta di Ancona[91].
Luigi Vanvitelli, 1732 circa, (Ancona, Museo della città) Veduta del Molo nuovo dal Lazzaretto[92]
Giovanni Battista Piranesi, 1748, Arco di Traiano[93].
Gerolamo Gambarato, (attivo dal 1561 al 1628) (Venezia, Sala del Maggior Consiglio al Palazzo Ducale), La storia di Ancona (il papa giunge ad Ancona accompagnato dall'Imperatore Federico Barbarossa e dal doge e dona a questo un ombrello d'oro)[94][95]
Jakob Philipp Hackert, 1780 circa, Veduta del porto di Ancona con l'Arco di Traiano (incisione), (Ancona, Pinacoteca civica; dipinto segnalato in questo elenco in quanto è opera di artista non locale).[96]
Giuseppe Pallavicini, pittore lombardo, nel XVIII secolo decorò i soffitti delle sale interne dal Palazzo Benincasa con rare vedute di Ancona, oggi ancor più preziose in quanto rappresentano un'importante testimonianza dell'aspetto della città prima delle distruzioni belliche delle due guerre mondiali.
Letteratura |
Catullo (Carmina, 36) cita Ancona parlando dei più celebri luoghi di culto di Venere;
Giovenale (Satire, libro IV) in una celebre immagine parla del tempio di Venere sorretto dalla dorica Ancona; è dall'epoca romana, dunque che Ancona viene definita dorica;
Dante Alighieri, nel canto XXI del Paradiso, dice:
«In quel loco fu' io Pier Damiano, |
(Dante Alighieri) |
È san Pier Damiani a parlare nei versi del Poeta. Il "loco" di cui il santo parla all'inizio è l'eremo di Fonte Avellana, mentre l'identificazione della dimora di nostra Signora sul lido adriatico ha fatto molto discutere. Secondo alcuni si tratterebbe della chiesa di Santa Maria in Porto di Ravenna, secondo altri invece di Santa Maria di Portonovo, presso Ancona. Per ciò che riguarda gli argomenti a favore dell'una o dell'altra ipotesi, si veda la voce "Santa Maria di Portonovo". Comunque sia, sulla facciata della chiesa di Portonovo è stata collocata nel XX secolo una targa con i predetti versi di Dante.
Michel de Montaigne, nel suo "Giornale di viaggio in Italia" del 1581, descrive Ancona come[97]
«molto abitata, e in ispecie da greci, turchi e schiavoni, importante per commerci, ben costruita, limitata da due capi montuosi che si protendono verso il mare, su uno dei quali sorge un'ampia fortezza, attraverso cui giungemmo in città, mentre sull'altro – molto vicino – c'è una chiesa. Fra questi due promontori e sulle pendici, sia da un lato sia dall'altro, è sita la città: però la parte principale giace nell'avvallamento e lungo il mare, dove esiste un buonissimo porto, e qui sorge tuttora un grande arco dedicato all'imperatore Traiano, a sua moglie e a sua sorella» |
(Michael De Montaigne) |
Torquato Tasso, nel sonetto 319[98] dice:
«... E tu sembravi, Ancona, il terzo giro |
(Torquato Tasso) |
Giacomo Casanova nei suoi diari si sofferma a lungo a proposito dei suoi due soggiorni ad Ancona (nel vecchio lazzaretto e nell'albergo che sorgeva di fronte alla fontana delle Tredici Cannelle), e ci racconta belle ed intriganti avventure capitategli con due donne incontrate qui[99].
Stendhal riferisce nei suoi diari della sua permanenza ad Ancona (19 - 20 ottobre 1811)[100]
Madame de Staël nel romanzo "Corinna ou l'Italie" dà una bella descrizione dell'atmosfera cosmopolita della città nei primi anni dell'Ottocento[101].
Victor Hugo ne I miserabili parla dell'ideale di libertà che da Parigi arriva all'orecchio dei patrioti di Ancona radunati nell'ombra degli Archi, davanti all'albergo Gozzi, in riva al mare[102]
Ippolito Nievo, nelle Confessioni di un italiano, parla varie volte di Ancona, dove il protagonista arriva via mare; vengono evocati i giorni dell'assedio austro-russo-turco e l'affascinante figura del giovane generale Giuseppe Lahoz[103].
Robert Musil ambienta ad Ancona le vicende dei protagonisti del romanzo "Viaggio in Paradiso", prefigurazione de "L'uomo senza qualità"; in particolare si ricordano le descrizioni delle vele nel porto e delle piccole spiagge sotto le rupi[104].
Joyce Lussu nel romanzo "Anarchici e Siluri" ci riporta indietro nel tempo, facendoci immergere nell'Ancona degli anni 1910, che nella finzione letteraria ospitava Sherlock Holmes alle prese con spie, ricevimenti alle Muse e passeggiate nei boschi del Conero assieme al celebre naturalista anconetano Luigi Paolucci[105].
Autori odierni |
- Iride Cristina Carucci ha ambientato ad Ancona gran parte del suo primo romanzo “Amalia a perdere”[106], entrato nella rosa della prima selezione del Premio Strega 2001;
Pelagio D'Afro trasfigura Ancona nella Gomitona de "I ciccioni esplosivi"[A 17], mentre ambienta il romanzo "L'acqua tace" nell'Ancona di inizio Novecento[A 18].
Cinema |
Tra i titoli più significativi si citano i seguenti.
Ossessione, di Luchino Visconti (1943). Il capolavoro di Visconti, considerato il primo film neorealista, nelle sequenze centrali è stato girato ad Ancona.
Le prime immagini attraverso cui Visconti ci presenta cinematograficamente la città sono quelle del cavalcavia della Stazione Ferroviaria, crocevia di destini, dal momento che è sul treno che Gino (Massimo Girotti) arriva ad Ancona e sul treno fa amicizia con “lo spagnolo” (Elio Marcuzzo). Per arrivare alla Cattedrale della città Gino e l’amico si arrampicano per una strada in salita (che è Via Cialdini, ripresa all’altezza dell’accesso al vicolo oggi intitolato a San Marco, via che nella realtà conduce a Capodimonte, il quartiere sul colle opposto al Guasco su cui si trova il Duomo).
Giunti sul piazzale di San Ciriaco, Gino si siede accanto allo spagnolo sul muretto del belvedere del piazzale del Duomo, con lo sguardo sognante perso a scrutare l’orizzonte lontano alla ricerca di uno spazio interiore nel quale rifugiarsi e porre fine ad un’esistenza vagabonda.
L'immagine riassume forse l’aspetto peculiare dell’Ancona cinematografica: città di mare, levantina, terra di confine di una geografia ideale, linea di cesura tra la nebbiosa Pianura Padana e il caldo Mediterraneo che qui inizia a manifestarsi compiutamente. Da qui, dal sagrato del Duomo medievale di San Ciriaco, dall’alto del colle Guasco, la macchina da presa scorre in panoramica sulle banchine del porto ingombro di traghetti e navi passeggeri. Quindi il porto, non – luogo per antonomasia, contraltare alla prosaicità della ferrovia, diviene con il suo bellissimo anfiteatro naturale riferimento filmico ricorrente, margine tra la terra e il mare, limite estremo, quello che nella fuga di Gino sarà anche porta d’ingresso verso un dramma esistenziale che troverà la sua conclusione nella tragedia.
Nello sfondo dell'inquadratura si nota sul colmo del tetto della cattedrale un personaggio vestito di chiaro, in compagnia di alcuni operai: si tratta dell'allora trentacinquenne Riccardo Pacini, soprintendente ai monumenti che proprio nel 1942 fu richiamato ad Ancona per guidare le attività a protezione e salvaguardia degli edifici dorici dal rischio dei bombardamenti. Del Duomo venne "imballato" il protiro principale.
La sequenza del film continua e, con essa, questo sguardo cinematografico su Ancona, quasi un lungo piano – sequenza, che riprende il campanile del Duomo e l’edificio che gli stava accanto (oggi non più esistente) incluso negli antichi annessi di servizio alla cattedrale e addossato all’impianto probabilmente parte della chiesa medievale di Santa Maria di Nazareth. Lo sfondo e le soggettive cambiano continuamente: viene inquadrata la parte superiore dell’antica chiesa di Santa Maria in Curte, distrutta, pochi mesi dopo le riprese, dal pesante bombardamento aereo alleato del 1º novembre 1943 (che causerà centinaia di vittime), così come alcune vie dei rioni di Ancona affacciantisi sul porto che fanno da sfondo ad altre scene del film: lo scalone Nappi, Palazzo Davalos (entrambi distrutti durante la guerra), il Palazzo Ferretti sul lato in Piazza del Senato (gravemente danneggiato).
Con il prezioso supporto della memoria filmica Visconti ha potuto fissare su pellicola immagini della fiera di San Ciriaco, di salite, scalinate e di alcuni dei luoghi più antichi e caratteristici del centro storico di Ancona non più visibili altrimenti, per cui il film è divenuto una preziosa testimonianza visiva di come si presentava la città prima che la guerra ne modificasse l'aspetto.
Un'anima divisa in due, di Silvio Soldini (1993). Anche in questa pellicola Ancona rappresenta per i protagonisti, fuggitivi da Milano, il desiderio di una vita migliore. In questo caso non è la presenza del porto, ma la dimensione a misura d'uomo e la vicinanza con la natura a far assumere alla città questo ruolo. Ben presto si accorgeranno però che la vita moderna non risparmia alcun luogo dove ogni apertura al "diverso" viene pagata con l'isolamento e la solitudine.
La regina degli scacchi di Claudia Florio (1998). Ancona in questo film è nebbiosa, inquietante e, con le sue vie in salita, le sue antiche scalinate, le sue spiagge invernali, fa da sfondo perfetto alla difficile e combattuta introspezione di una giovane ragazza.
La stanza del figlio di Nanni Moretti (2001). Vincitore della Palma d'oro al 54º Festival di Cannes, è stato girato interamente in città; qui Ancona è usata senza citarla, pur con notevoli riferimenti, per rappresentare una tipica città dell'Italia di oggi.
Ci sono altri film, o parti di essi, che sono stati girati in città. Ne diamo un elenco decennio per decennio.
- Negli anni sessanta Ancona è stata usata in vari film, poi proiettati nelle sale di tutta Europa, per rappresentare i luoghi più disparati ed esotici. Ne Il giustiziere dei mari (1961, per la regia di Domenico Paolella) le spiagge rocciose di Ancona rappresentano la costa australiana e ne Le prigioniere dell'Isola del Diavolo (1962, sempre di Domenico Paolella), rappresentano invece l'Isola del Diavolo della Guyana francese. A queste due pellicole va il merito di aver conservato le immagini della Riviera del Cònero prima dell'antropizzazione a scopo turistico avvenuta a partire dalla metà degli anni sessanta. È possibile, in particolare, apprezzare gli scogli del Passetto e la spiaggia di Portonovo nella sua naturalità quasi intatta, costellata dalle rare capanne dei pescatori, demolite a metà degli anni sessanta, e dalle rovine del fortino napoleonico, allora in abbandono. Ne La ragazza con la pistola, (1968, di Mario Monicelli) il molo nord di Ancona, nonostante il Duomo che si intravede sullo sfondo, serve per rappresentare il porto di Brighton, in Inghilterra. Al largo della lanterna rossa la protagonista Monica Vitti fugge dal Regno Unito con il traghetto. La scena doveva essere girata realmente a Brighton, come gran parte del resto del film, ma il mare proibitivo nella località inglese ed impegni già presi in Italia subito dopo il film dall'altro protagonista Carlo Giuffrè, spinsero la regia a ripiegare sullo scalo adriatico, focalizzando la scena sulla corsa sul molo e la nave in partenza.
- Negli anni settanta alcune scene del film di Valerio Zurlini La prima notte di quiete (1972) sono state girate all'interno, allora in rovina, della storica Villa Favorita, restaurata nel 1998. Altri film girati in città negli anni settanta sono stati i "poliziotteschi" Dio, sei proprio un padreterno! del regista Michele Lupo (1973) con le memorabili scene girate nel 1973 nelle vecchie carceri di Santa Palazia; le riprese, a cui parteciparono molti giovani di Ancona (Marco Bevilacqua, Massimo Albertini, Andrea Tarsetti, Franco Leonarduzzi), durarono diversi giorni. Da ricordare anche la scena girata al Campo degli Ebrei, dove era stata ricostruita la frontiera Italo-Francese, e La belva col mitra (1977) del regista Sergio Grieco; esso documenta l'aspetto della città negli anni settanta, (zona della Stazione, Largo XXIV Maggio, Lazzaretto, spiaggia del Passetto) la vicenda di un criminale evaso con l'intenzione di vendicarsi dei suoi ex complici, che alla fine verrà catturato.
- Dopo il 2000 sono stati girati ad Ancona alcuni film a distribuzione nazionale. Nel 2007 Alma, regia Massimo Volponi, che narra la reale vicenda umana dell'equipaggio dell'omonima nave russa, abbandonata dal suo armatore nel porto di Ancona. Nel 2010 è uscito nelle sale La Polinesia è sotto casa, regia di Saverio Smeriglio e Andrea Goroni, girato soprattutto nella spiaggia di Portonovo, che ha per argomento la passione per il surf. Nel 2013 sono state girate ad Ancona alcune scene dell'ultimo film di Krzysztof Zanussi, Foreign Body (film 2014); il film, con scene ambientate al Duomo e a Santa Maria di Portonovo, si svolge tra Italia, Russia e Polonia e narra le vicende di un giovane italiano appartenente ad un movimento di rinnovamento cattolico. È uscito nelle sale nel 2014[107].
Storia dell'Arte |
Arte antica |
L'arte picena e quella greca sono testimoniate dai reperti, anche di eccezionale qualità, ritrovati nelle antiche necropoli ed esposti al Museo archeologico nazionale delle Marche e al Museo della città. L'arte greca ha un interessante esempio nei resti del tempio dorico dedicato ad Afrodite, visibili nella zona archeologica sottostante il Duomo, oltre ad un lacerto murario a blocchi regolari nei pressi del lungomare Vanvitelli.
L'arte romana è ben rappresentata dall'Arco di Traiano, di proporzioni slanciate, su un molo anch'esso di epoca traianea. L'anfiteatro, il cui scavo non è ancora completato, è comunque notevole per la porta pompae, detta Arco Bonarelli, e per l'annessa palestra gladiatoria. Il busto dell'imperatore Augusto in veste di pontefice massimo, ritrovato nell'area dell'antico foro ed esposto al Museo archeologico nazionale, è di pregevole fattura.
Arte medievale |
L'arte paleocristiana e bizantina trova testimonianza soprattutto nella pianta del Duomo a croce greca, nella basilica inferiore di Santa Maria della Piazza, nei sarcofagi del museo diocesano.
Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante i secoli della Repubblica marinara. Per ciò che riguarda l'architettura romanica si ricorda soprattutto il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco, una delle più importanti chiese romaniche d'Italia che sorge sulle fondamenta di un tempio pagano dedicato a Venere, pregevole anche per le sculture dell'interno e del portale, tra cui i leoni stilofori, tra i simboli della città e per la cupola orientaleggiante. Chiese note a livello nazionale sono anche Santa Maria della Piazza, costruzione romanica (con le interessantissime sculture della facciata e un pregevole portale in stile gotico) e la chiesa di Santa Maria di Portonovo. L'architettura gotica è rappresentata dal Palazzo degli Anziani al quale lavorò Margaritone d'Arezzo. Giorgio Orsini da Sebenico, esponente del Rinascimento Adriatico, lasciò in città le facciate della Loggia dei Mercanti, di San Francesco alle Scale e di Sant'Agostino, ricche di sue sculture.
Una scuola di pittura gotica, la Scuola di Ancona, era attiva in città tra Trecento e Quattrocento, e Olivuccio di Ciccarello ne era il maestro[108][109]
Rinascimento e Manierismo |
Per l'architettura rinascimentale va segnalato il Palazzo del Governo, alla cui realizzazione partecipò anche Francesco di Giorgio Martini. Da ricordare anche la Cittadella, uno dei più interessanti esempi europei di fortificazione alla moderna, opera di Antonio da Sangallo il Giovane. La scultura del Quattrocento è ben rappresentata da Giovanni Dalmata. Il pieno Quattrocento in pittura è segnato dall'anconitano Nicola di Mastro Antonio. Pittori rinascimentali di altre regioni che lavorarono ad Ancona furono Piero della Francesca, Carlo Crivelli, Melozzo da Forlì e Lorenzo Lotto, mentre Tiziano inviò in città due grandi pale d'altare. Nel periodo manierista si distinguono i nomi di Pellegrino Tibaldi e dell'anconitano Andrea Lilli, che lavorò molto in tutta Italia.
Barocco e Neoclassicismo |
L'arte del XVIII secolo è contraddistinta dalla figura di Luigi Vanvitelli. Come ricordato nel paragrafo dedicato alla storia, egli progettò il nuovo Lazzaretto su un'isola artificiale di forma pentagonale. Inoltre prolungò il molo realizzato secoli prima dall'imperatore Traiano e vi edificò l'Arco Clementino. Queste opere, al di là dei pregevoli aspetti formali anticipanti il neoclassicismo, sono notevoli per il perfetto inserimento nell'ambiente naturale e per gli aspetti tecnici e costruttivi. In città il Vanvitelli realizzò anche la chiesa del Gesù, con la facciata concava che domina il porto dall'alto, seguendone la naturale curvatura. Dopo l'istituzione del porto franco e la ripresa dei traffici, in città ci fu un periodo di fioritura artistica, testimoniato ancora dalle chiese del Santissimo Sacramento di Francesco Maria Ciaraffoni (con le statue di Gioacchino Varlè) e di San Domenico (di Carlo Marchionni), dai tanti palazzi nobiliari affrescati e rinnovati nelle facciate, da Porta Pia (il nuovo ingresso monumentale della città), dalle statue dei continenti all'interno della Loggia dei Mercanti, segno delle nuove correnti di traffico marittimo.
Testimonianze del periodo napoleonico sono soprattutto alcune fortificazioni: la Lunetta di Santo Stefano, Forte Cardeto e il fortino di Portonovo.
Ottocento e Novecento |
Nell'Ottocento spicca la figura del pittore anconetano Francesco Podesti, che tra accademismo, pittura storica e romanticismo raggiunse fama internazionale. Fu uno degli ultimi grandi maestri dell'affresco, e con tale tecnica dipinse in Vaticano la sala dell'Immacolata Concezione. Uno dei suoi capolavori, il "Giuramento degli Anconitani", è uno dei simboli della città ed è esposto nella sala consiliare del Comune. Il Teatro delle Muse di Pietro Ghinelli ben rappresenta l'architettura neoclassica del primo Ottocento.
Nel periodo post-unitario la città si ingrandì e si rinnovò completamente; interessante dal punto di vista artistico ed urbanistico è tutta la zona della spina dei Corsi, ma sono notevoli anche le tante fortificazioni risalenti al periodo in cui la città era piazzaforte di prima classe, opere dell'architetto militare Giuseppe Morando. Il pittore Fra' Paolo Mussini lavorò molto in città, lasciando alla Chiesa dei Cappuccini ottimi esempi di arte di inizio Novecento tra Divisionismo e Simbolismo..
Durante il ventennio fascista si aprì il Viale della Vittoria e si completò Corso Stamira. Sull'itinerario segnato da queste due arterie, ricco di edifici eclettici e in stile Novecento, ma anche di esempi di tardo liberty, Guido Cirilli realizzò il Palazzo delle Poste e il Monumento ai caduti, Amos Luchetti Gentiloni progettò il Palazzo del Popolo (dal dopoguerra al 2011 sede del municipio) e Pio Pullini ne decorò l'interno con i suoi dipinti, Eusebio Petetti progettò invece il Palazzo del Mutilato.
La seconda guerra mondiale, con i pesanti bombardamenti anglo-americani, fece sparire importanti testimonianze artistiche della città. Tra queste la chiesa romanica di San Pietro, la chiesa gotica della Misericordia, la chiesa seicentesca di San Primiano, la chiesa greca di Sant'Anna; al museo diocesano della città si conservano alcune icone tardo-bizantine dell'iconostasi di San'Anna e alcune sculture del portale di San Pietro.
L'arte dei nostri giorni |
La scultura contemporanea ha alcune ottime testimonianze ad Ancona. Si citano qui le opere che più si sono inserite nella vita quotidiana della città[110].
Nel 1954 Vittorio Morelli ha lasciato in città la statua a Pinocchio, suggerita dal nome del quartiere omonimo; la scultura è stata subito molto amata e rappresentata nelle cartoline, inserendosi in breve tra i simboli cittadini. Il Pinocchio di Morelli è la prima scultura dedicata al burattino collodiano realizzata in Italia[111].
Pericle Fazzini ha creato per Ancona un monumento alla Resistenza posto sul colle panoramico del Pincio.
Tra le opere installate si ricorda la Mater amabilis di Valeriano Trubbiani (popolarmente detta I Rinoceronti), situata in piazza Pertini; essa riprende l'idea del rinoceronte realizzato da Trubbiani per le scene del film di Federico Fellini E la nave va.
Si segnala anche il grande cavallo reale di Aligi Sassu, collocato in corso Stamira, che sembra emergere dal suolo (dal 2013 esposto provvisoriamente nel cortile della Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche, in piazza Martelli, a causa dei lavori di ristrutturazione dell'edificio della Provincia di Ancona davanti al quale l'opera era collocata).
Due suggestive opere di Arnaldo Pomodoro sono visibili all'interno della Facoltà di Ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche, a Monte d'Ago.
Molto discussa è stata l'installazione della statua Violata[112], dello scultore anconetano Floriano Ippoliti[113], collocata nel marzo 2013 in via Marconi, nei pressi dell'imbocco della galleria San Martino, la prima in Europa dedicata alle donne vittime di violenza.[114]
Il 1º giugno 2017 è stata inaugurata al Porto antico della città nei pressi dell'Arco di Traiano, la "Fontana dei due soli" dello scultore morrese Enzo Cucchi. Il titolo dell’opera si rifà alla possibilità in Ancona di vedere il sole sorgere e tramontare sul mare, per la forma a gomito del suo territorio (Ancona deriva dalla parola greca Ἀγκών, ovvero gomito)[115][116]
Per ciò che riguarda l'architettura, è notevole la sede della facoltà d'Ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche, progettata dall'architetto Pietro Belluschi; con la sua alta torre si è inserita con carattere nel panorama cittadino; negli spazi esterni della facoltà è presente la scultura Tarpare le ali, di Valeriano Trubbiani.
Altra notevole opera di architettura moderna è il palazzo Leopardi, una delle sedi della Regione Marche, di Vittorio Gregotti, che con il suo rivestimento in mattoni riecheggia la vicina Cittadella cinquecentesca.
Dal punto di vista urbanistico si ricordano le realizzazioni, assai criticate, di tre opere di grande impatto: la "stecca" di unità abitative in Via Scosciacavalli (arch. Sergio Lenci), la nuova Piazza Pertini e i "toroidi" di Piazza Ugo Bassi, importante snodo del trasporto pubblico urbano.
Teatro |
Teatro delle Muse. Costruito nel 1827 su progetto di Pietro Ghinelli, ha conservato soltanto la struttura esterna e la neoclassica facciata a colonne ioniche. Durante la seconda guerra mondiale il tetto fu parzialmente danneggiato da uno spezzone incendiario d'aereo, cosa che suggerì agli amministratori un'assai discussa demolizione e ricostruzione degli interni in stile moderno, avviando una ristrutturazione durata decenni. Capace di accogliere più di mille spettatori, ospita dal 2003 una stagione lirica di livello internazionale, una stagione sinfonica, una di prosa ed una di musica jazz. Da segnalare il sipario tagliafuoco del palcoscenico, decorato da un'opera dell'artista Valeriano Trubbiani.
Teatro sperimentale "Lirio Arena". Inaugurato nel maggio 1960 per far rinascere ad Ancona il teatro drammatico, in attesa della riapertura del Teatro delle Muse, divenne il teatro cittadino e per finanziarne le spese di gestione fu costituito un comitato di sostenitori, che diede solidità finanziaria consentendo alle migliori compagnie italiane di esibirvisi. Nel 1967 si decise l'ampliamento che fu completato solo tra il 1974 e 1979.- Teatro Metropolitan (già Teatro "Vittorio Emanuele II"), gioiello del XIX secolo ubicato nel corso principale, è attualmente (2011) oggetto di complesse opere di ristrutturazione ad uso ricettivo-commerciale; dell'originale rimarrà il solo involucro esterno.
- Teatro Goldoni, altro teatro storico realizzato a metà Ottocento. Pur essendo originariamente di notevole valore architettonico, con architettura Liberty e interessanti strutture in ghisa, con un progetto del 1995[117] è stato sventrato per realizzare un cinema multisala.
Cucina |
Il simbolo universalmente riconosciuto delle tradizioni gastronomiche di Ancona è lo stoccafisso all'anconetana, celebrato da manifestazioni ricorrenti nell'anno e tutelato dall'Accademia dello Stoccafisso[118]. Caratterizzato da un delizioso profumo, da una lunghissima cottura, dalla presenza di patate in pezzi grossi e pomodori, e da una grande abbondanza di vino ed olio di frantoio[119].
Dopo lo stoccafisso l'altro re della cucina anconitana è il mosciolo, nome locale del mitilo o cozza (che richiama il tedesco Miesmuschel), che da queste parti non si alleva, ma si pesca sulle scogliere naturali. Il "mosciolo di Portonovo" è stato riconosciuto come "prodotto di origine protetta"[120]. Durante l'estate uno spettacolo tipico della costa alta anconitana è costituito dal gran numero di persone che pescano i mitili in apnea, li puliscono sulla riva con attrezzi fabbricati artigianalmente, li cucinano in vario modo (ci si fanno sughi per la pasta, si preparano impanati alla griglia, o semplicemente alla marinara (alla tarantina), con aglio prezzemolo e limone, li gustano in grandi tavolate sulla spiaggia con amici e parenti.
- Antipasti
Gli antipasti più tipici sono a base di frutti di mare, preparati e venduti nei bar più attrezzati ed anche in piccoli chioschi nel centro della città. I più celebri sono: le crocette in porchetta (conchiglie dette in Italiano "piede di pellicano"), i bombetti in porchetta ("in porchetta" significa con aglio, pomodoro e finocchietto selvatico) e i tartufi di mare (nome locale delle uova di mare). Gli antipasti a base di affettati sono accompagnati, specie nel periodo pasquale, dalla pizza di formaggio detta anche pizza di Pasqua, caratterizzata dalla forma a panettone e da grandi pezzi di pecorino nell'impasto.
- Primi piatti
Come primi piatti sono da ricordare i vincisgrassi, una sorta di lasagne particolarmente ricche di ingredienti, preparate in occasioni festive. Tutti i privati cittadini, nonché i ristoranti e le trattorie, preparano spessissimo durante l'estate i due primi piatti che celebrano l'amatissimo "mosciolo", cioè il mitilo, insieme ad altri frutti di mare; questi piatti sono gli spaghetti alla pescatora (con il pomodoro) e alla marinara (in bianco). Tra le paste asciutte sono da ricordare anche i ciavattoni allo scoglio (dei grandi maccheroni di produzione locale conditi con frutti di mare e crostacei). La tradizione di preparare in casa la pasta all'uovo è secolare ad Ancona e in tutte le Marche. I formati tradizionali il cui consumo è quasi d'obbligo nei giorni festivi sono: le tagliatelle, i cannelloni, i quadrelli, i cappelletti e i ravioli (questi ultimi due ripieni di carne o di ricotta e spinaci). Oggi, però, specie in città, la pasta fresca non si prepara più in casa, ma si acquista nei tanti negozi specializzati. Un altro primo piatto da sempre assai diffuso sono gli gnocchi di patate conditi con il sugo di pomodoro o con il ragù di papera. Essi sono sempre presenti, almeno una volta alla settimana (in genere il giovedì), in ristoranti e trattorie.
- Secondi piatti
Oltre allo stoccafisso e ai moscioli, altri secondi tipici sono il brodetto all'anconitana, che è appena meno famoso dello stoccafisso, ed è una delle succulenti varianti della zuppa di pesce adriatica. Da citare anche la saraghina a scottadeto, ossia cotta sulla brace e mangiata caldissima. Altri piatti di pesce tipici sono le seppie con i piselli e il varolo (nome locale della spigola) al forno. Tra le pietanze di carne si ricorda il pollo e il coniglio cucinati in potacchio, cioè con rosmarino, aglio, vino e pochissimo pomodoro. La porchetta, che secondo alcuni sarebbe nata nelle Marche ed è un piatto tipico di tutta la regione, anche ad Ancona è molto apprezzata.
- Contorni
Un contorno davvero tipico di Ancona è costituito dai paccasassi (finocchi marini), un'erba succulenta che, come dice il nome, vive nelle spaccature degli scogli marini. I paccasassi sono adatti ad accompagnare il pesce, ma anche per arricchire la pasta all'aglio e olio e, uniti a pezzetti di pecorino fresco, per preparare la pizza dorica. La raccolta dei paccasassi spontanei è proibita, ma basta raccogliere e mettere i semi in terra per ottenere delle piante da "tosare" ogni tanto. Un altro contorno caratteristico è l'insalata di mistiganza, preparata cioè con erbe di campo miste tra cui caccialepri (grattalingua), grugnetti (cicoria selvatica), pimpinella e rùgola (rucola). Molto usata è anche la cucina, un insieme di erbe di campo straginate, cioè lessate e poi passate in padella con aglio, olio, olive nere e una patata lessa. Tra le specie che entrano a far parte della cucina, si ricordano i grispigni (grespini) e le pappòle (papaveri non ancora andati in cima). In primavera nei mercati rionali si trovano i pincigarelli, cioè i fiori di cardo selvatico, deliziosi se cotti in padella con le patate.
- Dolci
Tra i dolci che si trovano tutto l'anno si ricordano i ciambelloni, con uvetta e, a volte, ripieni di crema.
Durante il periodo della vendemmia sono da assaggiare le ciambelle al mosto, che, tagliate e tostate, danno origine alle fette al mosto. Nelle case si preparava, con mosto e farina, una crema da arricchire poi con noci e pinoli: si tratta dei deliziosi sughetti (in anconetano sciugheti) d'uva[121]. Specie nell'area del Conero, frutti ottobrini molto apprezzati sono le giuggiole e i corbezzoli. A Carnevale il dolce tipico è la cicerchiata. È composto di piccole sfere (del diametro di un grano di cicerchia) realizzate con un impasto a base di farina, uova, zucchero ed anice, che poi vengono fritte e ricoperte di miele e mandorle. Molto usati in città a Carnevale anche gli arancini, le zéppole, le frappe e le castagnole, che con la cicerchiata formano il quintetto dei dolci carnevaleschi usati ad Ancona. Tradizionale e collegata all'antichissima ma ormai scomparsa festa del corbezzolo è la preparazione casalinga dei corbezzoli sotto spirito.
Nei bar più forniti si trovano i tradizionali cornetti anconetani: le polacche il cui nome ricorda i soldati del II Corpo polacco che, dopo aver liberato Ancona nell'agosto 1944, rimasero qualche tempo in città e apprezzavano questi dolci. Di dimensioni più grandi di quelle dei comuni cornetti, di froma dritta, a pasta gialla, ripieni di un sottile strato di marzapane e ricoperti da una leggera glassa bianca a base di albume d'uovo e zucchero, sono considerati un ottimo inizio di giornata per chi fa colazione al bar[122]. Altro dolce da forno e da bar tipico di Ancona è il maritozzo marchigiano, a forma di panino, con uvetta e glassa[121].
I gelati al cono artigianali sono molto diffusi e sono generalmente di ottima qualità[122].
Pa' cu l'oio e crescia
La semplicità e la genuinità della cucina anconitana si esprime in una pietanza molto nota nella regione, il cosiddetto pà cu l'ojo (pane con l'olio), una semplice bruschetta che la popolazione locale mangia nei diversi orari della giornata. Vi è anche una versione estiva e più "povera" fatta con il pane raffermo bagnato con dell'acqua ed uno spruzzo di aceto, insaporito oltre che con l'olio anche con maggiorana fresca, pepe e sale. L'uso anconitano di cibarsi di questa semplice vivanda è conosciuta in tutte le Marche, tanto che gli abitanti delle altre zone della regione usano burlescamente il termine pà cu l'ojo per indicare ogni abitante di Ancona.
La pizza al taglio, che dal dopoguerra in poi si è diffusa dappertutto in città, è l'erede dell'antica crescia, con la quale ha in comune la presenza di strutto nell'impasto, che nella pizza di altre regioni è sempre assente. A volte lo strutto è sostituito dall'olio di oliva. Sono numerosissimi i negozi specializzati nella preparazione di pizza al taglio che poi vendono al pezzo e non a peso come in altre regioni. Le varianti tradizionali sono quattro: bianca con il rosmarino, bianca alla cipolla, rossa semplice e rossa con la mozzarella.
Inoltre, ma solo durante l'inverno, si può trovare anche la pizza coi grasselli, molto saporita, diffusa anche in tutto il resto della regione. È una preparazione invernale in quanto i grasselli sono i residui della fusione dello strutto e perciò sono disponibili solo in concomitanza la macellazione del maiale, tra novembre e gennaio[123][124] La pizza al taglio viene venduta per l'asporto o viene consumata dai clienti al banco della pizzeria, in genere accompagnata da un bicchiere di vino sfuso o della caratteristica "spuma", bibita gassata analcolica aromatizzata a varie essenze (la più diffusa è quella "al cedro") Anche nelle panetterie si trova comunemente in vendita la pizza, ma di tipo diverso rispetto a quella delle pizzerie al taglio, essendo tipicamente alta e morbida.
- Bevande
Il vino bianco più usato in città è senz'altro il Verdicchio, un DOC ottenuto dal vitigno omonimo proveniente dai castelli di Jesi o dalla zona di Matelica. Il rosso cittadino per eccellenza è naturalmente il Rosso Conero, un DOC di antichissima tradizione, che ha come base il vitigno Montepulciano. Le vigne che producono il Rosso Conero sentono l'aria del mare: sono dislocate nelle colline del Parco del Conero. Visitatori e cittadini che vogliono assaporare il rosso di Ancona direttamente nelle cantine di produzione, possono seguire la "strada del Rosso Conero"[125].
Come in tutta la regione molto apprezzati sono il vino di vìsciole (ciliegie selvatiche), ideale per il dopocena e per accompagnare pasticceria secca, e il vino cotto, di antichissima tradizione contadina.
Nei momenti più freddi dell'anno si usa bere il turchetto, un caffè molto lungo rinforzato con rum, buccia di limone ed anice: una vera carica di energia la cui origine è legata al modo in cui i marinai anconetani correggevano il caffè lungo che si vedevano servire in Grecia e in Turchia, al loro gusto troppo leggero[122].
Tra i prodotti tipici che rischiano di scomparire si ricorda il vinello, ottenuto facendo fermentare il succo dei corbezzoli di Monte Conero, da queste parti detti "cocomeri" o "cocomerini".
Non si dimentichi inoltre che il noto Caffè Borghetti, o Caffè Sport, trova la sua origine proprio in questa città.
Geografia antropica |
Urbanistica |
Ancona è una tipica città policentrica, dato che sono quattro le piazze che giocano un ruolo centrale: Piazza del Plebiscito (conosciuta come Piazza del Papa), il cuore dei rioni più antichi; Piazza del Teatro (ufficialmente detta "della Repubblica"), punto di unione tra il centro e il porto; Piazza Roma, il centro della zona dei mercati all'aperto e al coperto; Piazza Cavour, la più vasta e alberata, centro dei rioni ottocenteschi. Le ultime tre piazze sono unite da un tridente di corsi paralleli: corso Mazzini (corso vecchio), corso Garibaldi (corso nuovo) e corso Stamira; sono considerati i corsi principali e la zona tra essi compresa è nota con il nome di "Spina dei corsi".
Se quattro sono le piazze centrali e tre sono i corsi, uno solo è il vertice di questa città circondata per due lati dal mare: la sommità del colle Guasco, sul quale sorge il Duomo, vero punto di riferimento, dato che esso è visibile non solo dal porto e dal centro, ma anche da tutte le colline di periferia; la collina della cattedrale è il primo segno inconfondibile della città per chi proviene dal nord o dal mare.
Anche la Cittadella, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, costituisce un caposaldo scenico di grande effetto per la città; infatti è posta sulla cima del Colle Astagno, affacciato sul porto. Dagli anni cinquanta è immersa in un bosco di pini piantato in occasione di una festa dell'albero per scongiurare le frane che interessavano il versante e dotare la città di una zona di fresca ombra. Il bosco forse sarà oggetto di uno moderato sfoltimento per recuperare una parziale visibilità della fortezza cinquecentesca.
Caratteristica è la presenza di un asse stradale che attraversa tutto il promontorio da Ovest ad Est, da mare a mare: dalle banchine del porto al belvedere sulle rupi del Passetto. Questa direttrice urbana assume vari nomi: nel tratto iniziale è costituita dai tre corsi paralleli già citati, nel tratto finale invece prende il nome di viale della Vittoria.
Dato che la città si adagia su numerose colline, altra caratteristica è la frequenza con la quale si incontrano salite, scalinate, belvedere e punti panoramici. Tra questi ultimi, i più rinomati sono il piazzale del Duomo, Piazza del Comune (B. Stracca), la pineta e la scalinata del Passetto, il belvedere di Capodimonte, quello del Pincio, la lanterna rossa del porto, il faro vecchio, gli spalti di Forte Cardeto, e per finire tutti gli "stradelli" che portano al mare da via Panoramica, dalla piscina del Passetto e dal quartiere di Pietralacroce. Anche i quartieri periferici sono interessanti per i panorami, ad esempio Posatora (dal parco Belvedere) e Torrette (Belvedere di Torrette).
A nord, la conurbazione di Ancona si estende fino a Falconara Marittima, con la quale c'è una continuità di insediamento lungo la via Flaminia.
Considerando anche i comuni confinanti, con alcuni dei quali c'è continuità d'insediamento, l'area metropolitana di Ancona supera i 200.000 abitanti.[126]
Suddivisioni amministrative |
I quartieri e i rioni di Ancona sono ventisette, mentre le frazioni sono dodici. Dal 2009 tutto il territorio è ripartito in tre circoscrizioni; nel 1977, anno in cui esse vennero istituite dalla legge nazionale, erano undici. La prima circoscrizione comprende tutti i quattro rioni del centro e altri cinque quartieri; la seconda circoscrizione comprende 10 quartieri e 5 frazioni; la terza circoscrizione comprende 8 quartieri (tra cui quelli di più recente origine) e 7 frazioni, tra cui quelle del Conero.
Economia |
Come il resto della regione, Ancona è caratterizzata da un tessuto industriale costituito da piccole aziende di elevato livello, e punta molto sul commercio grazie soprattutto al porto e sul turismo grazie al clima, alla natura, ai suoi chilometri di spiagge, ed al patrimonio storico-artistico-archeologico che racconta più di 5.000 anni di storia. Inoltre, grazie al clima mite e tipicamente mediterraneo, eccelle in alcuni settori dell'agricoltura.
Servizi finanziari |
La Banca delle Marche S.p.A., o brevemente Banca Marche, fondata nel 1994, dal 22 novembre 2015 in liquidazione coatta amministrativa, è stato il principale ente creditizio della città, dove aveva la sede legale, e della regione. Dal giorno successivo è stata rifondata, come Good Bank, con la nuova denominazione di Nuova Banca delle Marche S.p.A., in breve Nuova Banca Marche con la "parte buona" della vecchia banca, che ha la sede sociale a Roma e, come in precedenza, la Direzione Generale a Jesi.
Industrie |
Tipica della città è l'industria dei Cantieri Navali, che, di origine antichissima, ancora può contare su un'importante sede dello Stabilimento Fincantieri, a partecipazione statale, e su diversi cantieri privati tra i quali gli stabilimenti CRN S.p.A. del "Gruppo Ferretti", uno dei principali produttori mondiali di yacht di lusso, che fanno di Ancona un centro importante della cantieristica italiana. Molto importanti sono le industrie metalmeccaniche, chimiche, farmaceutiche; ad Ancona nacque il Gruppo Angelini farmaceutici, il quale è tuttora presente con un importante stabilimento di produzione in zona Baraccola.
Pesca |
Il porto peschereccio di Ancona, accolto nel mandracchio, è uno dei maggiori italiani; i mercati ittici di Ancona sono nel loro insieme al secondo posto nell'Adriatico[A 19] e al sesto posto in ambito nazionale[127].
Servizi e commercio |
Il commercio è l'attività principale della città, per la grande rilevanza che ha il porto. Esso è il primo porto italiano per traffico internazionale di veicoli e passeggeri, con oltre 1,5 milioni di passeggeri[128], e uno dei primi dell'Adriatico per le merci, con il transito di circa 200.000 TIR ogni anno[A 20]. Importante è anche la Fiera Internazionale della Pesca, che si tiene in città fin dal 1933. Dall'estate 2005 anche alcune navi da crociera fanno scalo nella città dorica.
Moltissimi sono i cittadini impiegati nei servizi, in particolar modo quelli pubblici, mentre il settore del commercio è particolarmente attivo sia nelle strade del centro cittadino, dove la zona dei tre corsi Garibaldi, Mazzini e Stamira è tradizionalmente il centro commerciale della città, sia nelle periferie dove, negli ultimi anni, sono sorti numerosi centri commerciali di grandi dimensioni (Auchan, Carrefour, Ikea, per citarne alcuni), che attirano visitatori e acquirenti da fuori città e fuori provincia.
Fiere |
Il quartiere fieristico di Ancona si trova nella zona portuale della città, nel largo Fiera della Pesca, infatti sin dal 1933 si teneva la "Fiera Adriatica della Pesca" che assunse sempre maggior importanza, fino a diventare l'odierna "Fiera Internazionale della Pesca". Durante la seconda guerra mondiale il quartiere fieristico fu interamente distrutto. Ricostruito in breve tempo, venne inaugurato il 25 luglio 1948 alla presenza del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e assume, di nuovo, carattere internazionale nel 1955.
Negli anni ottanta si rinnovano i locali e l'ente fieristico inizia ad ospitare esposizioni di molteplici settori, iniziando la sua rinascita. Con 12 000 m² di superficie espositiva divisi in due padiglioni ed un centro congressi, ospita circa 30 manifestazioni e 250 convegni annui (dati 2002). Dal 1995, assieme al quartiere fieristico di Civitanova Marche, è gestito dall'"ente regionale per le manifestazioni fieristiche".
Turismo |
Il turismo ha una sua importanza, non tanto per l'alto numero di persone che si imbarcano (circa 1.500.000 all'anno), che in realtà spesso non escono dall'area portuale, ma per la spiaggia di Portonovo, dotata di alberghi e campeggi.
Il settore alberghiero, ha infatti, aperto la strada ad un concreto sviluppo nel settore turismo, soprattutto in considerazione dell'amplissima gamma e ricchezza nell'offerta storico-culturale, naturalistica, balneare, e dell'intrattenimento che già la sola città può offrire, e che comporta ogni anno la presenza di un gran numero di turisti da tutto il mondo.
- Artigianato
Per quanto riguarda l'artigianato, è rinomata la produzione di strumenti musicali, tra i quali la concertina e i mandolini elettrici, che Ancona esporta in tutto il mondo.[129] Diffusa ed apprezzata è anche la lavorazione del rame, impiegata per realizzare una vasta gamma di prodotti, che spazia dal vasellame alle anfore, oltreché quella orafa e quella della ceramica.
Infrastrutture e trasporti |
Strade |
Ancona è interessata dal percorso della Strada statale 16 Adriatica ed è servita dai caselli di Ancona Nord e Ancona Sud dell'Autostrada A14 Adriatica.
L'entroterra è collegato tramite la strada statale 76 della Val d'Esino.
Una strada di attraversamento della città chiamata bretella o Asse Nord-Sud, in parte sopraelevata, collega il centro cittadino con la SS16 presso la zona industriale Baraccola. Il porto è collegato anche dalla SS 681.
Ferrovie |
Dalla stazione di Ancona partono treni che percorrono tre diverse linee: la Bologna-Ancona, l'Adriatica e la Roma-Ancona; è servita da collegamenti a lunga percorrenza operati da Trenitalia, nonché dai servizi regionali svolti anch'essi da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Marche.
La città è inoltre servita dalla stazione di Varano e dalle fermate Ancona Torrette, Ancona Stadio e Palombina, dedicate anch'esse al servizio regionale. Dal 13 dicembre 2015 è stata chiusa la stazione di Ancona Marittima e la linea che la univa alla stazione centrale.
Aeroporto |
L'aeroporto Raffaello Sanzio, situato a Falconara Marittima, offre sia voli di collegamento con hub internazionali (Monaco), che diversi voli low-cost (ad esempio per Londra, Catania, Tirana, Dusseldorf, Bruxelles).
L'aeroporto è collegato al capoluogo tramite un servizio navetta che prende il nome di Aerobus Raffaello, operato dall'ATMA - la società di trasporto pubblico della città. A poche centinaia di metri sorge la Stazione di Castelferretti-Falconara Aeroporto delle Marche, sulla linea Ancona - Roma, dove fermano tutti i treni regionali della Tratta Foligno - Fabriano - Ancona e la collegano alla stazione centrale in circa 18/22 minuti.
Porto |
Il porto di Ancona risulta uno dei maggiori dell'Adriatico, ed è località di scalo sia per servizi passeggeri diretti verso la penisola balcanica sia per servizi merci. Nell'area della Coppetella di Jesi è inoltre situato l'interporto di Jesi, una struttura di scambio per trasporti intermodali collegata con il porto di Ancona.
Caratteristica era la regolare linea di trasporto marittimo effettuata con la motonave Gloria che dal 1959 al 1965 effettuava servizio dal porto a Portonovo.
Mobilità urbana |
Il servizio di trasporto urbano è operato dalla Conerobus, che gestisce la rete filoviaria di Ancona, le autolinee urbane e suburbane nonché l'ascensore panoramico del Passetto.
Fra il 1881 e il 1949 era attiva la rete tranviaria urbana, elettrificata nel 1909 e integrata nel 1915 dalla tranvia Ancona-Falconara Marittima.
Nel 1994 è stato firmato un accordo per la realizzazione della metropolitana urbana di superficie, un progetto che a oggi risulta essere ancora incompiuto.
Amministrazione |
Consolati |
- Consolato dell'Albania (Via G. Matteotti, 110)
- Consolato del Belgio (Via dell'Industria, 2/F)
- Consolato on. della Bulgaria (via F. Rismondo 1)
- Consolato della Danimarca (via E. Cialdini 57)
- Consolato di El Salvador (viale della Vittoria 24)
- Consolato della Francia (corso G. Mazzini 107)
- Consolato della Grecia (via L. Einaudi , 4)
- Consolato del Messico (piazza Cavour 29)
- Consolato dei Paesi Bassi (corso Stamira 49)
- Consolato della Polonia (via Montebello 58)
- Consolato della Repubblica Ceca (via G. Pastore 1)
- Consolato della Repubblica Dominicana (piazza Stamira 10)
- Consolato della Romania (via M. Fanti, 9)
- Consolato della Russia (viale della Vittoria 7)
- Consolato della Turchia (via XXIX Settembre 2)
Gemellaggi |
Spalato, dal 1970[A 21]
Smirne
Galați
Ribnica
Svolvær
Castlebar
Toponimi derivati |
Come è avvenuto per altre città italiane (come Roma, Venezia, Siracusa, Cagliari, Napoli, Padova, ecc.) anche il nome di Ancona è stato usato per denominare città di nuova fondazione nei vari continenti. Così abbiamo un'Ancona nordamericana negli Stati Uniti (nello Stato dell'Illinois), una sudamericana in Bolivia (nel dipartimento di Potosí) ed un'Ancona oceaniana in Australia (nello Stato di Victoria).
La città di Ancona è chiamata Ancône in Francese, Ankona in Polacco, Lituano, Lettone, Albanese, Azero e in Turco, Jakin in croato antico, Ἀγκών (Ankón) in Greco antico e Ανκόνα (Ankona) in Greco moderno; in latino è detta Ancon o Ancona. Nelle lingue che usano l'alfabeto cirillico diventa invece Анкона (Ankona).
Quattro località croate derivano il loro nome dal nome di Ancona in croato antico, Jakin. Esse sono: la baia di Jakišnica nell'isola di Pago, la baia di Jakinska e il promontorio di Jakisnica nell'isola di Melada e infine la località Jakin nell'isola di Brazza[130]; in passato erano infatti molto frequentate da navigatori anconetani. In un noto canto popolare bosniaco si parla inoltre di un giovane jakinlija e di ragazze jakinke[131].
Sport |
- Calcio a 11
L'Ancona, fondata nel 1905, vanta due presenze in Serie A (più una terza nel campionato misto di Serie A-B), 27 presenze in Serie B, ed ha disputato una finale di Coppa Italia (edizione 1993/1994) persa contro la Sampdoria.
Dopo il fallimento e l'esclusione dell'A.C. Ancona Calcio da tutti i campionati, dal 2010 la principale squadra calcistica della città è l'U.S. Ancona 1905, nata nel 1948 come S.S. Piano San Lazzaro, che milita in Lega Pro. Squadre che rappresentano vari quartieri o frazioni doriche sono il Colle 2006 militante in Prima Categoria, Ankon Dorica, Nuova Folgore, Pietralacroce, Ponterosso, Portuali Ancona che giocano in Seconda Categoria, Aspio 2005, Candia Baraccola, Dorica Torrette, Juvenilia, Konlassata, L'Aquila, Varano che invece disputano la Terza Categoria.
- Pallacanestro
La squadra maschile della città, la Stamura Basket Ancona, ha disputato il campionato di Serie A nella stagione 1950-1951 ed attualmente milita in Serie B. La squadra femminile, l'Ancona Basket, milita in Serie B. Alla città legano il nome anche la Sutor Basket Montegranaro, che ha giocato le proprie partite interne (valide per il campionato di Serie A) al PalaRossini dal 2011 al 2013, e l'US Basket Recanati, che vi ha giocato nella stagione 2016-2017 gli incontri interni (validi per il campionato di Serie A2).
Inoltre, Ancona ha ospitato nel 2014 l'All Star Game e la gara di schiacciate fu vinta dal cestista anconetano Achille Polonara.
- Calcio a 5
Le squadre principali sono il Cus Ancona Calcio a 5 che partecipa al campionato di serie B e l'Ankon Nova Marmi, militante nel campionato di serie C1. Il campionato di C2 girone A è stato vinto nella stagione 2011-12 dal P'73, squadra del quartiere di Pietralacroce, che dunque ha acquisito il diritto a disputare la C1, massima serie regionale, nella stagione 2012/2013.
Numerose sono anche le squadre di Serie C2 (quali la Mantovani) e serie D.
- Pugilato
Storicamente una delle attività sportive più amate in città.
- Canottaggio
Il Gruppo Sportivo "Armando Maggi" del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di Ancona vanta la conquista di numerosi titoli italiani. La società negli anni novanta è divenuta famosa grazie alle imprese di Alessandro Corona, tra le quali spiccano la conquista di 5 titoli mondiali e la partecipazione consecutiva a quattro edizioni olimpiche (Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000, Atene 2004).
Tra il finire degli anni novanta e l'inizio del nuovo millennio sono inoltre da ricordare i risultati ottenuti dai tre anconetani Marco Ciavattini, Tommaso Filippi e Daniele Lo Iacono: titoli italiani e partecipazioni a campionati mondiali nelle categorie Juniores e Under 23.
- Ciclismo
Ancona è stata per nove volte sede di arrivo di tappa del Giro d'Italia, la prima nel 1911, l'ultima nel 1999, quando ospitò una cronometro individuale con partenza e arrivo ad Ancona. La città fu inoltre sede di partenza di una tappa nel 1961.
1911 8ª tappa Bologna- Ancona: vinta da Lauro Bordin
1930 10ª tappa Teramo - Ancona: vinta da Michele Mara
1934 10ª tappa Teramo - Ancona: vinta da Learco Guerra
1937 13ª tappa Pescara - Ancona: vinta da Aldo Bini
1946 5ª b tappa Cesena - Ancona: vinta da Aldo Bini
1952 8ª tappa Roccaraso - Ancona: vinta da Rino Benedetti
1955 13ª tappa Scanno - Ancona: vinta da Giorgio Albani
1975 2ª tappa Modena - Ancona: vinta da Patrick Sercu
1999 9ª tappa Ancona (cron. individuale) vinta da Laurent Jalabert
- Football americano
Nel football americano sono attivi i Dolphins Ancona che partecipano all'Italian Football League.
- Lotta greco-romana
La lotta greco-romana si pratica ad Ancona dagli inizi del XX secolo. Attualmente è attiva l'A.S. Propatria Ancona.
- Nuoto
La società cittadina è la Vela Nuoto Ancona. Tra i suoi atleti ha avuto diversi atleti nelle squadre nazionali per un totale di 7 presenze a campionati mondiali e 6 ai campionati europei, oltre a incontri internazionali giovanili e assoluti. È "scuola nuoto federale" per l'avviamento al nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato.
- Pallamano
La principale società della città è la Handball Ancona che partecipa al campionato di serie A di élite.
- Pallavolo
Nella pallavolo femminile la squadra principale è la Conero e Ponterosso Volley Club Ancona che partecipa al campionato di B1, mentre in quella maschile è attiva la Dorica Pallavolo Ancona.
Nel settore femminile/giovanile, la Quartiere Ponterosso Volley, è la società più importante con circa 200 iscritte dai 5 ai 18 anni.
Ancona ha ospitato partite del campionato mondiale di pallavolo maschile per due tornei: nel 1978 e nel 2010, quest'ultimo al PalaRossini.[132]
- Rugby
Nel Rugby, il CUS Ancona Rugby partecipa al campionato di C.
- Vela
Nella città, nel porto turistico di Marina Dorica, fanno base diversi circoli velici, tra questi il sodalizio ultracentenario della Sef Stamura, l'Ancona Yacht Club e la sezione locale della Lega Navale. Atleti e imbarcazioni di questi circoli partecipano a regate di ogni livello compresi i campionati del mondo. La manifestazione più importante per la vela d'altura è la Regata del conero, la seconda domenica di settembre e per le derive il trofeo dell'Ammiragliato.
- Atletica
La città di Ancona, oltre ad ospitare diversi impianti sportivi dedicati all'atletica leggera, ha il privilegio di offrire ai suoi atleti il "Banca Marche Palas", o "Palaindoor". Inaugurato nel febbraio 2005, il Palaindoor rappresenta l'unico impianto permanente al coperto interamente dedicato all'atletica Leggera. Si tratta dell'unica struttura di questa tipologia in Italia ed una delle poche in tutta Europa.[133]
- Pallanuoto
La società cittadina è la Vela Nuoto Ancona. La squadra maschile è alla seconda esperienza nella serie A2, dopo che nella prima era immediatamente retrocessa. La squadra femminile è ormai in pianta stabile in serie A2.
- Taekwondo
Arte Marziale presente nella città di Ancona già dalla metà degli anni settanta; è ampiamente diffusa e praticata da oltre 300 atleti nel solo capoluogo marchigiano. Le Società del capoluogo sono: dal 1986 il Taekwondo Club Ancona (del Maestro Andrea La Marca), dal 1996 l'Accademia Dorica (del Maestro Moreno Buontempi) e dal 2009 il Taekwondo Olympic Ancona (del Maestro Paolo Barboni). Tutte e tre le Società sono affiliate alla FITA e praticano attività agonistica con ottimi risultati.
Impianti sportivi |
Stadio comunale Del Conero, il principale della città- Stadio Dorico
- Palazzo dello sport "PalaRossini", il principale della città
- Palazzo dello sport "PalaVeneto"
- Palazzo dello sport "Palaindoor"
- Palazzo dello sport "PalaSabbatini" (Panettone)
- Pista di atletica leggera "Italico Conti"
- Palazzo dello sport di Collemarino
- Piscina comunale del Passetto
- Piscina comunale di Vallemiano -chiusa a tempo indeterminato-
- Piscina comunale di Ponterosso
- Piscina comunale "Domenico Savio"
- Diamante comunale "Conero" in zona Monte d'Ago
- Palascherma comunale di Pietralacroce
- Palajudo comunale di Ponterosso
- Pallone geodetico di Varano
- Palazzetto dello sport "Palamassimo Galeazzi"
Note |
Annotazioni |
^ Tali studi tengono conto del pendolarismo originato dai poli metropolitani, della densità di popolazione, della crescita demografica dei comuni nei singoli intervalli intercensuari dal 1951 ad oggi, del continuum edilizio.
^ Ad esempio Rodi Garganico e Jesolo.
^ I giorni con gelate sono in media 35 nel corso di un anno nell'aeroporto di Ancona-Falconara, che però non è all'interno dei confini comunali
^ La data è dedotta in base ai dati sulla colonizzazione siracusana dell'Adriatico riportati da Diodoro siculo; l'interpretazione non è univoca e pertanto la data di fondazione oscilla tra il 387 e il 385
^ Per tre volte l'Impero tentò di sottomettere la città nel giro di 50 anni: nel 1137 venne assediata dall'imperatore Lotario II, nel 1167 da Federico Barbarossa, nel 1173 nuovamente dal Barbarossa, che ne affidò la conduzione al suo luogotenente, l'arcivescovo Cristiano di Magonza.
^ La varietà ornamentale usata al Viale della Vittoria è Robinia pseudoacacia - var. bessoniana
^ Si veda ad esempio: I sentieri del Parco del Conero a rischio di chiusura, dalla rassegna stampa dei giornali dei parchi italiani. Sono ormai tipici i casi di chiusura di sentieri o della loro trasformazione in strade carrabili (anche sugli itinerari ufficiali del Parco), di distruzione della vegetazione per realizzare giardini privati, di installazione di recinzioni che di fatto rendono inaccessibili aree verdi che da sempre erano di libero accesso, e ciò vale anche per zone di gran valore panoramico e naturalistico come quelle situate sul ciglio della falesia
^ Istituita dalla Regione Marche ai sensi della L.R.52/74
^ Istituita dalla Provincia di Ancona nel 1998 ai sensi della L. n.157/1992
^ Istituito nel 1999 dalla Regione Marche
^ Un carro di lavoro usato nei campi, vedi anche Museo del Biroccio
^ Il concorso fu ideato da Andrea Chiappa per conto dell'Associazione Ristoratori della Provincia di Ancona e della Confcommercio di Ancona
^ Il primo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche fu l'anconitano Vito Volterra
^ Il dipinto era stato realizzato per la sala consiliare del Municipio, che fino al 1945 aveva sede nel Palazzo degli Anziani; nel 1884, fu trasferito nella Pinacoteca Civica appena inaugurata e ne seguì gli spostamenti nelle sue varie sedi. Dopo la seconda guerra mondiale con il trasferimento della sede comunale a Palazzo del Popolo il dipinto fu collocato nuovamente nella Sala del Consiglio. Nel 2011 il Consiglio comunale ha riportato la propria sede nel Palazzo degli Anziani, dove verrà probabilmente trasferito il dipinto del Podesti, che tornerà così alla sua sede originaria.
^ Di Carpaccio esiste anche un panorama di Ancona dal titolo Porto di Ancona dorica, realizzato a china e conservato al British Museum; la notizia è di Pietro Zampetti, Itinerari per le Marche, Editoriale L'Espresso, 1980
^ Oltre che la torre di piazza dei Signori a Vicenza e il campanile di Santa Fosca in Cannaregio a Venezia, come riportato nel sito www.teatro.org/rubriche/mostre_arte/giovanni_bellini_15062
^ Romanzo in cui la calma della città marchigiana viene turbata da omicidi, esplosioni e trame internazionali, in una cornice grottesca ambientata all'inizio del XXI secolo
^ Romanzo nero ambientato prevalentemente a Portonovo, con Gabriele D'Annunzio compreso tra i personaggi
^ Dopo Chioggia
^ Per ciò che riguarda i container, Ancona è al quarto posto tra i porti adriatici italiani e al sesto comprendendo anche quelli sloveni e croati, come risulta dalla relazione dell'ISTAO del 2010 citata in altra nota
^ Siglato il 15 luglio 1970 al Palazzo degli Anziani di Ancona dai due sindaci Alfredo Trifogli e Milicic.
Fonti |
^ Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali
^ ab Statuto approvato il 18 luglio 2010 (PDF) .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
[collegamento interrotto], su comune.ancona.it. URL consultato il 28 luglio 2011.
^ ab Dato Istat - Popolazione residente al 30 settembre 2018.
^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.
^ Luciano Canepari, ancona, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
^
Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Ancona", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2007, ISBN 978-88-397-1478-7.
^ "Ancona è il primo porto italiano per passeggeri e veicoli, con oltre 1,5 milioni di passeggeri e 200.000 TIR ogni anno" (intervista a Luciano Canepa, presidente dell'autorità portuale, pubblicata dal giornale "Il sole – 24 ore" del 17/11/2010).
^ Strabone, Geografia, V, 4, 2.
^ Sono vari i metodi per definire le aree metropolitane e dunque anche il modo di calcolare gli abitanti di ciascuna di esse; per quanto riguarda Ancona si riportano i seguenti studi e i relativi dati sulla popolazione:
- 177.000 abitanti: Urbanismi in Italia - www.cityrailways.it (PDF), su cityrailways.it. URL consultato il 24 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2011).
- 280.000 abitanti: Le aree metropolitane in Italia e nel Mondo - Fabrizio Bartaletti - anni 1996-2000-2009 - Bollati Boringhieri.
- 350.000 abitanti: Dynamic Metropolitan Areas in Italia - anno 2001 (pagina 22).
- 177.000 abitanti: Urbanismi in Italia - www.cityrailways.it (PDF), su cityrailways.it. URL consultato il 24 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2011).
^ Classificazione sismica (PDF), Dipartimento della Protezione Civile, p. 7. URL consultato il 20 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2009).
^ World Maps of Köppen-Geiger climate classification
^ Classificazione dei climi della terra secondo il climatologo Koppen - MeteoGiornale.it
^ Clima Ancona - Medie climatiche |IL METEO.IT
^ Forum Meteo e Rete Climatologica - Unimeteo Archiviato il 14 marzo 2013 in Internet Archive.
^ Noi, con i vigili del fuoco, là dove è impossibile arrivare, Il Resto del Carlino, 8 febbraio 2012. URL consultato il 15 febbraio 2012.
^ Foto e video della nevicata 2012, Il Resto del Carlino. URL consultato il 15 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2012).
^ Delia G. Lollini, La civiltà picena in Popoli e civilta dell'Italia antica, Roma, Biblioteca di Storia Patria, 1976, Vol. V.
^ Strabone, Geografia, capitolo 5, paragrafo 4, comma 2
^
- Lidiano Bacchielli, Domus Veneris quam dorica sustinet Ancona, in AC. XXXVII, 1985 (pagine 106-137)
- Nicola Bonacasa, Lorenzo Braccesi, E. De Miro, La Sicilia dei due Dionisî - atti della Settimana di studio, Agrigento, 24-28 febbraio 1999, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2002 (pagina 120). Il testo è consultabile su Google libri; vedi la seguente pagina
- Lidiano Bacchielli, Domus Veneris quam dorica sustinet Ancona, in AC. XXXVII, 1985 (pagine 106-137)
^ Alessandra Coppola, Ancona e la presenza greca nel Piceno, in Piceni popolo d'Europa, Roma, De Luca, 1999. ISBN 978-88-8016-355-8.
^ Maurizio Landolfi, Ancona greca e romana, in Scultura nelle Marche, a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.
^ C. Barsanti, Ancona, in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991. URL consultato il 31 ottobre 2014.
^ Letizia Pani Ermini, L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ancona, in Il Mondo dell'Archeologia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. URL consultato il 31 ottobre 2014.
^ Cfr. Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, pagina 204.
^
- La fonte maggiore su quest'assedio è il volume Liber de obsidione Anconae, di Boncompagno da Signa, composto pochi anni dopo il fatto, conservato presso la Biblioteca comunale "Luciano Benincasa", edito da Nicola Zanichelli nel 1937 e nuovamente da Viella nel 1999, citato da tutti gli storici cittadini successivi.
- Un riassunto del testo di Boncompagno è consultabile su Storia d'Italia narrata al popolo italiano, di Giuseppe La Farina, alla pagina.
- La data dell'assedio oscilla tra il 1173 e il 1174; nel 1937 Giulo Carlo Zimolo, editore del principale documento di riferimento, chiarì definitivamente, attraverso una lettura comparata di tutti i documenti esistenti in merito, che l'evento avvenne nel 1173. Si veda a proposito: Leardo Mascanzoni, Boncompagno da Signa, l'assedio di Ancona e Bertinoro (1173), edito nella “Nuova Rivista Storica”, XLI-III (settembre-dicembre 2007), pagine. 777-794.
^ L'importo di 5700 ducati d'oro è indicata da E. Repetti, in Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze, 1846, p. 35. La somma di 20000 scudi d'oro l'anno è riferita da Carisio Ciavarini, in Sommario della storia d'Ancona raccontata al popolo anconetano, Ancona, 1867, pagg.155. Un ducato d'oro, moneta coniata dallo Stato Pontificio a partire dal 1432, equivaleva ad 1 scudo d'oro (nuova moneta adottata dal Papato nel 1531) e 9 baiocchi d'argento, ovvero 9 centesimi di scudo.
^ Cfr. Carisio Ciavarini, Sommario della storia d'Ancona raccontata al popolo anconetano, Ancona, 1867, pagg.153-159, leggibile in Gooble Libri
^ Secondo il Santini "la marina mercantile anconitana della quale era a capo Antonio Elia fece nella difesa del patrio suolo bravamente il suo dovere" (cfr. G. Santini, Diario dell'assedio e difesa di Ancona nel 1849, L'Aquila 1925, p. 108 e segg.).
^ motivazione, su quirinale.it.
^ La medaglia è stata conferita con decreto del Presidente della Repubblica il 19 settembre 1960, come riportato nel testo seguente: Tuttitalia, Enciclopedia dell'Italia Antica e Moderna, Volume Marche, Sansoni editore - Firenze e Istituto Geografico De Agostini - Novara (1963). Nel sito del Quirinale sono riportate le parole del presidente della repubblica in occasione della sua visita ad Ancona: "due volte medaglia d'oro, valorosa nelle lotte del Risorgimento, coraggiosa nel far fronte alle distruzioni provocate dalla seconda guerra mondiale, da cui seppe presto risorgere"
^ * Sito del Nastro Azzurro (PDF)
[collegamento interrotto], su istitutonastroazzurro.org.
- Relazione dr. Fabio Roia, Consiglio Superiore della Magistratura in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 del Distretto di Ancona, su giustiziaquotidiana.it.
^ ab Giorgio Petetti, Ancona e il mare, in: Marina Turchetti, Storie del Passetto Affinità Elettive Ancona 2010 ISBN 978-88-7326-156-8, pag. 130-143
^ C. Mezzetti e F. Pugnaloni, Il Lazzaretto, un'opera dimenticata Cassa di risparmio di Ancona, Ancona 1980. Fabio Bronzini, Maria Angela Bedini, Stefano Sanpaolesi Il profumo della città Il Lavoro editoriale, Ancona 2009
^ AA. VV. San Ciriaco, la cattedrale di Ancona, Federico Motta Editore
^ ab Paolo Piva, Marche romaniche, Jaca Book D'auria editrice
^ abc Vincenzo Pirani, Le chiese di Ancona, Casa Editrice Nuove Ricerche, Ancona, 1998
^ C. Mezzetti e F. Pugnaloni, Il Lazzaretto, un'opera dimenticata Cassa di risparmio di Ancona, Ancona 1980
^ Fabio Mariano, Piazza del Papa ad Ancona. Ancona, L'incontro, 1993
^ : : Maria Luisa Moscati - Sinagoghe nelle Marche : :
^ Mario Natalucci, Ancona attraverso i secoli, Città di Castello, Unione arti grafiche, 1960
^ La datazione del IV secolo a.C. è di Lidiano Bacchielli, Domus Veneris quam dorica sustinet Ancon, in Archeologia Classica volume XXXVII, 1985 (pagine 106-137). La datazione del II secolo a.C. è invece di Mario Luni, in San Ciriaco: la cattedrale di Ancona : genesi e sviluppo, Volume 1°, a cura di Maria Luisa Polichetti, F. Motta Editore, 2003 (pagine 49-93).
^ Articolo del Resto del Carlino, su ilrestodelcarlino.it.
^ Il presidente della Regione Marche Spacca in un'intervista riportata anche sul sito web "DiariodelWeb.it", ha annunciato l'intenzione del Governo di inserire il progetto di recupero della Cittadella (detta anche Fortezza) tra quelli finanziabili. «Un impegno assunto dal precedente Governo – ha dichiarato Spacca – e che ora entra nella fase operativa. Si aggiunge così – ha osservato – l'ultimo tassello per l'avvio dei lavori che restituiranno alla città di Ancona e alla comunità regionale un bene prezioso.
^ Alcuni sentieri e spiagge chiuse a causa dell'ordinanza Archiviato il 27 settembre 2013 in Internet Archive.; Testo dell'ordinanza Archiviato il 27 settembre 2013 in Internet Archive.; reiterazione del divieto dopo sospensione
^ Comunicato stampa delle associazioni, su italianostra.org.
^ Le notizie sulle valli di Pietralacroce sono tratte da: Giorgio Petetti, Le valli di Pietralacroce in Storie del Passetto, edizione Affinità Elettive 2010 ISBN 978-88-7326-156-8
^
Carta dei sentieri del nuovo regolamento del Parco del Cònero[collegamento interrotto]
^ Procedere all'istituzione dell'Area marina del Conero
^ abcde Cfr. "Guida alle aree di interesse naturalistico della Provincia di Ancona", Provincia di Ancona, Ancona, 2007
^ P. Burattini. Stradario – Guida della città di Ancona. Ancona, 1951. Per gli anni successivi si fa riferimento ai dati ISTAT
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
^ Ufficio di Statistica del comune di Ancona
[collegamento interrotto], su comune.ancona.it.
^ Armando Angelucci, sulle riviste L'onda - L'eco dei bagnanti e Flik & Flok; Palermo Giangiacomi Il vernacolo anconitano 1932; Saturno Schiavoni, nella rivista Riguleto; Mario Panzini nel Dizionario del vernacolo anconitano, Controvento editore 2008, vol. I, alla voce "La Chioga"
^ ab AA.VV. Tradizioni e costumi d'Italia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1983
^ * La festa del mare di Ancona
- Giorgio Petetti, Ancona e il mare, in Marina Turchetti, Storie del Passetto, edito da Affinità elettive, 2010, ISBN 978-88-7326-156-8 (pag. 136)
^ sito ufficiale del festival, su adriaticomediterraneo.eu.
^ Regata del Conero, su regatadelconero.it.
^ Il Falò per la Venuta
^ Copia archiviata, su fuochidellavenuta.it. URL consultato il 5 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2017).
^ Garibaldi ad Ancona, su xoomer.virgilio.it.
^ Filippo M. Giochi, Alessandro Mordenti Civiltà Anconitana, edito da Il Lavoro Editoriale, 2005
^ Mario Panzini, Dizionario del Vernacolo Anconitano voce Papagnoco, editore Controvento, Ancona 2008
^ vedi il sito, su ilmarchigianodoc.com (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2014).
^ ab Tuttitalia, Enciclopedia dell'Italia Antica e Moderna, Volume Marche, Sansoni editore – Firenze e Istituto Geografico De Agostini – Novara (1963)
^ Fiera di San Ciriaco, su blunautilus.it.
^ Giuseppe Bartolucci – Miti e leggende del Conero Anconitano – edizioni Parco del Conero – 1997
^ Varano, sede del dialetto anconetano
^ AA.VV. Tradizioni e costumi d'Italia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1983; Tuttitalia, Enciclopedia dell'Italia Antica e Moderna, Volume Marche, Sansoni editore – Firenze e Istituto Geografico De Agostini – Novara (1963)
^ La forestiera – Impressioni di una signora inglese sulla vita nelle Marche nell'Ottocento – di G. Gretton – edizione Il lavoro editoriale – Ancona – 2003
^ I nomi dei compagni di Diomede ci sono noti grazie ad Ovidio, che li elenca nel 14 libro delle Metamorfosi; vedi David Ansell Slater, Lactantius, Lactantius Placidus, Towards a Text of the Metamorphosis of Ovid, Clarendon Press, 1927 (pagina 162)
^ Fonti di questo mito sono l'Iliade, vari mitografi greci, l'Eneide e alcuni passi di Scilace
^ La leggenda, di antica tradizione orale, è riportata nel libro di Joyce Lussu "Anarchici e siluri"
^ La fonte di questa leggenda è orale, ma è riportata i vari libri di Sanzio Blasi
^ La leggenda è riportata anche nel libro "Ancona ieri – un occhiodoro sulla vecchia Ancona" di Giorgio Occhiodoro, volume I
^ Maglia nera ad Ancona per la qualità dell'aria.
[collegamento interrotto], Il Resto del Carlino, 18 gennaio 2010. URL consultato il 18 gennaio 2010.
^ Vedi la pagina del sito dell'ANAS, con mappa dell'itinerario
^ Portonovo, 4^ Bandiera blu. "Ma urge il ripascimento"., Il Resto del Carlino, 9 maggio 2011. URL consultato il 10 maggio 2011.
^ Vedi la pagina del Corriere della Sera, su corriere.it.
^ Legambiente - Ecosistema urbano Archiviato il 22 dicembre 2008 in Internet Archive.
^ sito web ufficiale della Deputazione di storia patria per le Marche
^ Dati tratti da Marchedomani di maggio 2012
^ Palermo Giangiacomi, Storia di Ancona, Ancona 1927; Michele Polverari, Ancona Pontificia. L'Ottocento. Un inventario urbano, Ancona 1994; Michele Polverari, Francesco Podesti, Ancona 1996; vedi soprattutto: Francesco Podesti, Memorie biografiche, in Labyrinthos, 1982, nº 1-2, pag. 223-240.
^ Fiorella Festa Farina, Tra Damasco e Roma. L'architettura di Apollodoro nella cultura classica - L'Erma di Bretschneider, Roma 2001; Salvatore Settis, La Colonna Traiana, Torino 1988, pag 397, tavola 139; Mario Luni - L'Arco di Traiano e la riscoperta nel Rinascimento, in Studi Miscellanei II vol. a cura del dipartimento di Scienze Storiche ed Archeologiche dell'Università di Roma "La Sapienza" - edit. L'Erma di Bretschneider - 1996 - ISBN 88-7062-917-1; http://kids.bo.cnr.it/irrsaeer/emilia/col/colonna/calvino.htm, sito in cui è riportato il racconto delle guerre daciche fatto da Italo Calvino in base ai rilievi della colonna
^ Roberto Villavecchia, Rome and its environs, editore McGraw-Hill, 1964 (pag. 402); AA.VV., Roma, Touring Editore, Milano 2008. ISBN 978-88-365-4134-8
^ abcdef San Ciriaco, la cattedrale di Ancona, Motta editore, Milano, 2003, ISBN 88-7179-353-6
^ abcde Pietro Zampetti, Itinerari per le Marche, Editoriale L'Espresso, 1980
^ ab Fabio Bronzini, Angela Bedini, Stefano Sanpaolesi, Il profumo della città, editore Il lavoro Editoriale, Ancona 2009 (pag.48)
^ Vedi la pagina seguente: www.nationalgallery.org.uk/paintings/carlo-crivelli-the-vision-of-the-blessed-gabriele
^ In questo caso l'identificazione non è condivisa da tutti: vedi Mario Tarelli Porta Capodimonte in una tela di Tiziano? Ancona 1945
^ Evelina Borea, Carlo Gasparri, L'idea del bello: viaggio per Roma nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, Ed. de Luca, 2000 (pag. 326). Nel dipinto l'iscrizione è modificata
^ Fabio Bronzini, Angela Bedini, Stefano Sanpaolesi, Il profumo della città, editore Il lavoro Editoriale, Ancona 2009 (pag.72-73)
^ Fabio Mariano, L'immagine delle città, Il lavoro editoriale, Ancona 2001, ISBN 88-7663-317-0
^ La stampa fa parte di Alcune Vedute di Archi Trionfali ed altri monumenti innalzati da Romani parte de quali se veggono in Roma e parte per l'Italia, pubblicato per la prima volta nel 1748
^ Carlo Ridolfi, Giuseppe Vedova, Le maraviglie dell'arte: ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello stato, Volume 2, Cartallier, 1837
^ AA. VV. Venezia, Touring club italiano Touring Editore, 1985 pag. 273
^ Paolo Bembo Jacob Philipp Hackert pittore di marina, riportato alla pagina http://www.larassegnadischia.it/Letteratura/libripdf/hackert.pdf
^ Michel Montaigne Viaggio in Italia, Bari, Laterza 1972
^ sonetto 319, su books.google.it.
^ Giacomo Casanova, Storia della mia vita, Mondadori, Milano, 1983-1989
^ Stendhal, Diario, Einaudi, Vol. 2, pag. 427 - 428.
^ Madame de Stael, Corinne ou l'Italie, Parigi 1807
^ Victor Hugo, I Miserabili, 11º capitolo II volume
^ Ippolito Nievo, Le confessioni di un italiano, leggibile su "google libri"
^ Nando Necini, Le Parole e la città, Il Lavoro editoriale, 2010 ISBN 978-88-7663-469-7; Robert Musil, Viaggio in Paradiso, in L'uomo senza qualità, Einaudi 1972
^ Joyce Lussu, Opere scelte, Il lavoro Editoriale, Ancona, 2008
^ Iride Cristina Carucci, “Amalia a perdere”, Editori Riuniti, 2001.
^ Dal sito filmneweurope.com Archiviato il 14 aprile 2013 in Internet Archive.
^ Pietro Zampetti, in Francesco Podesti, Electa editrice, Milano 1996, pagina 34
^ Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi, Pittori ad Ancona nel Quattrocento, Federico Motta editore, Milano 2008, ISBN 978-88-7179-607-9
^ Cfr. Fabio Bronzini, Maria Angela Bedini, Stefano Sampaolesi, Il Profumo della Città, Il lavoro editoriale, Ancona, 2009.
^ Touring club italiano, Marche - Guide rosse, vol. 13, 4ª ed., Touring Editore, 1979, p. 386, ISBN 88-365-0013-7.
^ vedi la galleria delle foto della statua e degli interventi censori messi in atto su di essa.
^ vedi il sito web dell'artista Floriano Ippoliti.
^ vedi il filmato dell'inaugurazione della statua
^ le foto ed il video dell'inaugurazione dell'opera nel sito web del quotidiano il Resto del Carlino
^ l'intervista all'autore Enzo Cucchi nel sito web di artribune.com
^ rivista Il Comune di Ancona, aprile-maggio 1996
^ Vedi il sito web dell'Accademia dello stoccafisso.
^ vedi Bruno Bravetti, Stoccafissando, Ancona, e il sito web dell'Accademia dello stoccafisso
^ Presidio "Mosciolo selvatico di Portonovo" Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
^ ab I dolci delle feste, capitoli Sughetti Maritozzi Touring Editore, 2004 (pagina 187). Consultabile su google Libri a questa pagina
^ abc Francesca Alfonsi, Le abitudini anconetane", in Guida di Ancona – Il Lavoro Editoriale, 1991 (pag. 16)
^ ricetta della pizza coi grasselli, su saporetipico.it.
^ Giovanni Ginobili, Folklore marchigiano: costumanze, blasoni popolari, proverbi e detti, pregiudizi e superstizioni, leggende, edito da Tipo-Linotypia maceratese, 1963(pagina 43)
^ Vedi la pagina, su parks.it.
^ Urban Audit Archiviato il 17 dicembre 2007 in Internet Archive.
^ http://associazionebartola.univpm.it
^ Intervista a Luciano Canepa, Porto di Ancona da primato., presidente dell'autorità portuale, pubblicata dal giornale "Il sole - 24 ore" del 17/11/2010. Si escludono da questa classifica, naturalmente, i porti interessati al piccolo traffico interno, come Ischia, Reggio Calabria o Messina
^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, A.C.I., 1985, p. 10.
^ (FR) Vladimir Skračić, Noms des peuples non croates dans la toponymie adriatique; Marche e Dalmazia tra umanesimo e barocco: atti del convegno internazionale di studio, Ancona, 1988.
^ Esperienze letterarie, Casa Editrice Napoletana; Giuseppe Cingolani, Ancona e il suo porto, Sala Stampa Edizioni, 2004.
^ Mondiali di pallavolo: Ancona fa il bis dopo quelli del 1978., Il Resto del Carlino, 27 settembre 2010. URL consultato il 28 settembre 2010.
^ Scheda del Banca Marche Palas sul sito del Comitato regionale Fidal Marche Archiviato il 25 gennaio 2010 in Internet Archive.
Bibliografia |
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- AA. VV. Ankòn. Una civiltà fra Oriente ed Europa, Adriatica, Ancona, 1992.
- M. Ciani, E. Sori, Ancona contemporanea (1860-1940), Clua, Ancona, 1992, ISBN 88-85902-50-2.
- R. Giulianelli, Arsenalotti – Il Cantiere navale di Ancona dalla barriera gregoriana alla seconda guerra mondiale, Il lavoro editoriale, Ancona, 2000, ISBN 88-7663-292-1.
- Edoardo Biondi, Marina Allegrezza, L'ambiente della Selva di Gallignano - Secondo volume de "I Quaderni della Selva". 2004.
- F. M. Giochi, A. Mordenti, Civiltà anconitana, Il lavoro editoriale, Ancona, 2005, ISBN 88-7663-397-9.
Guida alle aree di interesse naturalistico della Provincia di Ancona, Provincia di Ancona, Ancona, 2007.- Ruggero Giacomini, La rivolta dei bersaglieri e le Giornate Rosse, Assemblea legislativa delle Marche, Ancona, 2010.
- Marco Severini (a cura di), La settimana rossa, Ermes Servizi Editoriali Integrati s.r.l., Ariccia (Mc), 2014.
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