Basilicata
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Basilicata regione | |||||
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Regione Basilicata | |||||
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I Sassi di Matera, patrimonio dell'umanità | |||||
Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Amministrazione | |||||
Capoluogo | Potenza | ||||
Presidente | Vito Bardi (Forza Italia) dal 24-03-2019 | ||||
Data di istituzione | 1948[1] | ||||
Territorio | |||||
Coordinate del capoluogo | 40°38′21″N 15°48′19″E / 40.639167°N 15.805278°E40.639167; 15.805278 (Basilicata) | ||||
Altitudine | 633[2] m s.l.m. | ||||
Superficie | 10 073,32 km² | ||||
Abitanti | 564 247[3](31-9-2018) | ||||
Densità | 56,01 ab./km² | ||||
Province | Matera, Potenza | ||||
Comuni | 131 | ||||
Regioni confinanti | Calabria, Campania, Puglia | ||||
Altre informazioni | |||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
ISO 3166-2 | IT-77 | ||||
Codice ISTAT | 17 | ||||
Nome abitanti | lucani | ||||
Patrono | Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano, San Donatello, San Gerardo Maiella | ||||
PIL | (PPA) 10.973,6 mln € | ||||
PIL procapite | (PPA) 18 021 €[4] | ||||
Rappresentanza parlamentare | 6 deputati 7 senatori | ||||
Cartografia | |||||
Le province della Basilicata | |||||
Sito istituzionale | |||||
La Basilicata (AFI: /baziliˈkata/[5]), o anche comunemente Lucania (quest'ultima fu la denominazione in uso dal 1932 al 1947,[6] nonostante questo termine identifichi una regione storica dai confini differenti),[7] è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale di 564 247 abitanti[3] con capoluogo Potenza.
Comprende la provincia di Potenza e la provincia di Matera. Altri centri principali, oltre ai due capoluoghi Potenza e Matera, sono Melfi, Pisticci e Policoro. Confina a nord e a est con la Puglia, a nord e a ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno e a sud-est dal mar Ionio.
Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Geologia
1.3 Clima
1.4 Ambiente
1.4.1 Aree protette
2 Storia
2.1 Regione storica della Lucania
2.2 Toponimi Lucania e Basilicata
2.3 Preistoria ed età antica
2.4 Medioevo
2.5 Età moderna
2.6 Età borbonica
2.7 Dal Risorgimento agli inizi del novecento
2.8 Storia contemporanea
3 Società
3.1 Evoluzione demografica
3.2 Città e comuni principali
3.3 Emigrazione
3.4 Immigrati e minoranze
3.5 Minoranze etno-linguistiche
3.6 Criminalità organizzata
3.7 Chiesa cattolica in Basilicata
4 Politica
4.1 Suddivisione amministrativa
5 Economia
5.1 Dati economici
5.2 Agricoltura
5.3 Allevamento e pesca
5.4 Materie prime
5.5 Industria
5.6 Turismo
5.6.1 Patrimoni dell'umanità UNESCO
5.6.2 Monumenti nazionali
5.6.2.1 Provincia di Matera
5.6.2.2 Provincia di Potenza
6 Infrastrutture e trasporti
6.1 Porti
6.2 Strade e autostrade
6.3 Trasporto aereo
7 Cultura
7.1 Matera Capitale Europea della Cultura 2019
7.2 Istruzione
7.3 Editoria
7.4 Siti archeologici
7.5 Musei
7.5.1 Musei archeologici
7.5.2 Altri musei
7.6 Dialetto lucano
8 Monumenti e luoghi d'interesse
8.1 Potenza
8.2 Matera
8.3 Basiliche, cattedrali, santuari
8.4 Castelli e roccaforti
8.5 Borghi più belli della Basilicata
8.6 Palazzi e case storiche
9 Cucina
9.1 Prodotti alimentari tipici
10 Sport
11 Onorificenze
11.1 Simboli
12 Note
13 Bibliografia
14 Voci correlate
15 Altri progetti
16 Collegamenti esterni
Geografia fisica |
Territorio |
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Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45%) con una modesta percentuale pianeggiante (8%). Possiede un'unica grande pianura: la Piana di Metaponto.
I massicci del Pollino (Serra Dolcedorme - 2.267 m) e del Sirino (Monte Papa - 2.005 m), il Monte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) e il complesso montuoso della Maddalena (Monte Volturino, 1.835 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano. Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano non attivo, il monte Vulture.
Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti. Le pianure occupano l'8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo la costa ionica. I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, l'Agri, il Sinni, il Cavone e il Noce. Tra i laghi, quelli di Monticchio hanno origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giuliano e del Monte Cotugno sono stati costruiti artificialmente per usi potabili e irrigui. Artificiale è anche il lago Camastra le cui acque vengono potabilizzate. Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose (Golfo di Policastro).
La Basilicata ha una grande diversità ambientale ed è suddivisa in sei sotto-zone diverse:
Vulture-Melfese a nord-est con caratteristiche di altopiani per lo più seminati a grano, mentre nella zona del Vulture abbiamo alternanza di boschi e viti;
Potentino/Dolomiti lucane a nord-ovest con una prevalenza di boschi e montagne con un'altezza media di 1.200-1.500 metri;
Massiccio del Pollino/Monte Sirino a sud-ovest, che rappresentano le vere montagne lucane con altitudini anche superiori ai 2.000 metri e una forte presenza di foreste e boschi;
Val d'Agri al centro-ovest, un altopiano che parte dai 600 m s.l.m. e segue il corso del fiume Agri fino a convergere nella piana di Metaponto;
Collina materana al centro-est che presenta collina e alta collina con una grande presenza di argille brulle e calanchi;
Metapontino a sud-sud-est che è una vasta pianura alluvionale dove si pratica un'agricoltura intensiva di tipo industriale e una tipologia di costa di tipo bassa e sabbiosa.
Queste diversità si enunciano sia a livello faunistico, sia a quello floristico e infine a quello climatico.
Geologia |
L'intera area della Lucania è considerata a rischio sismico moderato o elevato, specie in corrispondenza dell'entroterra e dei rilievi dell'Appennino lucano, sia a nord verso il confine con la Campania che a sud verso il confine con la Calabria. Relativamente minore è il rischio sismico sulle coste e nelle zone pianeggianti.
Clima |
Il clima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la Regione è esposta a due mari. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso del mar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne.
Ma nonostante la diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.
Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:
- pianura ionica del Metapontino, dove a inverni miti e piovosi si alternano estati calde e secche, ma abbastanza ventilate.
costa tirrenica. Qui si riscontrano le stesse affinità con il clima dell'area ionica, con la sola differenza che in inverno la temperatura è leggermente più elevata e in estate è leggermente più fresca e l'umidità è molto accentuata.
collina materana, dove i caratteri climatici mediterranei si attenuano notevolmente andando verso l'interno: già a partire dai 300-400 metri gli inverni divengono freddi e nebbiosi, e la neve può fare la sua comparsa diverse volte all'anno da novembre a marzo inoltrato. Anche qui le estati sono calde e secche, con escursioni termiche giornaliere abbastanza elevate.
montagna appenninica, che corrisponde ai 7/10 del territorio regionale. Qui gli inverni risultano molto freddi, soprattutto oltre i 1.000 metri di quota, dove la neve al suolo rimane fino a metà primavera, ma può rimanere fino alla fine di maggio sui rilievi maggiori. A Potenza, capoluogo regionale posto a 819 metri s.l.m., l'inverno può essere molto nevoso, e le temperature possono scendere anche di molti gradi sotto lo zero (il record cittadino è di -15 °C), risultando tra le città più fredde d'Italia. Le estati sono moderatamente calde, anche se le temperature notturne possono essere molto fresche.
I venti più frequenti provengono in prevalenza dai quadranti occidentali e meridionali.
Ambiente |
Aree protette |
La regione Basilicata ospita nel suo territorio undici aree protette, di cui due parchi nazionali:
- il Pollino
- il Val d'Agri,
- due parchi regionali (Parco naturale di Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane e Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano)
- sette riserve naturali regionali.
Le zone sottoposte a protezione occupano circa il 30% dell'intera superficie regionale[8].
Storia |
Regione storica della Lucania |
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«... La Lucania è il territorio posto tra la costa del Tirreno, dal Sele al Lao, e quella dello Ionio, da Metaponto a Turi...» |
(Strabone, storico del I secolo a.C. - Geografia, VI, 1, 4) |
La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti oggi ad altre due regioni: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'area più settentrionale del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca degli Irpini. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzi (antichi abitanti della Calabria) e Lucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi e Cirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V secolo in poi si riferivano a una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico.
I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C.: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria.
Toponimi Lucania e Basilicata |
Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:
- dai Lucani, popolazione osco-sabellica proveniente dall'Italia Centrale, che a loro volta avrebbero preso il nome dall'eroe eponimo Lucus;
- dal termine greco leukos ("biancore"), affine al latino Lux ("Luce");
- dal termine latino lucus ("Bosco sacro");
- dal termine greco lykos ("Lupo");
- dai Lyki, popolazioni provenienti dall'Anatolia che si sarebbero stabiliti nella valle del fiume Basento;
Una suggestiva leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "Terra della Luce". Questa leggenda confermerebbe un legame linguistico tra il toponimo Lucania e la radice protoindoeuropea *leuk- che ha originato la parola latina lux ("luce") e quella greca leukos ("lucente, bianco").
Il toponimo Basilicata è attestato la prima volta attorno al X secolo: l'origine di tale nome ha diverse ipotesi:
- il termine greco Basilikos, nome con cui venivano chiamati i Governanti bizantini della Regione. Basilikos in greco vuol dire "funzionario del re" e deriva da un'altra parola greca: infatti tutti gli imperatori e le imperatrici bizantini ricevettero il titolo di Basileus e Basilissa dei Romei (Re e Regina dei Romani);
- una tesi più accreditata fa derivare il nome dalla Basilica di Acerenza, il cui vescovo aveva la giurisdizione sull'intero territorio. Tale nome compare per la prima volta nel Catalogo dei baroni normanni del 1154[9]
- un'altra ipotesi, meno accreditata, è che l'origine del nome sia legata a quello dell'Imperatore Bizantino Basilio II Bulgaroctono..
Durante il periodo fascista il territorio regionale riprese il nome Lucania,[6] ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata.[10]
Preistoria ed età antica |
Nella preistoria i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico inferiore (Homo erectus) e a rifugi del Mesolitico con testimonianze nella città di Matera. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale.
Dall'VIII secolo a.C. fu fondata la colonia greca di Siris (di madrepatria microasiatica) e intorno al 630 a.C. quella di Metaponto, di colonizzazione achea, completando l'occupazione della costa ionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene (in particolare nell'area di Melfi). Dopo un primo periodo di pacifica convivenza alcuni insediamenti indigeni scompaiono e altri vengono fortificati. Le città greche lottano l'una con l'altra.
I primi contatti dei Romani con i Lucani si ebbero con una temporanea alleanza anti sannita intorno al 330 a.C. Dopo la conquista di Taranto nel 272 a.C. il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata la via Appia fino a Brindisi e vennero fondate le colonie di Potentia (Potenza) e Grumentum. A Venosa nacque il poeta latino Orazio.
Medioevo |
Alla fine del V secolo la Lucania era già ampiamente cristianizzata e dopo la caduta dell'impero romano restò in possesso bizantino fino alla conquista longobarda nel 568, entrando a far parte del Ducato di Benevento. Le incursioni saracene portarono le popolazioni locali all'abbandono degli abitati in pianura e in prossimità della costa, a favore di centri protetti sulle alture. Tricarico e Tursi conoscono una dominazione araba di più lunga durata che inciderà profondamente sulla struttura stessa degli abitati, che hanno conservato testimonianze ancora oggi ben visibili nei quartieri della ràbata e della saracena a Tricarico e della rabatana a Tursi[11].
Nel 968, dopo la conquista bizantina, venne costituito il thema di Lucania, con capoluogo Tursikon (attuale Tursi)[12]. Nel 1059 con la conquista normanna, il thema scomparve e Melfi divenne una delle sedi del potere regale. Federico II di Svevia soggiornò a Melfi nel 1225 e nel 1231, anno in cui vennero emanate le Constitutiones regni Siciliae ("Costituzioni di Melfi"), e in quegli anni, venne costruito il castello di Lagopesole.
Nel XIV secolo la Lucania attraversò una profonda crisi demografica, attribuibile probabilmente alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo I d'Angiò. La famiglia Caracciolo ottenne la signoria su Melfi e diversi altri feudi. Nella seconda metà del XV secolo si ebbe una generale ripresa economica e demografica, anche in seguito all'arrivo di profughi dalle regioni dell'Impero bizantino dopo la caduta di Costantinopoli.
Età moderna |
La Basilicata fu teatro della famosa Congiura dei baroni ordita nel 1485 dal principe di Salerno Antonello II dei Sanseverino consigliato da Antonello Petrucci e Francesco Coppola, ai danni del re di Napoli Ferdinando I di Napoli che coinvolse molte famiglie feudatarie di signori e baroni del regno della fazione guelfa favorevoli agli angioini, tra cui oltre i Sanseverino, conti di Tricarico, si ricordano i Caracciolo principi di Melfi, i Gesualdo marchesi di Caggiano, i del Balzo-Orsini principi di Altamura e di Venosa, i Guevara principi di Teramo, i Senerchia conti di Sant'Andrea e Rapone, che si riunirono nel Castello del Malconsiglio di Miglionico (detto anche della congiura dei Baroni). La Congiura fu narrata dallo Storico Camillo Porzio nella sua più celebre opera, La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I.
Carlo V di Spagna tolse i loro domini ai feudatari precedenti, a cui subentrarono le famiglie dei Carafa (principi di Stigliano), Revertera, Pignatelli e Colonna. La Basilicata fu in gran parte sottoposta alla giurisdizione di Salerno, mentre Matera e la Murgia fecero parte della Terra d'Otranto. Con l'avvento della nuova classe dirigente, estranea al territorio di cui godeva il possesso, e con lo spostamento dei traffici commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico, i feudi lucani furono considerati pura fonte di reddito e i nuovi baroni prestarono scarsissimo interesse al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei propri possedimenti.
Nella seconda metà del XVI secolo la Basilicata conobbe un periodo di relativa tranquillità e in quest'epoca si sviluppò una notevole attività artistica, legata alla committenza delle grandi famiglie baronali, e religiosa. Nella vita sociale e politica della regione si ebbe l'emergere di una nuova classe intermedia, per lo più appartenente a importanti famiglie locali, e impegnata a rappresentare i baroni, i vescovi e gli abati nell'attività di amministrazione e gestione dei feudi. Contemporaneamente le comunità locali formarono le prime "Università".
Quando a Napoli scoppiò la rivolta di Masaniello, nel 1647, una sollevazione popolare generalizzata coinvolse tutta la regione, che aderì alla Repubblica, ma la rivolta venne rapidamente repressa. Nel 1663 venne creata una nuova provincia per la Basilicata, per assicurarne un maggiore controllo, con capoluogo a Matera.
Età borbonica |
Con Carlo di Borbone anche la Basilicata entra a far parte nel 1735 del Regno di Napoli, con la ritrovata indipendenza del Mezzogiorno. Sull'onda dei fatti del 1799, Avigliano fu la prima città (ancor prima di Napoli) a piantare l'albero della libertà e a proclamare la Repubblica Napoletana, che ebbe tra i suoi fautori i lucani Mario Pagano, Michele Granata, Francesco Lomonaco ed Onofrio Tataranni; da lì i moti si estesero in tutta la regione, animati dalla "Organizzazione democratica" guidata dagli aviglianesi Michelangelo e Girolamo Vaccaro, ma l'insurrezione venne repressa. I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante le resistenze della popolazione la cui gran parte era di fede borbonica.
Il 7 agosto 1806 la città di Lauria, che allora contava oltre settemila abitanti, venne rasa al suolo, incendiata e saccheggiata dalle truppe del generale francese Massena. Nel mese di dicembre si consumò l'assedio di Maratea, conclusosi con la discesa a patti tra il colonnello Mandarini e il generale francese Lamarque. Durante l'occupazione napoleonica il progetto di distribuire in piccoli lotti delle terre demaniali venne abbandonato: le richieste di cambiamento, in particolare per la riforma agraria, rimasero inascoltate.
Successivamente, con il ritorno dei Borbone, la Regione partecipò blandamente ai moti del 1848, avendo tra i suoi esponenti Luigi La Vista, fucilato da alcuni soldati svizzeri all'età di 22 anni. La voglia di cambiamento e di innovazione fece aderire la parte latifondista della società lucana ai fatti che portarono alla unificazione nazionale nel 1860, anche se un recente revisionismo storico ha portato a valutare negativamente quel coinvolgimento.
Tra i principali artefici della svolta sabauda si menzionano Giacinto Albini con Nicola Mignogna Governatori del Governo Prodittatoriale: Albini, in particolare, fu il principale artefice dell'insurrezione lucana e nominato poi Governatore della Provincia. Sono inoltre da ricordare Carmine Senise, Capo di Stato Maggiore delle Forze insorte, Pietro Lacava, Floriano Del Zio, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Giacomo Racioppi e infine Francesco Scardaccione, che fu il primo Presidente della Provincia di Basilicata (1861). Tra i patrioti d'azione è da menzionare il colonnello garibaldino Giambattista Pentasuglia, partecipe della spedizione dei Mille e delle guerre d'indipendenza italiane.
Dal Risorgimento agli inizi del novecento |
Come per la Repubblica Napoletana, anche in questo caso vi fu un precoce proclama in un comune lucano, Corleto Perticara: il 16 agosto 1860, infatti, qui aveva sede il Comitato Insurrezionale Lucano presieduto da Carmine Senise, quindi durante la processione in onore di San Rocco di Montpellier, patrono del paese, vi fu un'insurrezione popolare che portò alla formazione di una schiera di 800 uomini sotto il comando del colonnello Camillo Boldoni, ancor prima che Garibaldi smuovesse la sua Spedizione dei Mille, venne proclamata l'Unità d'Italia; a cui seguì la proclamazione di Potenza, avvenuta nel successivo 18 agosto. Nei mille di Garibaldi militò anche il materano Giambattista Pentasuglia, unico lucano ad aderire alla campagna militare dell'eroe dei due mondi già da Quarto.
Dopo l'annessione, però, vecchi e nuovi rancori verso la politica centrale, egemonizzata anche nel nuovo Stato dalla ricca borghesia agraria, favorirono la nascita di rivolte armate. Il cosiddetto brigantaggio, complesso fenomeno che divenne in realtà una vera e propria guerra civile, interessò tutta la regione per circa sette anni e causò migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani. La Basilicata fu tra le regioni con il maggior numero di bande, di cui se ne contarono 47 in totale.[13]
La rivolta venne animata in particolare nelle zone del Vulture-Melfese dal noto capobrigante Carmine Crocco (detto "Donatello"), di Rionero in Vulture, un bracciante che riuscì a formare un esercito di oltre duemila uomini e che si guadagnò l'appellativo di "Generale dei Briganti".[14] La compattezza e la solidità delle sue bande resero la Basilicata il cuore della rivolta contadina.[15] Accanto a Crocco, un altro capobrigante, Antonio Franco, si distinse per le sue attività brigantesche nelle zone del Pollino. Altri famosi briganti della regione che operarono sotto i dettami di Crocco erano Giuseppe Summa (detto "Ninco Nanco"), Eustachio Fasano, Giuseppe Caruso (detto "Zi' Beppe"), Teodoro Gioseffi (detto "Caporal Teodoro") e Vincenzo Mastronardi (detto "Staccone").
Il 17 novembre 1878, il re Umberto I subì un attentato da parte dell'anarchico Giovanni Passannante, originario di Salvia di Lucania. Il sovrano uscì illeso e Passannante fu arrestato. L'episodio generò protesta sia contro sia a favore dell'anarchico, tra cui il poeta Giovanni Pascoli che compose la sua Ode a Passannante.[16]
Il sindaco del paese natio dell'anarchico dovette recarsi dal re, porgendo le sue scuse e offrendo di cambiare il nome del comune in Savoia di Lucania, nome che identifica tuttora la città.
Nel 1901, Giuseppe Zanardelli, a quel tempo presidente del consiglio, visitò diverse città del meridione per studiarne i problemi. Zanardelli giunse a Moliterno e fu accolto dal sindaco che lo salutò "a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si preparano a seguirli".[17] Zanardelli affrontò allora la grave situazione della provincia[18] e propose una legge speciale[19] con cui venivano affrontate due delle piaghe: il credito agrario anche attraverso i Monti frumentari e le gravi carenze delle scuole elementari, con il conseguente analfabetismo. La legge trasferì allo stato l'onere della scuola primaria che prima gravava sui comuni, troppo indebitati per farsene carico.
Storia contemporanea |
Le cattive condizioni economiche e ambientali, con la presenza di zone malariche e la mancanza di infrastrutture, di lavoro e di aiuti statali, come nel resto del Mezzogiorno, portarono a un vasto fenomeno di emigrazione. Solo negli anni trenta del Novecento si realizzarono l'acquedotto e importanti vie di comunicazione.
Il 21 settembre 1943 Matera fu la prima città italiana a insorgere contro i tedeschi occupanti. Il 24 settembre dello stesso anno, a Rionero avvenne una delle più cruente rappresaglie della seconda guerra mondiale in Basilicata, ove 18 rioneresi furono trucidati dalle truppe naziste, a causa di un contadino rionerese che aveva ferito un sergente dei paracadutisti che sembrava stesse rubando una gallina nella sua abitazione. Dopo Rionero, anche Avigliano insorse dando vita ad una battaglia contro i tedeschi il 9 ottobre.
Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta da un grave terremoto che colpì buona parte del territorio regionale. Nel 1993 fu inaugurato a San Nicola, frazione di Melfi, l'impianto industriale SATA, ove risiede uno dei più importanti stabilimenti FIAT d'Europa e altre aziende collegate all'indotto come Tower Automotive e Magneti Marelli.
Nel 2003 la decisione del governo nazionale di trasferire tutte le scorie nucleari delle ex centrali atomiche in una salina di Scanzano Jonico ha provocato un'intensa protesta, con una manifestazione oceanica cui parteciparono oltre 100.000 persone (pari a circa un quinto della popolazione lucana) che ha portato nel gennaio del 2004 al ritiro del decreto.
Società |
Evoluzione demografica |
La popolazione è concentrata per lo più nei grossi centri, infatti il 56% abita nei 12 centri più grandi della regione, il 27% invece vive nei centri medi, cioè quelli compresi tra i 5.000 e i 9.999 abitanti, e il restante 17% vive nei piccoli comuni.
Il trend demografico è positivo soltanto nelle quattro zone maggiormente sviluppate della regione (Materano, Metapontino, Potentino, Vulture) dove si registra in generale un incremento di popolazione. Il fenomeno è più accentuato soprattutto a Policoro, Melfi, Lavello, Scanzano Jonico, Nova Siri e in misura minore a Bernalda e Marconia nel Metapontino, Rionero in Vulture, Venosa nell'area del Vulture e Marsicovetere nella Val d'Agri.
La città di Matera sta avendo un notevole incremento demografico dovuto sia al polo del salotto sia alle attività sorte per il grande afflusso turistico generato dall'interesse per il centro storico cittadino diventato "Patrimonio dell'umanità".
Rispetto al censimento del 2001 la città ha avuto infatti un incremento pari a circa il 6% della popolazione, il più alto in regione. A Potenza invece si registra una lieve diminuzione, mentre nei centri più dinamici vicino a Potenza, (Tito e Pignola), si è registrato un trend positivo.
È in atto invece un forte spopolamento dei comuni dell'entroterra, soprattutto nel materano, infatti alcuni comuni che trent'anni fa raggiungevano all'incirca i 10.000 abitanti - come (Tricarico, Montalbano Jonico, Irsina e Stigliano) - hanno perso dal 25 al 40% della loro popolazione originaria; però al contrario della provincia di Potenza, la popolazione complessiva è aumentata in comuni come Matera, Bernalda, Policoro che nell'anno 2010 registrarono un aumento di 456 unità. Questo spopolamento avviene anche in molti comuni montani del potentino (Lagonegro, Latronico, Moliterno, Viggianello, Marsiconuovo, Lauria) e nei comuni colpiti maggiormente dal terremoto dell'Irpinia del 1980.
Nel 2008[20] i nati sono stati 4.923 (8,4‰), i morti 5.585 con un decremento naturale di 662 unità rispetto al 2007. Le famiglie contano in media 2,6 componenti.
Il bilancio demografico attuale della regione mostra una diminuzione di 9.031 abitanti rispetto al censimento del 2001, quando risultavano 599.404 abitanti, un trend che va peggiorando di anno in anno.
Città e comuni principali |
Di seguito vengono riportati i principali comuni della regione per popolazione residente[21]:
# | Stemma | Città | Popolazione (ab) | Provincia | Altitudine (m s.l.m.) | Superficie (km²) |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | Potenza | 67.194 | PZ | 819 | 175,43 | |
2 | Matera | 60.432 | MT | 401 | 392,09 | |
3 | Melfi | 17.885 | PZ | 530 | 206,23 | |
4 | Policoro | 17.709 | MT | 25 | 67,66 | |
5 | Pisticci | 17.605 | MT | 364 | 233,67 | |
6 | Lavello | 13.424 | PZ | 313 | 134,67 | |
7 | Rionero in Vulture | 13.214 | PZ | 643 | 53,52 | |
8 | Lauria | 12.708 | PZ | 430 | 176,63 | |
9 | Bernalda | 12.451 | MT | 127 | 126,19 | |
10 | Venosa | 11.741 | PZ | 415 | 170,39 | |
11 | Avigliano | 11.357 | PZ | 867 | 85,48 | |
12 | Montescaglioso | 9.886 | MT | 365 | 175,79 |
Emigrazione |
L'emigrazione su larga scala ha fatto sì che la popolazione lucana crescesse soltanto del 12% nel ventesimo secolo, il tasso di crescita più basso in Italia. La Basilicata è ancora oggi una delle regioni più povere del Paese, ma la sua economia è cresciuta in maniera significativa negli ultimi 20 anni, anche grazie alla scoperta del petrolio, tant'è che il suo Pil pro-capite è il quarto più alto del Sud Italia. Ma dopo un'interruzione negli anni novanta è ripresa in modo significativo l'emigrazione sia verso regioni più ricche, sia interna in cui si spopolano i centri più piccoli e si popolano i due capoluoghi e le città delle aree più sviluppate.
Immigrati e minoranze |
Gli stranieri regolari sono 14 738 (6 476 maschi e 8 262 femmine) pari al 2,51% della popolazione lucana. Le nazionalità con una maggior rappresentanza sono[22]:
Nazione | Stranieri regolari | sul totale degli immigrati | sulla popolazione residente |
---|---|---|---|
Romania | 6 098 | 41,38 % | 1,04 % |
Albania | 1 648 | 11,18 % | 0,28 % |
Marocco | 1 449 | 9,83 % | 0,25 % |
Ucraina | 809 | 5,49 % | 0,14 % |
Cina | 796 | 5,40 % | 0,14 % |
Altre | 3 938 | 26,72 % | 0,67 % |
TOTALE | 14 738 | 100,00 % | 2,52 % |
Tra le altre le più rappresentative sono nell'ordine: India, Bulgaria, Polonia, Tunisia, Germania, Algeria e Brasile.
Minoranze etno-linguistiche |
In Basilicata è presente una consistente minoranza etnica e linguistica albanese detta arbëreshë. I sei comuni facenti parte della comunità di cui la Regione promuove la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, artistico, linguistico, religioso–liturgico e folkloristico sono tutti in provincia di Potenza: Barile (Barilli), Brindisi di Montagna, Ginestra (Zhura), Maschito (Mashqiti), San Costantino Albanese (Shën Kostandini), San Paolo Albanese (Shën Pali)[23]. La comunità albanese ha nei secoli preservato, seppur in maniera diversa fra le genti di appartenenza, i connotati etnici e culturali specifici degli arbëreshë e ancora oggi mantiene e difende la propria tipicità differenziandola da quella lucana. Un tratto caratteristico della cultura albanese in Basilicata è la lingua d'origine, l'arbërisht, che viene utilizzata dalla comunità intera anche per finalità differenti dal linguaggio colloquiale; infatti i cartelli, le insegne e gli scritti ufficiali degli enti municipali sono bilingui, quindi sia in italiano che in albanese.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}; in particolare per quest'ultima vige il riconoscimento da parte dello stato italiano della condizione di co-ufficialità con la lingua nazionale[senza fonte].
Criminalità organizzata |
A differenza del resto del sud Italia, in Basilicata[24] non esiste un'entità criminale omogenea come quelle delle regioni circostanti, ma piuttosto gruppi criminali[25] indipendenti fra loro e comunque non meno pericolosi nonché insidiosi nell'agevolare le attività dei gruppi criminali provenienti dalle regioni limitrofe.[26]
Dopo il 1980 però, quando in seguito al catastrofico terremoto furono investiti grandi capitali in Lucania, le cosche delle convicine Campania e Calabria cercarono di penetrare negli affari della regione. Nel 1994 venne fondata a Potenza la cosca dei Basilischi, una 'Ndrina della 'Ndrangheta calabrese, che si installò in diverse zone della Basilicata, finché non fu sgominata con il maxi-arresto del 22 aprile 1999.[27]
Da allora le piccole attività criminali organizzate che si trovano concentrate nel materano, nella zona del Metapontino[28] con posizione centrale di Policoro[29], Val d'Agri e Melfese (principalmente impegnate nel narcotraffico, nell'usura, ecc.) sono controllate[30], secondo la procura nazionale antimafia, da alcuni clan locali che fanno capo alla 'Ndrangheta.[31]
Chiesa cattolica in Basilicata |
La regione ecclesiastica Basilicata è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde al territorio della regione amministrativa Basilicata.
Le parrocchie sono 270.
Le diocesi sono sei:
Arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo (1.634 km², 61 parrocchie)
Arcidiocesi di Acerenza (1.250 km², 21 parrocchie)
Arcidiocesi di Matera-Irsina (2.020 km², 52 parrocchie)
Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa (1.316 km², 32 parrocchie)
Diocesi di Tricarico (1.237 km², 32 parrocchie)
Diocesi di Tursi-Lagonegro (2.509 km², 72 parrocchie)
Nella prima metà del novecento, è stato istituito in Basilicata l'unico seminario regionale in Italia, con la qualifica di "minore": il Pontificio seminario regionale minore di Basilicata.
Politica |
Suddivisione amministrativa |
Tanto nel Regno di Napoli che in quello delle Due Sicilie la Basilicata costituì sempre una sola provincia. Nel 1663 il capoluogo scelto fu Matera. Poi, con la legge emanata da Giuseppe Bonaparte l'8 agosto 1806, si decise di spostare la sede a Potenza[32].
Con identica configurazione la Basilicata entrò nel Regno d'Italia. Con la legge n. 1 del 1927 la creazione della provincia di Matera spezzò la secolare unità, ricomposta al momento della progettazione delle regioni.
Dal 1º gennaio 1948, ex art. 131 della vigente Costituzione, la Basilicata è una regione ad autonomia ordinaria della Repubblica Italiana, ma solo con la legge n. 281 del 1970 furono attuate le sue funzioni.
La regione Basilicata è quindi divisa in due province:
Stemma | Provincia | Mappa | Comuni | Abitanti (1/9/2009) | Superficie (km²) | Sito Istituzionale |
---|---|---|---|---|---|---|
Provincia di Matera | 31 | 201'133 | 3'478.89 | Matera | ||
Provincia di Potenza | 100 | 377'258 | 6'594.44 | Potenza | ||
Basilicata | 131 | 578'081 | 10'073.32 | Basilicata |
Economia |
Dati economici |
La Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica ed emarginata per lungo tempo dagli investimenti, nonché ancora largamente sprovvista di importanti vie di comunicazione, è una delle regioni meno sviluppate del Paese: il suo reddito pro capite si colloca al 16º posto nel panorama delle regioni italiane, ma, dal 2001, nel quadro del Mezzogiorno e Isole è il più alto dopo Abruzzo, Sardegna e Molise.
La serie storica dal 2000 al 2008, mostra l'andamento del reddito lucano e quello delle regioni meridionali e insulari.[33]
2000 | % della media naz. | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008[34] | % della media naz. | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Abruzzo | 18.177,3 | 86,90 | 18.871,5 | 19.361,7 | 19.454,6 | 19.297,0 | 19.942,3 | 20.501,1 | 21.150,3 | 21.662,60 | 82,44 |
Sardegna | 15.861,0 | 75,83 | 16.871,4 | 17.226,5 | 17.975,7 | 18.581,0 | 19.009,8 | 19.654,3 | 20.444,1 | 20.627,20 | 78,50 |
Molise | 15.308,1 | 73,18 | 15.985,5 | 16.460,3 | 16.607,7 | 17.290,0 | 17.994,6 | 18.591,9 | 18.955,5 | 20.429,50 | 77,75 |
Basilicata | 14.670,3 | 70,14 | 15.130,4 | 15.731,6 | 16.011,5 | 16.668,1 | 17.031,4 | 17.781,9 | 18.280,0 | 19.039,10 | 72,46 |
Puglia | 13.825,2 | 66,09 | 14.504,5 | 14.962,2 | 15.284,0 | 15.694,4 | 15.971,0 | 16.504,6 | 16.943,4 | 17.955,90 | 68,33 |
Sicilia | 13.479,6 | 64,44 | 14.185,7 | 14.662,2 | 15.053,9 | 15.440,1 | 16.023,2 | 16.531,5 | 17.003,7 | 17.533,00 | 66,72 |
Campania | 13.190,8 | 63,06 | 14.040,8 | 14.764,0 | 15.025,8 | 15.531,7 | 15.753,2 | 16.294,2 | 16.556,5 | 16.746,30 | 63,73 |
Calabria | 13.019,9 | 62,24 | 13.742,4 | 14.226,9 | 14.773,2 | 15.457,0 | 15.754,8 | 16.244,1 | 16.625,8 | 17.285,00 | 65,78 |
Di seguito la tabella che riporta il PIL e il PIL procapite[35] prodotto nella Basilicata dal 2000 al 2009:
2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Prodotto Interno Lordo (Milioni di Euro) | 8.808,0 | 9.054,0 | 9.393,4 | 9.557,2 | 9.947,5 | 10.138,8 | 10.539,3 | 11.054,6 | 11.273,4 | 10.973,6 |
PIL ai prezzi di mercato per abitante (Euro) | 14.670,3 | 15.130,4 | 15.731,6 | 16.011,5 | 16.668,1 | 17.031,4 | 17.781,9 | 18.698,5 | 19.081,5 | 18.586,8 |
Di seguito la tabella che riporta il PIL[35], prodotto in Basilicata ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:
Macro-attività economica | PIL prodotto | % settore su PIL regionale | % settore su PIL italiano |
Agricoltura, silvicoltura, pesca | € 468,2 | 4,44% | 1,84% |
Industria in senso stretto | € 1.572,8 | 14,92% | 18,30% |
Costruzioni | € 854,5 | 8,11% | 5,41% |
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni | € 1.935,5 | 18,37% | 20,54% |
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali | € 1.986,3 | 18,85% | 24,17% |
Altre attività di servizi | € 2.681,6 | 25,44% | 18,97% |
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni | € 1.040,4 | 9,87% | 10,76% |
PIL Basilicata ai prezzi di mercato | € 10.539,3 |
Agricoltura |
Il settore agricolo costituisce ancora un caposaldo dell'economia regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni. La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni Cinquanta, assieme all'assegnazione di migliaia di case sparse e di terre ai braccianti, alle bonifiche e alle irrigazioni di vasti comprensori (grazie anche allo sbarramento del Bradano e di altri fiumi) hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura. La diffusione di tali opere ha però subito, nel corso del tempo, un rallentamento ed esse non sono oggigiorno in grado di assicurare adeguate opportunità di sviluppo alle attività agricole, penalizzate anche dall'insufficienza delle strutture di commercializzazione. La loro localizzazione ha quindi determinato aree piuttosto differenziate per caratteristiche produttive: privilegiate risultano le valli dell'Agri, nel suo medio corso, e dell'Ofanto, oltre alla piana di Metaponto. Le colture più estese sono quelle del frumento, seguito da altri cereali che in buona parte costituiscono materia prima per l'industria alimentare lucana (avena, orzo, mais), e delle patate; abbastanza diffusi sono la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture industriali, in particolare la barbabietola da zucchero (che ha superato per estensione la tradizionale coltura della patata) e il tabacco, e quelle ortofrutticole.
Nelle zone interne del materano è sviluppata la coltura di cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior produttrice nazionale.
Sulle colline a ridosso del Metapontino invece c'è una fiorente coltivazione di vigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti.
Il settore primario, in ogni caso, dopo una fase di relativa modernizzazione, più intensa nella Piana di Metaponto, sembra avere raggiunto i propri limiti strutturali, in assenza di una efficiente rete di distribuzione commerciale e di promozione: in un quadro di forte concorrenza interregionale, ha di fatto ostacolato la creazione di nuove filiere produttive, relegando in ruoli marginali le stesse colture di qualità.
Allevamento e pesca |
L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese.
La Pesca è poco sviluppata, ed è solo limitata alla costa Ionica.
Materie prime |
La regione è ricchissima di idrocarburi, particolarmente metano (nella Valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale.[36][37][38]
La loro scoperta ha portato nel 1998 alla stipula di un accordo fra Governo, Regione ed Eni. La Basilicata, in cambio delle concessioni per lo sfruttamento di questa importante materia prima (una produzione stimata in 104.000 barili al giorno per vent'anni, pari al 10% del fabbisogno nazionale e l'80% della produzione nazionale nel 2008), che dovrebbe ottenere rilevanti benefici economici e occupazionali, oltre all'impegno teorico da parte dello Stato di effettuare interventi infrastrutturali per accelerare lo sviluppo socio-economico della zona e di garantire la riqualificazione ambientale, con la salvaguardia del parco naturale che dovrebbe sorgere nella Val d'Agri.
Lo sfruttamento delle materie prime è tuttavia oggetto di polemiche da parte di associazioni agricole e ambientaliste, che accusano l'assenza di un reale beneficio economico e una forte contaminazione ambientale.[39][40] L'inquinamento avrebbe danneggiato la produzione agricola locale, ad esempio il miele.[38]
Industria |
La regione è specializzata nella produzione alimentare, nella produzione di fibre artificiali, nella lavorazione di minerali non metalliferi e nelle produzioni chimiche (concentrate in Valbasento). Positiva è la localizzazione di industrie alimentari “esogene” (pastarie, lattiere, dolciarie), in particolare a Matera e nel Melfese.
Nuove prospettive ha aperto la costruzione di uno stabilimento della FIAT a Melfi (1993), sia per i posti di lavoro che offre nel brevissimo termine sia per le possibilità di occupazione che lo sviluppo dell'indotto potrebbe creare nel medio e lungo periodo. Certamente, in valori assoluti, le 6500 unità (1997) assorbite dal complesso melfese sono andate a compensare le perdite massicce degli altri rami industriali, e in particolare della chimica. È interessante confrontare i dati relativi alla divisione settoriale del lavoro negli anni immediatamente precedenti e seguenti l'apertura del complesso melfese: nel 1991, gli occupati in agricoltura ammontavano ancora al 20%, mentre l'industria assorbiva solo il 26% del totale e il restante 54% ricadeva nel settore terziario; nel 1994 il quadro risultava profondamente trasformato e, pur in un preoccupante calo dell'occupazione complessiva (da 193.000 a 176.000 unità), i valori percentuali vedevano l'industria balzare al 37%, mentre l'agricoltura si dimezzava quasi (11,5%, con 6000 unità in meno) e il terziario stesso scendeva al 51,5%, perdendo oltre 10.000 posti di lavoro.
Altra risorsa scarsamente valorizzata è rappresentata dal patrimonio ambientale, sia naturalistico sia storico-culturale. Nonostante la migliorata accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con il raccordo autostradale Sicignano-Potenza, su cui si è sviluppato, nei pressi del capoluogo, il nucleo industriale di Tito) e ionico (con il potenziamento della SS 106 jonica, da cui si dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle del Bradano, del Basento e dell'Agri), la Basilicata presenta ancora un movimento turistico assai debole: poco più di 200.000 arrivi e circa un milione di presenze all'anno, con una permanenza media, dunque, assai breve (meno di 5 giorni) e comunque legata, in massima parte, alle località balneari.
L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese: industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili e industrie della lavorazione del marmo.
Di rilevanza lo stabilimento Fiat di Melfi mentre a Matera è presente l'industria ferroviaria Ferrosud e l'industria del mobile. A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella Valle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile. Nel Metapontino, infine, vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.
Turismo |
Il turismo è basato su tre categorie:
- Storico-culturale per quanto riguarda le città della Magna Grecia (Metaponto, Policoro, Nova Siri), le città d'epoca romana (Venosa, Grumentum), le città medioevali (Melfi, Miglionico, Tricarico, Valsinni), e i Sassi di Matera, testimonianza di civiltà preistoriche, rupestri e contadine.
- Balneare per quanto riguarda le due coste lucane, quella tirrenica (Maratea) e quella ionica (Metaponto, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova Siri).
- Montano-escursionistico con il Parco nazionale del Pollino, il Parco Nazionale Val d'Agri, le Dolomiti Lucane, i Laghi di Monticchio e altre zone dell'Appennino Lucano[41] e sciistico (comprensorio del Monte Sirino).
Gli arrivi e le presenze turistiche nella regione, dal 2001 al 2015, sono così riassunte in tabella:[42][43]
2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Arrivi turisti italiani | 351.853 | 342.587 | 376.111 | 388.399 | 409.228 | 396.240 | 394.825 | 414.571 | 419.900 | 440.521 | 453.628 | 457.302 | 462.116 | 497.535 | 578.581 |
Presenze turisti italiani | 1.498.481 | 1.478.914 | 1.543.922 | 1.566.733 | 1.731.553 | 1.569.443 | 1.668.096 | 1.681.069 | 1.730.434 | 1.734.951 | 1.809.167 | 1.773.720 | 1.776.900 | 1.885.072 | 2.075.77 |
Arrivi turisti stranieri | 46.179 | 48.553 | 51.175 | 49.864 | 57.802 | 54.816 | 53.721 | 51.709 | 47.384 | 53.307 | 58.049 | 60.599 | 70.550 | 81.576 | 95.880 |
Presenze turisti stranieri | 214.484 | 218.206 | 217.954 | 212.859 | 221.597 | 174.085 | 188.693 | 181.304 | 158.262 | 155.157 | 154.307 | 148.094 | 172.223 | 215.011 | 229.168 |
Patrimoni dell'umanità UNESCO |
- Sassi di Matera
- Parco Nazionale del Pollino
Monumenti nazionali |
Provincia di Matera |
Matera
- Sassi di Matera
Convento di Sant'Agostino (d.m. del 24/09/1988)
Pisticci
Abbazia Santa Maria La Sanità del Casale e rione Dirupo
Tricarico
- Torre normanna
- Cattedrale di Santa Maria Assunta
Tursi
Convento di San Francesco d'Assisi (1991)[44]
Santuario di Santa Maria Regina di Anglona (1931)[45][46]
Provincia di Potenza |
Acerenza
Cattedrale di Acerenza (r.d. 534 del 20/11/1897)
Avigliano
- Castello di Lagopesole
Lagonegro
- Chiesa di Sant'Anna
Maratea
Castello di Castrocucco[47]
Melfi
- Castello di Melfi
- Cattedrale di Santa Maria Assunta
Potenza
- Chiesa di San Michele Arcangelo
- Chiesa e convento di San Francesco
Ripacandida
- Santuario di San Donato di Ripacandida
Rivello
- Abitato a gradoni
Tolve
- Santuario di san Rocco di Tolve
Venosa
Abbazia della Santissima Trinità (r.d. n. 536 del 20/11/1897)
Infrastrutture e trasporti |
Il territorio montuoso ha sempre reso difficili le comunicazioni nella regione. I collegamenti ferroviari non sono estesi;un progetto nel 1986 prevedeva la costruzione della linea Ferrandina-Matera realizzata, ma mai completata. La regione è dotata soltanto di un piccolo aeroporto, a Pisticci, oggetto di studi per l'ampliamento.
Oltre all'autostrada A2 e al RA5 Potenza - A2, la Regione dispone di altre significative arterie, come la S.S. 106 Jonica, la S.S. 407 Basentana, la S.S. 658 Potenza - Melfi e altre che seguono il corso dei principali fiumi lucani, la S.S. 655 Bradanica (Foggia - Matera) la S.S. 598 Fondovalle dell'Agri e la S.S. Sinnica (Policoro - Lauria).
I collegamenti ferroviari sono svolti da Trenitalia e Ferrovie Appulo Lucane che operano nei collegamenti da e verso la regione Puglia.
Nella regione sono presenti le seguenti linee ferroviarie:
- Ferrovia Battipaglia-Potenza-Metaponto
- Ferrovia Tirrenica Meridionale
- Ferrovia Jonica
- Ferrovia Foggia-Potenza
- Ferrovia Avellino - Rocchetta Sant'Antonio
- Ferrovia Rocchetta Sant'Antonio-Gioia del Colle
- Ferrovia Bari - Altamura - Matera
- Ferrovia Potenza - Avigliano di Lucania - Altamura
- Ferrovia Avigliano Città - Avigliano di Lucania
Le principali stazioni della regione in termini di flussi sono Potenza Centrale, Metaponto, Melfi e Maratea.
Fra le infrastrutture presenti in passato era presente la ferrovia Sicignano degli Alburni-Lagonegro.
Porti |
Le uniche strutture portuali presenti in regione sono porti turistici dedicati alla nautica da diporto:
Porto turistico a Maratea (550 posti barca[48])
Porto turistico a Pisticci (450 posti barca[49])
Porto turistico a Policoro (500 posti barca[50]) non ancora ultimato
Strade e autostrade |
Autostrada A2 (da Lagonegro nord-Maratea a Lauria sud)
Raccordo autostradale 5 (da Sicignano degli Alburni a Potenza)
Trasporto aereo |
Aviosuperficie a Pisticci (sulla cui struttura vige il progetto che porterà alla costruzione dell'aeroporto della Basilicata[51])- Aviosuperficie a Grumento Nova
- Aviosuperficie a Pantano di Pignola
Cultura |
Matera Capitale Europea della Cultura 2019 |
Candidata nel 2008, Matera è stata designata il 17 ottobre 2014 Capitale europea della cultura per il 2019, insieme alla città bulgara di Plovdiv. È la quarta città italiana (dopo Bologna, Firenze e Genova), prima del Mezzogiorno, a ricevere questo riconoscimento.
Istruzione |
Editoria |
Nella regione sono pubblicati giornalmente alcuni quotidiani, i principali sono: il Quotidiano del Sud, La Nuova del Sud, La Gazzetta del Mezzogiorno (Edizione Basilicata) e il Giornale di Basilicata.
Le emittenti televisive principali sono Trm di Matera, Telecento e La Nuova Tv di Potenza.
Siti archeologici |
- Area archeologica di Vaglio Basilicata
- Area archeologica di Grumentum
- Area archeologica di Venosa
- Area archeologica di Heraclea
- Area archeologica dell'Incoronata
- Area archeologica di Metaponto
- Area archeologica di Notarchirico
Area archeologica di Civita (Tricarico)- Area archeologica di Banzi
- Archeoparco del Basileus
- Area archeologica di Oppido Lucano
- Area archeologica di Rivello "Serra Città"
- Area archeologica di Satrianum
Musei |
Musei archeologici |
- Museo delle Antiche Genti di Lucania Vaglio Basilicata
Museo archeologico nazionale della Basilicata "Dinu Adameșteanu" a Potenza
Museo archeologico nazionale "Domenico Ridola" di Matera
Museo archeologico nazionale del Melfese di Melfi (PZ)
Museo archeologico nazionale di Metaponto (MT)- Museo archeologico nazionale di Muro Lucano (PZ)
- Museo archeologico provinciale di Potenza
Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri presso Grumento Nova (PZ)
Museo Nazionale della Siritide, presso Policoro (MT)- Mostra archeologica permanente (Palazzo ducale) di Tricarico (MT)
Museo nazionale di Venosa (PZ)- Museo Civico "Michele Janora" di Irsina (MT)
- Mostra archeologica permanente (Convento di S. Antonio) di Rivello (PZ)
Altri musei |
- Museo della civiltà contadina di Aliano (MT)
Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata di Matera
MUSMA Museo della scultura contemporanea di Matera
- Pinacoteca D'Errico di Matera
- Pinacoteca Provinciale di Potenza
Museo Laboratorio della Civiltà Contadina di Matera
- Museo della civiltà contadina di Montescaglioso
- Museo della civiltà contadina di Stigliano
Museo dei culti arborei di Accettura
- Museo diocesano di arte sacra e civile di Acerenza
- Museo dei legni intagliati di Acerenza
- Museo della Memoria, biblioteca e centro di documentazione salviana di Savoia di Lucania (PZ)
- Museo della civiltà contadina (Pietragalla PZ)
- Museo multimediale "In Viaggio In Basilicata", presso Palazzo Arcieri Bitonti in San Mauro Forte (MT)
- MUVIG Museo delle Tradizioni Locali di Viggiano[52]
- MAM Palazzo Aiello 1786 - Museo del Paesaggio di Moliterno (PZ)
- MAM Via Rosario Contemporanea di Moliterno (PZ)
- MAM Casa Domenico Aiello - Ottocento Lucano di Moliterno (PZ)
- MAM Ceramica del 900 di Moliterno (PZ)
- MAM Novecento Lucano di Moliterno (PZ)
- MAM Biblioteca Lucana di Moliterno (PZ)
- Museo Civico d'Arte Sacra di Moliterno (PZ)
Dialetto lucano |
Monumenti e luoghi d'interesse |
Potenza |
- Centro storico di Potenza
- Cattedrale di San Gerardo
- Chiesa di San Michele
- Chiesa della Trinità
- Chiesa di San Francesco d'Assisi
- Monastero di San Luca
- Edicoletta di San Gerardo
- Cappella del beato Bonaventura
- Chiesa e convento di Santa Maria del Sepolcro
- Torre Guevara
- Due Torri
- Porta San Gerardo
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- Palazzo della Prefettura
- Palazzo Civico
- Palazzo Loffredo
- Piazza Mario Pagano
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Matera |
- Sassi di Matera
- Cattedrale di Matera
- Chiesa di San Giovanni Battista
- Chiesa di San Pietro Caveoso
- Chiesa di San Francesco d'Assisi
- Chiesa di San Domenico
- Chiesa del Purgatorio
- Convento di Sant'Agostino
- Chiese rupestri di Matera
- Santuario della Madonna di Picciano
- Santuario della Madonna della Palomba
- Palazzo Lanfranchi
- Palazzo dell'Annunziata
- Palazzo Malvinni-Malvezzi
- Palazzo del Sedile
- Palazzo Bernardini
- Palazzo Gattini
- Castello Tramontano
- Ipogei di Piazza Vittorio Veneto e palombaro lungo
- Fontana Ferdinandea
Basiliche, cattedrali, santuari |
- Abbazia di Montescaglioso
Abbazia di San Michele (Monticchio)
Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio vescovo (Acerenza)
Basilica di San Biagio (Maratea)
Cattedrale di Santa Maria Assunta (Melfi)
Cattedrale dell'Assunta (Tricarico)
Cattedrale dell'Annunziata (Tursi)
Cattedrale di Santa Maria Assunta (Irsina)
Cattedrale di San Nicola (Lagonegro)- Concattedrale di Marsico Nuovo
- Concattedrale di Rapolla
Cattedrale di Sant'Andrea Apostolo (Venosa)
Grancia di San Demetrio (Brindisi Montagna)
Santuario di Santa Maria Regina di Anglona (Tursi)
Santuario della Madonna delle Tre Porte (Matera)- Santuario di San Donato di Ripacandida
Castelli e roccaforti |
- Castello di Melfi
Porte di Potenza e mura medievali, compresa Torre Guevara, anticamente castello
Castello Tramontano (Matera)- Castello di Lagopesole
Castello del Malconsiglio (Miglionico)- Castello Saraceno di Pietrapertosa
- Castello di Valsinni
- Castello Caracciolo di Brienza
- Castello di Laurenzana
- Castello baronale di Policoro
- Castello di Cancellara
Borghi più belli della Basilicata |
Acerenza (PZ)
Castelmezzano (PZ)
Guardia Perticara (PZ)
Irsina (MT)
Pietrapertosa (PZ)
Venosa (PZ)
Viggianello (PZ)
Palazzi e case storiche |
Palazzo Corbo di Basso (Avigliano)
Palazzo Doria Pamphili (Avigliano)
Palazzo vescovile (Melfi)
Palazzo De Lieto (Maratea)- Casa natale di San Gerardo Maiella (Muro Lucano)
- Casa natale del poeta Orazio (Venosa)
- Casa natale di Francesco Saverio Nitti (Melfi)
Cucina |
La regione è caratterizzata da tanti piccoli paesi, borghi e centri rurali spesso separati da barriere geografiche, determinando la necessità di cucinare e mangiare quello che si produceva sul posto, secondo le tecniche messe a punto in loco. Le ricette più comuni, passando da una zona all'altra, da un paese all'altro assumono connotazioni differenti, e vengono realizzate con materie prime differenti.
Le ricette fanno largo uso di carni bianche, carni di agnello, uova, spezie locali come il peperoncino piccante e tutta una serie di verdure coltivate o, molto spesso, spontanee. I primi piatti comprendono tutte le varietà di pastasciutta accompagnata dal ragù. Per i secondi sono spesso utilizzate carni ovine.
Tra le specialità locali ci sono gli gnummarieddi, involtini di interiora di animale; la strazzata, una varietà di focaccia fatta con pepe e origano; l'acquasale, piatto povero fatto con pane raffermo, olio, uova, peperoni cruschi (croccanti) o salame; il sanguinaccio dolce, crema fatta con sangue di maiale con l'aggiunta di ingredienti come vaniglia e cacao amaro; il baccalà alla lucana (baccalà con peperoni cruschi); la ciaudedda, stufato di carciofi, fave fresche, patate e pancetta; la soppressata e il salame pezzente, riconosciuti prodotti agroalimentari tradizionali e la famosa lucanica (come fu definita dai Romani questa specialità lucana), diventata, in molti dialetti del nord Italia luganega, un tipo di salsiccia il cui nome deriva proprio dalla parola Lucania; le fave bianche e cicorie, specialmente nell'area materana; il pane cotto, brodo con pane indurito e altri ingredienti tipici.
Uno degli ingredienti tipici della cucina lucana, specialmente in Val d'Agri e nei comuni della montagna materana, è il rafano. Viene grattugiato sulla pasta fatta in casa o impiegato come ingrediente della rafanata, una frittata preparata con questo tipo di radice.
Un'altra specialità caratteristica della Regione sono i peperoni (chiamati in dialetto, a seconda delle zone, pupacc', p'pruss, puparul'o pap'rign) cruschi, cioè croccanti come già menzionato. Sono peperoni rossi essiccati che vengono scottati nell'olio d'oliva, spesso accompagnati dal baccalà o utilizzati come condimento nella pasta. Particolarmente noti sono i Peperoni di Senise, noti nel dialetto locale come i zafaran, che hanno ottenuto il marchio IGP.
Tipica lucana, specialmente delle aree interne e montane, è anche la frascatula, variante regionale della polenta.
Prodotti alimentari tipici |
Tra i formaggi, ottenuti attraverso la trasformazione del latte locale secondo tecniche tradizionali, spiccano il pecorino di Filiano e il canestrato di Moliterno, il caciocavallo podolico e una notevole e variegata produzione casearia.
Le aree montuose consentono di produrre e stagionare salumi tra i più tipici della tradizione meridionale: rinomati quelli di Tricarico, Cancellara e Picerno. In questi territori si sta sempre più affermando la produzione di miele di ottima qualità.
Tra i vini il più famoso e apprezzato è l'Aglianico del Vulture, prodotto DOC presente in Basilicata fin dall'VIII secolo a.C. e considerato uno dei migliori vini rossi d'Italia.[53] Nel circondario del monte Vulture sgorgano acque minerali effervescenti naturali, in particolar modo nei pressi di Rionero e la sua frazione Monticchio.
Nella zona della val d'Agri è presente la seconda produzione vinicola DOC Terre dell'Alta Val d'Agri. Altra area di produzione vinicola è il Materano che ha ottenuto il riconoscimento della DOC con la denominazione Matera DOC.
Si producono anche oli di oliva extravergini di qualità superiore tra i quali l'olio del Vulture riconosciuto DOP e quello ottenuto dall'oliva majatica di Ferrandina.
Grande pregio hanno le produzioni orticole fra cui il fagiolo di Sarconi IGP, il peperone di Senise IGP, la melanzana rossa di Rotonda DOP e la Patata rossa di Terranova del Pollino PAT. Fragole, uva da tavola, pesche e albicocche vengono coltivate nelle pianure costiere, le pomacee nelle valli che degradano al mare. I frutti di bosco e le castagne caratterizzano le aree interne che ascendono ai monti. La tradizione artigianale delle genti contadine ha tramandato tecniche di trasformazione e conservazione degli ortofrutticoli sott'olio extravergine di oliva.
La lavorazione artigianale della pasta produce forme originali dal grano duro locale. Tra i prodotti da forno risalta il pane di Matera, che ha ottenuto il riconoscimento della IGP. Un piatto tipico è il migliatello, a base di Interiora di agnello o di capretto e di prosciutto crudo o pancetta.
Sport |
Onorificenze |
Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile | |
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.» — D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art.5, comma 5, del D.P.C.M. 19 dicembre 2008. |
Simboli |
Lo stemma della regione è costituito da uno scudo sannitico di color argento riportante quattro fasce ondate azzurre che, secondo l'articolo 8 dello Statuto della regione, rappresentano i principali fiumi lucani.
Note |
^ Operativa dal 1970
^ db-city.com, su it.db-city.com.
^ ab Bilancio demografico, ISTAT, 2018 (dati provvisori).
^ PIL pro capite a parità di potere d'acquisto, dati Istat relativi al 2009, su abruzzosviluppo.it (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2012).
^ Luciano Canepari, Basilicata, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
^ ab Dizionario d'ortografia e di pronunzia, su dizionario.rai.it. URL consultato il 26 giugno 2009.
^ Antonio Canino, Basilicata, Calabria, Torino, Touring Editore, 1980, p. 120.
^ Documento della Regione Basilicata (PDF), su consiglio.basilicata.it. URL consultato il 3 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2006).
^ Touring club italiano, pag. 11.
^ Articolo 131 della Costituzione, su senato.it. URL consultato il 3 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2009).
^ Società napoletana di storia patria, Archivio storico per le province napoletane, 1876
^ Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, pag. 65
^ Controstoria dell'Unità d'Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento, su ariannaeditrice.it. URL consultato il 4 giugno 2010.
^ Recensione del documentario "Carmine Crocco dei briganti il Generale", su www.colombre.it, su colombre.it. URL consultato il 16 luglio 2009 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2010).
^ Gigi Di Fiore, 2007, p. 197.
^ Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, 2004, p. 270.
^ Denis Mack Smith, Storia d'Italia dal 1861 al 1948, La Terza Editore, Bari, 1960, p. 375
^ all'epoca la Basilicata veniva considerata provincia
^ L. 31 marzo 1904, n. 14017 - Legge speciale per la Basilicata
^ demo.istat.it.
^ Vista territoriale del bilancio demografico (provvisorio) nella:
- provincia di Potenza, ISTAT, novembre 2017.
- provincia di Matera, ISTAT, novembre 2017.
^ ISTAT, Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2010 e popolazione residente al 31 dicembre - Tutti i paesi di cittadinanza. Regione: Basilicata, su demo.istat.it. URL consultato il 4 gennaio 2012.
^ L. R. n. 16 del 28 marzo 1996. Promozione e tutela delle minoranze etniche–linguistiche di origine greco–albanese in Basilicata (PDF) (PDF), su www.regione.taa.it, pp. 2.
^ Michelangelo Russo, Crisi, Visco: il Pil in Basilicata è calato per la criminalità, su Crisi. URL consultato il 30 settembre 2015.
^ Mafia, ‘ndrangheta, camorra: la mappa dei clan, su giornalettismo.com. URL consultato il 30 settembre 2015.
^ Pantaleone Sergi, 2003, p. 30.
^ Intervista a Don Marcello Cozzi: la mafia si può battere, su Libera. URL consultato il 30 settembre 2015.
^ Policoro, in fiamme il BarHchic: torna l'incubo criminalità, su Policoro. URL consultato il 30 settembre 2015.
^ Policoro, in duemila sfidano mafia e criminalità, su Notizie dalla Basilicata in tempo reale. Cronaca, politica, economia e sport, con foto, immagini e video.. URL consultato il 30 settembre 2015.
^ Grupi criminali lucani (JPG), su giornalettismo.com.
^ La mafia in Basilicata, su lucaniaonline.it.
^ Angelantonio Spagnoletti, Il governo della città, il governo nella città: le città meridionali nel decennio francese, Edipuglia, 2009, p. 60.
^ Dati Istat - Tavole regionali, su istat.it. URL consultato il 6 agosto 2009.
^ Rapporto Svimez (PDF)
[collegamento interrotto], su web.mclink.it. URL consultato il 6 agosto 2009.
^ ab Dati Istat - Tavole regionali, su istat.it. URL consultato il 26 novembre 2010.
^ Shell.it. URL consultato il 22 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2012).
^ Sarconi.it, su sarconiweb.it. URL consultato il 22 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2012).
^ ab Il petrolio della discordia, in La Chimica & l'Industria, nº 8, Società Chimica Italiana, 2008, p. 24.
^ L'oro nero che in Italia rende poveri, in Corriere.it. URL consultato il 28 novembre 2014.
^ Basilicata e petrolio. Le fiammate (anche di polemiche) al centro oli di Viggiano, in Greenreport.it. URL consultato il 28 novembre 2014.
^ Zimmermann, Benno F.; Sänger, Dorothee; Gahr, Michael, Apulien – Basilikata, München, Bergverlag Rother, 2014, pp. 232, ISBN 978-3-7633-4457-4.
^ APT Basilicata: Compendio Statistico Turismo Regione Basilicata, 1999-2013 (PDF), su aptbasilicata.it.
^ APT Basilicata: riepilogo dati 2015 (PDF), su aptbasilicata.it.
^ TURSI - Restyling per il convento di San Francesco, su lutrelli.blogspot.com. URL consultato il 15 gennaio 2009.
vedi anche:
- L'ex convento di san Francesco è molto più antico, su tursiplanet.com. URL consultato il 15 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2008).
- L'ex convento di San Francesco d'Assisi è molto più antico, scoperto un affresco del 1377, da tursitani.it di Salvatore Verde
[collegamento interrotto], su tursitani.it. URL consultato il 29 gennaio 2009.
^ Rocco Bruno, Storia di Tursi, ed. Policarpo, Ginosa, 1977, pp. 68-71.
^ Santuario di Anglona, su comune.tursi.mt.it. URL consultato il 15 gennaio 2009.
vedi anche:
- Basilica di Anglona, su web.tiscali.it. URL consultato il 15 gennaio 2009.
- Tursi - S. Maria di Anglona, su aptbasilicata.it. URL consultato il 15 gennaio 2009.
- Santuario di Santa Maria di Anglona, su tursi.info. URL consultato il 15 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2008).
^ Il castello di Castrocucco è monumento nazionale, articolo de «Il Cittadino di Basilicata», n. 21 dicembre 2007, pag. 9.
^ Porto turistico di Maratea, su marateaporto.it. URL consultato il 26 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).
^ Porto turistico di Pisticci, su portodegliargonauti.it.
^ Porto turistico di Policoro, su marinagri.it.
^ Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera, su csi.matera.it (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013).
^ MUVIG Museo delle Tradizioni Locali di Viggiano, su web.tiscali.it.
^ Gambero Rosso, Il libro del vino. Manuale teorico & pratico, pag. 167, G.R.H. S.p.A., 2004. ISBN 88-87180-79-2
Bibliografia |
- G. Antonini, La Lucania-Discorsi, Napoli, F. Tromberli, 1745.
- Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli Carta archeologica della Valle del Sinni. Volume 1, 2003, L'Erma di Bretshneider, ISBN 88-8265-231-9.
- Raffaele Licinio, Castelli medievali: Puglia e Basilicata, dai Normanni a Federico II e Carlo I D'Angiò, Edizioni Dedalo, 1994, ISBN 88-220-6162-4.
- Nicola Masini, Dai Normanni agli Angioini: castelli e fortificazioni della Basilicata, in AA.VV., Storia della Basilicata. Il Medioevo, a c. di C.D. Fonseca, Bari-Roma, Editori Laterza, 2006, pp. 689–753. ISBN 88-420-7509-4
- Angelo Massafra, Patrioti e insorgenti in provincia: il 1799 in terra di Bari e Basilicata: atti del Convegno di Altamura-Matera, Edipuglia srl, 2002, ISBN 88-7228-313-2.
- Tommaso Pedìo, Cartulario della Basilicata, Venosa, Appia 2, 1998.
- Enrico Pani Rossi, La Basilicata, libri tre: studi politici, amministrativi e di economia publica, Verona, Coi Tipi di Giuseppe Civelli, 1868.
- Lucio Santoro, Castelli, mura e torri della Basilicata, Napoli, Artstudio Paparo, 2014.
- Antonio Boccia, La Lucania scomparsa, Alba, Lauria, 2010.
- Touring club italiano, Basilicata Calabria Volume 21 of Guida d'Italia, Touring Editore, 1980, ISBN 88-365-0021-8.
- Amerigo Restucci, Itinerari per la Basilicata, 1981 editore=L'Espresso.
- O. Cavalcanti, Il libro d'oro della cucina e dei vini di Calabria e Basilicata, Milano, Mursia, ISBN 978-88-425-3559-1.
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Collegamenti esterni |
- Basilicata, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.
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